UniCredit Foundation, presentato uno studio sulle disuguaglianze educative in Europa

Orcel (UniCredit): "Attraverso la ricerca, collaborazioni e iniziative mirate vogliamo assicurarci che le difficoltà economiche non siano un freno al successo accademico"

di Redazione Corporate
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UniCredit Foundation contro la disuguglianza educativa: presentata all’università di Verona la ricerca accademica "Oltre l’istruzione obbligatoria in Europa"

UniCredit Foundation ha recentemente presentato "Oltre l’istruzione obbligatoria in Europa", uno studio accademico realizzato su commissione della fondazione stessa, che analizza le persistenti disuguaglianze educative presenti nel continente. La ricerca evidenzia come i giovani provenienti da contesti socioeconomici più svantaggiati continuino ad essere significativamente meno rappresentati nell’istruzione superiore, a causa di ostacoli legati a vincoli finanziari, orientamento insufficiente e sistemi di orientamento scolastico precoce (educational tracking). Questo studio si inserisce nell’impegno più ampio della UniCredit Foundation, che ha deciso di destinare quasi 30 milioni di euro in Europa nel 2024 per sostenere opportunità educative per le nuove generazioni.

La presentazione della ricerca ha avuto luogo durante l’evento "Equità nell’istruzione: dalla scuola secondaria all’università in Europa", organizzato in collaborazione con l’Università di Verona. Questo incontro ha offerto una preziosa occasione di confronto tra la comunità studentesca e accademica e i rappresentanti istituzionali e produttivi del territorio. Al centro della discussione, il tema dell’equità nell’istruzione, che sta acquisendo sempre maggiore rilevanza nel dibattito pubblico, tanto a livello nazionale quanto europeo. L'evento ha visto la partecipazione di Andrea Orcel, Amministratore Delegato del Gruppo UniCredit e Presidente della UniCredit Foundation, Pier Francesco Nocini, Magnifico Rettore dell'Università di Verona, e Giovanna Iannantuoni, Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Questo incontro si è configurato come un vero e proprio appello a istituzioni, imprese e società civile per collaborare attivamente nel contrastare le disuguaglianze educative sistemiche.

A livello europeo, i policymaker si pongono l’obiettivo di elevare il tasso di istruzione terziaria tra i giovani di 25-34 anni al 45% entro il 2030, ma le disuguaglianze strutturali rimangono una sfida significativa. Secondo i dati riportati nello studio, gli studenti provenienti da famiglie con reddito elevato hanno una probabilità molto maggiore di accedere all’università rispetto a quelli che appartengono a contesti economici più difficili. In Italia, per esempio, oltre il 75% dei giovani del quartile più alto della distribuzione del reddito prosegue gli studi universitari, mentre tra quelli del quartile più basso la percentuale scende a meno del 40%. Inoltre, i sistemi di orientamento precoce, che si basano sull’educational tracking, riducono fortemente le possibilità di accesso all’istruzione superiore per gli studenti degli istituti professionali. Nei Paesi del Mediterraneo, i tassi di abbandono universitario sono molto alti, toccando punte vicino al 50%, con difficoltà in particolare per gli studenti provenienti da contesti svantaggiati. Anche il divario di genere nelle materie STEM è ancora notevole: mentre il 33,6% degli uomini sceglie corsi di laurea in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, solo l’8,5% delle donne segue lo stesso percorso. Al contrario, le donne tendono a preferire studi umanistici, con una percentuale del 37% rispetto al 17,9% degli uomini.

In risposta a queste disuguaglianze, UniCredit Foundation ha lanciato nel settembre 2024, in Italia, l’iniziativa pilota Uni.ON – Accendi il tuo futuro, un programma da 1,5 milioni di euro che prevede l’ammissione di 200 studenti e studentesse, provenienti da istituti professionali e famiglie a basso reddito, a un percorso di preparazione per i test di ingresso all’università. Tra i partecipanti, 70 riceveranno una borsa di studio di 5.000 euro all’anno per i primi tre anni del corso di laurea scelto, insieme a un supporto di mentoring.

Durante l’incontro, Andrea Orcel ha dichiarato: "L’Europa ha costruito un sistema educativo di eccellenza, ma persistono significative disparità nelle opportunità di accesso all’istruzione superiore. Troppi giovani di talento provenienti da contesti svantaggiati continuano a incontrare ostacoli che ne limitano il potenziale, contribuendo al perpetuarsi di profonde disuguaglianze sociali. In UniCredit Foundation siamo determinati ad abbattere queste barriere. Attraverso la ricerca, collaborazioni e iniziative mirate – come il nostro programma pilota di borse di studio e mentoring in Italia – vogliamo assicurarci che le difficoltà economiche non siano un freno al successo accademico. Investire nell’istruzione significa investire in una società più equa e più forte per le generazioni future".

La ricerca di UniCredit Foundation suggerisce anche alcune soluzioni concrete per migliorare l’accesso e il completamento degli studi universitari. Tra queste, l’ampliamento dei programmi di transizione tra istruzione professionale e accademica, per facilitare l’ingresso all’università per gli studenti degli istituti tecnici e professionali. Inoltre, è necessario riformare i curricula della scuola secondaria, rendendoli più flessibili e capaci di offrire una formazione generale più ampia. Un altro strumento utile potrebbe essere l’introduzione di strumenti di sostegno finanziario come i Child Savings Accounts (CSAs), che permettano alle famiglie di pianificare i costi educativi a lungo termine. Infine, rafforzare il mentoring universitario, offrendo agli studenti provenienti da contesti svantaggiati un supporto personalizzato, potrebbe aumentare le loro aspirazioni e le probabilità di successo.

Pier Francesco Nocini, Magnifico Rettore dell’Università di Verona, ha sottolineato: "L’impegno dell’università di Verona per abbattere le barriere di accesso alla formazione universitaria ha dato importanti risultati. Lo testimonia un importante aumento della popolazione studentesca che, in meno di sei anni, è passata da 25.771 a 29.875 giovani. Il nostro progetto si è concentrato sul potenziamento del diritto allo studio, sulle politiche per aumentare la residenzialità e sul miglioramento dei servizi dedicati alle fasce universitarie in situazioni di maggior fragilità. Grazie a un importante intervento economico, la no tax area è passata da 24 a 27 mila euro di Isee, consentendo a circa 13 mila universitari di non pagare la retta di iscrizione. Le residenze per gli studenti fuori sede sono aumentate, passando da 430 posti letto del 2021 agli attuali 540 e saranno 670 entro il 2026. Dall’anno accademico 20/21 al 23/24, le studentesse e gli studenti con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento seguiti nel loro percorso formativo con servizi dedicati sono passati da 376 a 760”.

Queste questioni cruciali sono state al centro di una tavola rotonda durante l’evento, alla quale hanno partecipato figure accademiche di rilievo e rappresentanti istituzionali. La discussione ha messo in evidenza la necessità di una collaborazione sempre più stretta tra il mondo accademico, le imprese e le istituzioni per rimuovere le barriere all’istruzione superiore e promuovere un sistema più inclusivo.

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