Orlando: “Sulle pensioni dialogo avviato. Nuovo modifiche al Rdc in manovra"

Pensioni, reddito di cittadinanza, delocalizzazioni e salario minimo: il ministro del Lavoro Andrea Orlando fa il punto sui temi caldi dell'agenda politica

Andrea Orlando, ministro del Lavoro 
Economia
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Orlando: “Pensioni, Rdc e costo del lavoro: facciamo passi avanti nella discussione della manovra”

Andrea Orlando, ministro del Lavoro, ha fatto il punto sulla manovra economica, in seguito all'incontro con i sindacati e il Premier Mario Draghi: “Il clima è migliorato. Il confronto è stato positivo sui punti sollevati nei giorni scorsi dal sindacati, dobbiamo ancora lavorare ma quella di ieri è stata una giornata che ha migliorato il quadro della situazione", ha sottolineato.

Ci sono dei "riconoscimenti del fatto che l'Ape sociale è stata valutata positivamente con l'allargamento della platea, cosi' come il ripristino di Opzione Donna. Poi ci sarà il tavolo a dicembre sulla situazione strutturale delle pensioni", ha spiegato il ministro. L'obiettivo, ha aggiunto Orlando, è "superare le distorsioni del sistema pensionistico in tre punti: introducendo elementi di flessibilità, garanzie per i giovani e differenze sulla base della gravosità di alcuni lavori". 

Pensioni e costo del lavoro

Sulla riforma delle pensioni e il taglio del costo del lavoro, bisogna in buona sostanza decidere dove investire gli 8 milioni previsti in manovra. Il percorso specifico sul taglio delle tasse è stato delegato al Parlamento: “Questi importi devono sicuramente essere destinati prevalentamente ai salari dei lavoratori. Le imprese vanno aiutate, ma oggi è priotario ridare potere di acquisto ai lavoratori. Se resta spazio, l'attenzione va rivolta alle piccole imprese, che hanno sofferto di più durante la pandemia”, ha detto Orlando. Rispetto al fatto che all'avvio del tavolo di confronto si aprirà a dicembre, Orlando ha commentato anche una battuta di Draghi.

A chi gli chiedeva se ci sarebbe stato fino al prossimo mese di marzo, alludendo ovviamente alle voci sul Quirinale, il Premier ha risposto affermativamente, ma il ministro osserva: “Non farei pronostici sulla base di una battuta, che non è certo una dichiarazione solenne. O almeno io non l'ho colta così”.

Ammortizzatori sociali da allargare

Rispetto alla riforma degli ammmortizzatori, Orlando dice che sarà “a carattere universalistico, con strumenti tutti legati a percorsi formativi, così che il lavoratore in Cig possa usare quel tempo per riqualificarsi. Si allarga la platea di chi può accedere alla Naspi, includendo precari e discontinui, che sono prevalentemente giovani.

Anche in questo caso, il provvedimento si lega a politiche attive per migliorare le proprie competenze. In totale 2,5 milioni di persone accedono a strumenti dai quali prima erano esclusi. E' un fatto positivo, che risponde anche ad alcune indicazioni europee”. 

Orlando, Rdc: "Necessarie correzioni, ma senza ideologie"

Sul Reddito di Cittadinanza, Orlando aupica che “già la discussione sulla manovra può essere l'occasione e poi non credo che finirà qui. Le campagne ideologiche ci accompagneranno per un periodo lungo. Ma qui possiamo fare una discussione senza pensare alla propaganda e dal'ideologia, valutando cosa ha funzionato e cosa no”.

Il ministro condivide la necessità di ragionare sul fatto che il RdC venga tolto, nel caso un beneficiario trovi lavoro: “Ci sono stati vari confronti, nel contesto di una manovra articolata, ma non sempre si riesce a fare tutto il necessario. Però su questo credo che già in sede del tavolo sulla manovra di bilancio si possano trovare le modifiche del caso”.

Salvini e Renzi “poco seri”? Il tavolo, tuttavia, rischia di avere una gamba che traballa. Questo, almeno, secondo l'opinione di Luigi Di Maio che, secondo indiscrezioni, avrebbe affermato di considerare “poco seri” i due Mattei, Renzi e Salvini: “Sono leader di forze che fanno parte della coalizione. Seri o no, fanno parte di questo percorso. Se il meccanismo si mette in moto, esso riguarda tutti, a prescindere dal giudizio di Di Maio, sul quale si può essere d'accordo o meno. E io in parte lo sono”.

Il tema delle delocalizzioni

Il Decreto antilocalizzazioni è morto? “No, è una delle questioni discusse ieri coi sindacati. Dopo il lavoro sul bilancio, riprenderemo questo percorso. La direzione è quella di dare un percorso ordinato ai processi di chiusura e trasferimento.

Certo, non si può costringere di rimanere per forza chi se ne vuole andare, ma certamente si può chiedere di valutare scelte alternative e politiche attive per il lavoro e di farsi carico della ferita che la chiusura produce sul territorio, soprattutto se la scelta non deriva da una crisi strutturale e se l'azienda in questione ha ricevuto contributi pubblici. La ferita provocata da queste chiusura spesso non è solo a carico dei lavoratori, ma anche delle aziende dell'indotto”.

Salario minimo e contrattazione

Sulla possibilità che si arrivi ad un accordo sul salario minimo con questa maggioranza, ha ammesso: “Non lo so. Ci sono idee molto diverse. Sicuramente c'è un problema di perdita verticale del potere di acquisto e di contrattazione. Spero che si sblocchi un confronto che, su questo tema, è fermo da troppo tempo. Se la contrattazione resta ferma, il salario minimo resta un'opzione. Negli ultimi tre anni i lavoratori italiani sono quelli che hanno perso più potere d'acquisto e questo incide sulla domanda interna, che alimenta l'economia del Paese per il 70%”.