"Ritorno al nucleare? Quasi 400 mld di risparmio entro il 2050. Così l'Europa non dipenderà più dalla Cina"

Il leader degli industriali, Emanuele Orsini, e il Ministro Adolfo Urso rilanciano il tema del nucleare alla kermesse di Affaritaliani.it. A che punto è l'Italia? Parla Ricotti, ingegnere e professore di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano

di Rosa Nasti
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Economia

Nucleare/ Intervista a Marco Ricotti, ingegnere e docente del Politecnico di Milano: "Le energie rinnovabili, da sole, non possono garantire la sicurezza energetica del Paese"

"Dobbiamo incrementare l'autonomia energetica del Paese". Queste le parole di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, intervistato dal direttore Angelo Maria Perrino nel corso della seconda serata de La Piazza, la kermesse politica-economica di Affaritaliani.it che si è tenuta a Ceglie Messapica (Brindisi) dal 29 al 31 agosto. 

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Non è la prima volta che Orsini insiste su un ritorno al nucleare. Una posizione, la sua, che risuona perfettamente con le parole del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il quale, nella serata inaugurale della kermesse, ha ribadito l’urgenza di affiancare alla produzione energetica rinnovabile una tecnologia nucleare di terza generazione, moderna e avanzata. Urso, come Orsini, è stato altrettanto netto: solo così l'Italia potrà garantire un approvvigionamento energetico sostenibile e adeguato alle sfide sul piano industriale e geopolitico.

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Il vero nodo da sciogliere è quindi la competitività del Paese. Eppure è ancora difficile delineare con chiarezza il mix di fonti energetiche su cui l'Italia intende puntare per il proprio futuro. Energia nucleare e rinnovabile sono due facce della stessa medaglia, ma per molti inconciliabili. Invece secondo Marco Enrico Ricotti, ingegnere e professore ordinario di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano interpellato da Affaritalianit.it: "Le energie rinnovabili, da sole, non possono garantire la sicurezza energetica del Paese, così come il nucleare non può essere l'unica soluzione. Abbiamo bisogno sia dell'una che dell'altra".

È quindi necessario rilanciare anche il nucleare, eppure lo stesso Orsini ha portato alla luce durante La Piazza, la kermesse di Affaritaliani.it, un dato non indifferente: sarà disponibile solo tra 11-12 anni. Come manterremo la competitività energetica dell'Italia fino ad allora? In merito Ricotti ricorda che l'Italia non è così arretrata come potrebbe sembrare, citando a supporto della sua tesi l'importante memorandum d'intesa firmato tra EDF, Edison, Federacciai, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare, volto a promuovere l’utilizzo dell’energia nucleare nel settore siderurgico italiane. "L’accordo è un passo avanti verso l’adozione di tecnologie nucleari innovative nel nostro Paese", sottolinea Ricotti, ponendo particolare accento sugli investimenti nei Small Modular Reactor (Smr).

Dei piccoli reattori modulari ne ha parlato più volte anche lo stesso Ministro Urso, evidenziando quanto questi possano notevolmente ridurre i costi finanziari, migliorare la sicurezza e minimizzare i rifiuti rispetto alle centrali nucleari tradizionali. Ricotti ha chiarito che esistono due principali famiglie di reattori modulari: gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori modulari avanzati.

Il vantaggio più grande? Non richiedono nessun intervento umano e la loro ridotta dimensione implica investimenti più contenuti, limitando così anche il rischio finanziario. "Se a Fukushima fosse stato utilizzato un reattore di questo tipo, gli eventi catastrofici radioattivi non si sarebbero verificati", evidenzia il professore Ricotti. "Oggi siamo alla terza generazione di reattori," ha spiegato, aggiungendo che: "Collaborando con nazioni come Francia, o Slovenia, possiamo essere operativi da subito."

Resta però da chiedersi come si colloca l'energia nucleare rispetto ad altre soluzioni energetiche emergenti. Sebbene il nucleare sia una fonte di energia pulita, al pari delle rinnovabili, perché investire nel nucleare, che comporta rischi maggiori e costi iniziali elevati, quando le energie rinnovabili stanno diventando sempre più competitive e i loro costi di produzione stanno rapidamente diminuendo?

A differenza delle rinnovabili, il nucleare non è inesauribile, e questo solleva la questione dell'approvvigionamento di uranio, evidenziata anche dallo stesso Urso, che ha parlato della necessità di evitare una subordinazione ai produttori stranieri di materie prime critiche. D'altra parte Ricotti sostiene che "le fonti rinnovabili non saranno più intermittenti, ma di fatto programmabili", e questo di fatto rende il nucleare un elemento chiave per le stesse fonti green. 

Ma allora quali delle due tecnologie è più conveniente? Per rispondere a questa domanda, Ricotti sottolinea un dato essenziale portato alla luce anche dall'amministratore delegato di Edison, Nicola Monti: "Entro il 2050, un mix energetico composto per l'80% da rinnovabili e per il 20% da risorse programmabili, come il nucleare, potrebbe portare a risparmi di investimento pari a 400 miliardi di euro". Che cosa significa? Che seppur in percentuale minima, il nucleare porta un risparmio evidente, mettendo in evidenza l'importanza di mantenere una quota significativa di energia programmabile nel sistema, una scelta che lo stesso Monti ha definito "quasi obbligatoria".

In questo contesto, ha quindi ancora più senso parlare di nucleare, soprattutto se si considera l'importanza dell'indipendenza strategica in termini di risorse energetiche e materie prime, un tema sottolineato sia dal presidente di Confindustria Orsini che dal ministro Urso. Qui il professor Ricotti mette  in evidenza un punto fondamentale: "Con il passaggio al nucleare, dal punto di vista energetico, non dipenderemmo più dalla Cina, che detiene il monopolio su fotovoltaico ed eolico." Pechino, infatti, produce la maggior parte dei wafer al silicio necessari per i pannelli fotovoltaici e dei magneti permanenti utilizzati nelle pale eoliche. Insomma l'ennesima prova di quanto siamo "schiavi" ancora una volta delle forniture cinesi.