Open Fiber, in attesa della rete unica avanti con il piano industriale

Si sta negoziando il rifinanziamento dei prestiti - attualmente di 7,2 miliardi di euro - da aumentare di 1-2 miliardi di euro

di Redazione Economia
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Open Fiber, in attesa della rete unica avanti con il piano industriale

Saranno necessari almeno dodici mesi per trattare l'eventuale fusione tra la rete di Telecom e quella di Open Fiber, ma questo non avverrà prima che la Netco passi al consorzio guidato da Kkr. Pertanto, la "rete unica" - se il piano andrà avanti - non sarà realizzata prima della metà dell'anno prossimo. Nel frattempo, Open Fiber dovrà continuare da sola con i suoi progetti: completare la rete nelle aree non servite, dove i privati non investirebbero senza incentivi, e lavorare sulle aree parzialmente non servite, dove la costruzione della rete in fibra è finanziata attraverso i fondi del Pnrr. Questo è quanto riportato da Il Sole 24 Ore. Ieri, il consiglio della società - di cui il 60% è detenuto dalla Cdp e il restante 40% dal fondo infrastrutturale italiano Macquarie - ha approvato il piano industriale che sarà presentato anche alle banche con cui si sta negoziando il rifinanziamento dei prestiti - attualmente di 7,2 miliardi di euro - da aumentare di 1-2 miliardi di euro. 

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Oltre al piano, le banche stanno aspettando una direttiva dal Governo, considerando che Open Fiber è sotto controllo pubblico e che l'aumento di capitale da 500 milioni di euro deliberato quasi due anni fa non è ancora stato eseguito. Open Fiber sta anche conducendo trattative avanzate con il Governo, in particolare con il Mimit, per rivedere il piano economico-finanziario della concessione relativa alle aree non servite, di proprietà statale, a differenza delle aree parzialmente non servite dove la rete è di proprietà del costruttore. La richiesta di revisione, in base all'articolo 24 della concessione Bul, è stata presentata all'inizio dell'autunno. La cifra iniziale - 870 milioni di euro - sarebbe stata ridotta durante i negoziati a poco meno di 800 milioni di euro. 

Tuttavia, non sono ancora stati identificati fondi pubblici disponibili per affrontare questo adeguamento. Probabilmente nei prossimi giorni si terrà un incontro con il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, proprio per discutere di questo tema. Finora, Open Fiber ha ricevuto un anticipo di 540 milioni di euro sui fondi Pnrr per le aree parzialmente non servite, ma ha dichiarato difficoltà nel rispettare gli impegni di copertura nei tempi previsti. Fondi che dovranno essere restituiti se non si trova una soluzione rapida, considerando che i lavori per la rete in fibra nelle aree parzialmente non servite devono essere completati entro giugno 2026, pena la perdita di 1,8 miliardi di euro destinati ai lotti assegnati ad Open Fiber. A fine gennaio è stato avviato un tavolo con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio e Infratel, che funge da interfaccia tecnica sia per le aree parzialmente non servite che per le aree non servite di competenza del Mimit. 

Sono emersi costi aggiuntivi per qualche centinaio di milioni di euro nelle aree parzialmente non servite, che Open Fiber dovrà affrontare per completare i lavori. È importante considerare che la prossima primavera sia Open Fiber sia il suo principale azionista, la Cdp, dovranno affrontare il rinnovo dei rispettivi consigli di amministrazione. Lo scorso settembre è stato annunciato il cambio alla guida della società, con Giuseppe Gola che ha sostituito Mario Rossetti come amministratore delegato.