Agricoltura, grande paradosso europeo: sussidi Pac ad allevamenti inquinanti
Uno schiaffo agli obiettivi dichiarati dal Green Deal europeo. Il 12% di questi sussidi, pari a 6,8 miliardi di euro, è finito in Paesi extra-Ue
Sussidi Pac, l’80% aiuta prodotti ad alta intensità di emissioni: ecco come l'Ue promuove l'inquinamento
In un mondo sempre più consapevole dell'urgenza climatica, un recente studio pubblicato su Nature, e rilanciato dal sito Gambero Rosso, ha rivelato un vero e proprio paradosso all'interno dell'Unione Europea: l'82% dei sussidi agricoli dell'Ue finisce per sostenere la produzione di prodotti animali ad alta intensità di emissioni. Questa rivelazione non è solo uno schiaffo agli obiettivi dichiarati dal Green Deal europeo, ma una vera e propria accusa di ipocrisia contro le politiche agricole promosse dall'Unione.
Secondo l'analisi dei dati, la sovvenzione per i prodotti animali diventa notevolmente più consistente quando si considerano anche i mangimi. Questo fenomeno non solo alimenta un circolo vizioso di produzione ad alta intensità di emissioni, ma ha conseguenze devastanti soprattutto sull'ambiente. Sorprendentemente, sebbene i prodotti animali beneficiati da queste sovvenzioni rappresentino solo il 35% delle calorie e il 65% delle proteine consumate, sono comunque responsabili dell'84% delle emissioni di gas serra legate alla produzione alimentare dell'Ue.
Uno squilibrio apparentemente assurdo che è il risultato diretto di politiche agricole mal concepite che privilegiano la quantità sulla qualità e ignorano completamente le implicazioni ambientali delle loro azioni. Mentre i sussidi continuano ad alimentare questa macchina distruttiva, il nostro pianeta paga il prezzo concreto di un'azione irresponsabile.
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Il paradosso diventa ancora più sorprendente quando guardiamo dove realmente finiscono i sussidi agricoli dell'Ue. Nel 2013, l'Unione Europea ha sborsato una cifra considerevole di 57 miliardi di euro per finanziare la sua Politica Agricola Comune (PAC). Tuttavia, dietro questi numeri si nasconde un'enigma sorprendente: l'84% di questi fondi è stato destinato al consumo alimentare delle famiglie, mentre solo l'1,5% è andato perduto per strada a causa di perdite agricole. Il restante 14,5% è stato deviato verso usi alternativi, come i biocarburanti.
Ma ecco dove la storia si fa davvero interessante: il 63% di questi sussidi è stato consumato a livello nazionale, mentre il 23% è stato scambiato tra i paesi dell'Ue. E ora la ciliegina sulla torta: il 12%, una cifra notevole di 6,8 miliardi di euro, è stato esportato verso Paesi terzi. E la maggior parte di questo flusso di denaro, il 75%, è finito in nazioni a reddito medio-alto come Cina, Russia e Stati Uniti.
Un vero e proprio pugno allo stomaco: l'Unione Europea, invece di concentrarsi sui propri cittadini, sta sovvenzionando le tavole di altri paesi. È come se stessimo pagando il pranzo del nostro vicino ricco, mentre noi lottiamo per mettere il pane sulla nostra tavola. Insomma un'ingiustizia che mette in ombra ogni logica, con paesi come la Cina che divorano più sussidi Pac dei Paesi Bassi, e gli Stati Uniti che si riempiono la pancia di più della Danimarca.
Tuttavia a gennaio di quest'anno, il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici ha lanciato un campanello d'allarme con la pubblicazione di un rapporto ricco di raccomandazioni cruciali per combattere il cambiamento climatico. Tra queste, una si è distinta in modo chiaro: spostare i sussidi agricoli dall'agricoltura animale. Gli autori del rapporto hanno messo in luce la necessità urgente che la Pac si allinei meglio agli obiettivi dell'Unione Europea proponendo un cambiamento radicale nel modo in cui vengono distribuiti i fondi, suggerendo di spostare il sostegno finanziario "dalle pratiche agricole ad alta intensità di emissioni, compresa la produzione animale".