"Ops di Unicredit? Un errore non avvisare governo e Bce. Gestire insieme Bpm e Commerzbank? Un problema"

Il rischio è che Unicredit abbia forzato troppo la mano giocando d'anticipo, e complicando un’operazione che, sulla carta, poteva avere senso. Parla l'analista finanziario, Antonio Tognoli

di Rosa Nasti
Economia

UniCredit si prepara al rilancio, ma la mossa di Orcel su Bpm è stata gestita male

"Quando un colosso come UniCredit vuole acquisire un altro colosso come Banco Bpm, ci sono due cose da fare. La prima in assoluto: avvisare la Banca d'Italia o la Bce. La seconda: avvisare l'amministratore delegato." Così Antonio Tognoli, analista finanziario e responsabile della macro-analisi di Corporate Family Office, commenta con Affaritaliani.it la mossa di Piazza Gae Aulenti su Bpm. Una mossa  alquanto azzardata, secondo l'esperto, soprattutto perché l'operazione avrebbe dovuto essere gestita diversamente.

Dopo che Giuseppe Castagna ha bocciato senza mezzi termini l’Ops lanciata da Unicredit su Bpm, giudicando il prezzo offerto non solo insufficiente, ma addirittura offensivo, Orcel si trova ora con nient'altro che un pugno di mosche, e l’unica strada per riaprire il dialogo sembra essere quella di rilanciare con un’offerta più alta. Intanto, Carlo Messina, numero uno di Intesa Sanpaolo, ha accolto favorevolmente l’idea di un consolidamento nel settore bancario, ma non si è risparmiato una stoccata a Orcel: “Prima di fare certe mosse, si parla con le controparti.” E saranno infatti gli azionisti e la Bce a decidere le sorti della proposta. 

UniCredit sta preparando il rilancio su Bpm. Cosa possiamo prevedere? Sarà un'offerta più generosa?

C'è una premessa da fare. Quando un colosso come UniCredit vuole acquisire un altro colosso come Banco Bpm, ci sono due cose da fare. La prima in assoluto: avvisare la Banca d'Italia o la Bce. La seconda: avvisare l'amministratore delegato o il presidente della società che vuoi comprare. Questo è strano e inusuale. Orcel non è uno che si muove in questo modo, ma evidentemente l'ha fatto. Non mi stupisce, quindi, che Castagna abbia considerato questa mossa abbastanza offensiva, ma anche per altri due motivi. Primo, perché non l'aveva avvisato e, poi, perché probabilmente ritiene che il valore complessivo, non tanto quello borsistico, ma il valore di acquisizione del 100%, della maggioranza, che ovviamente include un premio di maggioranza, sia ritenuto basso dal cda.

Perché Bpm ritiene che il premio offerto da Unicredit (pari allo 0,5% rispetto al valore del titolo del 22 novembre) sia insufficiente e persino offensivo?

Per quanto riguarda il prezzo di borsa, va detto che normalmente i valori di mercato non includono il premio di maggioranza che l’acquirente è tenuto a pagare se vuole acquisire il controllo totale di una società. In borsa, infatti, chi compra azioni non può acquisire il 100% della società, a meno che non lanci un’Opa, che obbliga a offrire un premio per convincere gli azionisti a vendere. Il prezzo di mercato, quindi, non tiene conto di questa dinamica. Per questo, è comprensibile il punto di vista di Castagna.

Non è chiaro se la proposta di Orcel sia una mossa per stabilire un prezzo base, da cui partire per un eventuale rilancio. Ma è una strategia piuttosto strana: partire con un valore e poi vedere come va, senza un accordo chiaro e definito, non è mai il modo migliore per gestire queste operazioni. Un approccio più solido, come quello che ha adottato con Commerzbank, sarebbe stato più appropriato. Orcel si è mosso diversamente questa volta, ma la domanda è: perché?

Perché l'operazione su Commerzbank non riguardava una banca italiana...

In realtà, la questione è più legata alla dimensione europea che italiana. Dall'altra parte, la paura del mercato, che ha fatto sì che Unicredit scendesse e Banco Bpm salisse nel momento in cui è stata lanciata l’offerta, deriva da due motivi. Primo, i dividendi per azione, inclusi quelli derivanti dalle nuove azioni emesse per l’aumento di capitale post-acquisizione di Banco Bpm, sarebbero stati più bassi per gli azionisti. Se il prezzo del titolo incorpora un certo rendimento del dividendo e questo rendimento cala perché ci sono più azioni in circolazione, il titolo vale meno.

Il secondo motivo riguarda la probabile difficoltà da parte di Unicredit, e quindi Orcel, di gestire due operazioni contemporaneamente, non tanto in termini economici (acquisizione di Banco Bpm e della banca tedesca), quanto nell'unificare le strategie aziendali. Già digerire un boccone del genere è complesso, figuriamoci due. Su queste incertezze, il mercato ha cominciato a scricchiolare, perché queste cose gli sono piaciute poco.

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La mossa di Unicredit non piace neanche al governo, soprattutto in prospettiva del fatto che potrebbe bloccare l'ipotesi di un terzo polo tra Bpm, Bper e Mps?

Non sapremo mai se al governo non è piaciuto per la prospettiva del terzo polo, ma non credo nemmeno che Orcel si presti a questo tipo di manovre. 

Un colosso europeo non è facile da gestire, soprattutto una volta acquisito, perché gestire due acquisizioni così in contemporanea, in termini di cultura aziendale e investimenti per l’unificazione, è un bel problema. Però è anche vero che in Italia ci sono solo due banche in grado di competere a livello europeo: Unicredit e Intesa. Le altre sono grandi, ma non abbastanza grandi da competere con le banche di altri paesi. La Francia e la Germania hanno PIL più alti del nostro e banche più grandi, e su questo non c'è molto da fare.

Dopo il no di Bpm a Unicredit, cosa succede? Come deve muoversi il risparmiatore/investitore?

Io starei a guardare, fermo. Tante volte la mossa migliore è quella di non fare nulla e cercare di capire cosa potrebbe succedere. Ora siamo in un momento abbastanza incerto. Se poi vedessi che Bpm in un giorno fa +10% o +15%, allora il discorso diventa speculativo, più che legato all'investimento a medio o lungo termine. Poi dipende anche dall’avversione al rischio di ciascun investitore.

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