Partite Iva, aumenta l'evasione fiscale. Un boomerang il concordato preventivo

Il governo vuole puntare sul "Fisco amico", ma c'è troppa distanza tra i virtuosi e gli inaffidabili, al Sud il dato è in aumento: il 58% ha numeri falsi

di Redazione Economia
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Partite Iva, la grana del concordato preventivo per il governo: si rischia un clamoroso flop

Il governo Meloni, accantonato il "redditometro", punta sul concordato preventivo per colpire gli evasori fiscali. Ma i numeri diffusi sulle Partite Iva, relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2023, dimostrano che la mossa dell'Esecutivo può rivelarsi un boomerang perché il rischio evasione fiscale è in continuo aumento. La sfida che attende il governo - riporta Il Sole 24 Ore - si prospetta parecchio complessa, soprattutto nel Centro Sud. La questione è cruciale. Nelle speranze di Meloni proprio il concordato è chiamato a dare la benzina indispensabile a far correre la macchina della riforma fiscale, fin qui appesa a una carenza di risorse che ha imposto di ridimensionare parecchio le ambizioni iniziali. ma il sentiero verso la piena affidabilità si è allungato nelle dichiarazioni del 2023. Che prima di tutto mostrano un’espansione ulteriore del mare degli inaffidabili, 1,53 milioni cioè il 55,9% del totale contro il 55,4% registrato nell’anno precedente; al Sud, la quota sale al 58%.

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Insieme alla platea dei contribuenti a rischio evasione - prosegue Il Sole - si allarga la forbice dei suoi redditi rispetto a quelli degli "affidabili": chi ha un voto Isa basso dichiara in media 22.165 euro, cioè il 71,6% in meno rispetto ai 78.142 euro dei contribuenti promossi dalle pagelle fiscali. Nelle dichiarazioni 2022 la distanza era solo (si fa per dire) del 68,5 per cento. Cifre del genere confermano che il problema è nazionale. Ma le sue articolazioni territoriali aggiungono che nel Mezzogiorno si intensifica ulteriormente. In Molise, Basilicata e Calabria si registra la quota maggiore di voti bassi. Tra le Province spiccano in negativo Isernia, Taranto e Nuoro.