Pac, via libera Ue alla riforma. De Castro ad Affari: "Solo un mini pacchetto"

Meno controlli a carico degli agricoltori e deroghe agli obblighi ambientali: in che cosa consiste la nuova Pac? Parla l'eurodeputato del Pd, Paolo De Castro

di Rosa Nasti
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Paolo De Castro, membro del Parlamento europeo
Economia

Via libera dei Paesi Ue alla riforma mirata della Pac. De Castro ad Affaritaliani.it: "Non è la riforma vera e propria: la Pac ci sarà nel 2027"

"È solo un mini pacchetto. La vera riforma della Pac ci sarà nel 2027". Con queste parole l'eurodeputato del Pd De Castro interpellato da Affaritaliani.it commenta il via libera avvenuto oggi a Bruxelles della riforma della politica agricola comune (Pac). Un cambio di passo voluto dalla maggioranza dei Paesi dell'Unione (solo la Germania si è astenuta nella votazione) ma che per il parlamentare Ue si vedrà realmente concretizzato tra tre anni.

Onorevole De Castro, il Consiglio dell’Ue ha dato il via libera definitivo alla modifica della Politica Agricola Comune (Pac). Che cosa cambia ora?

È un mini pacchetto di semplificazioni, quindi non la chiamerei una vera e propria riforma. Quella reale sarà a carico del prossimo Parlamento e sarà necessario farla entro il 2027. In ogni caso questo pacchetto è la risposta alle richieste del Parlamento e del Consiglio Agrifish, che ora la Commissione europea ha fatto proprie. Prevede una serie di semplificazioni che danno agli Stati Membri dei gradi di libertà aggiuntivi per la redazione dei piani strategici. Ciò che più sorprende è la rapidità con la quale è stata approvata. Grazie a questo gli Stati membri potranno chiedere le prime modifiche entro luglio per poi essere operative dal 1° gennaio 2025.

Che cosa prevedono queste "semplificazioni"  e che effetti avranno su agricoltori e imprese?

Sono piccole flessibilizzazioni della Pac attuale. La verà discussione attenderà Parlamento e Commissione dalla primavera del prossimo anno. 

In primis ci sarà la diversificazione della coltura al posto della rotazione: un cambiamento molto richiesto dall'Italia per alcune aree della Pianura Padana e del Sud, dove è più facile applicare una diversificazione, senza impegnare la tecnica della monocoltura. Poi nel pacchetto è previsto che il 4% di superficie ecologica venga lasciato a riposo, a condizione che ci sia un'eco-schema specifico. Pertanto gli agricoltori non sono obbligati a farlo, ma chi lo fa avrà una compensazione. Poi sono previste altre norme che riguardano nello specifico i paesi nordici. In più l'Italia ha anche strappato un ulteriore rinvio degli aiuti di Stato. 

Quindi questo via libera è soltanto un piccolo passo avanti?

È un segnale di attenzione verso un settore che negli ultimi anni è stato trascurato attraverso una serie di proposte della Commissione che sono state più punitive che correttive.

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C'è il rischio che scoppino altre proposte degli agricoltori?

Non penso. Le proteste in Europa erano anche legate a interventi nazionali, come quelle per il gasolio agricolo in Germania. Fatti nazionali che si sono sommati ad un clima generale negativo. Non ci dimentichiamo che non è stata la Pac il fattore scatenante: con l'invasione della Russia in Ucraina i prezzi dei prodotti agricoli sono calati, mentre aumentavano i costi. A livello europeo c'è stato un forte schiacciamento dei margini d'agricoltura. Quindi non mi aspetto ulteriori proteste, considerando questo mini pacchetto e l'attenzione rivolta dall'Europa agli agricoltori.

L'82% dei sussidi agricoli dell'Ue finisce per sostenere la produzione di prodotti animali ad alta intensità di emissioni. La Pac promuove l'inquinamento?

Dove c'è l'agricoltura c'è la Pac. Non esiste un aiuto specifico, che riguarda gli allevamenti o le produzioni agricole, è un aiuto europeo agli agricoltori in generale. L'agricoltura rappresenta solo il 7% delle emissioni, questo non significa che non si possa fare di più per cercare di ridurle e rafforzare ulteriormente le norme sul benessere animale. In ogni caso il problema dell'inquinamento non riguarda il via libera di oggi, ma la Pac futura. La grande difficoltà sarà quella di tenere insieme i due aspetti: essere forti dal punto di vista degli standard di qualità ambientali e cercare di tenere vivo il settore.