Passera ad Affari: "Illimity, focus sulle pmi. UniCredit-Bpm, Europa, Italia: ecco la mia visione"
Il banchiere racconta in esclusiva come sta disegnando il futuro della sua azienda, tra l’addio al credito distressed e il focus sulle pmi. Senza tralasciare commenti sulla strada che deve seguire il Continente Unico
Il banchiere a 360°. E sul futuro…
“illimity è nata e continua a essere una banca concentrata su una cosa importante: il credito alle PMI”. Corrado Passera è una figura di spicco nel panorama economico e politico italiano. Dopo essere stato ai vertici di Poste Italiane – dove ha lanciato Banco Posta - e dopo aver condotto Intesa Sanpaolo a diventare il primo istituto di credito italiano, è stato Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture nel governo Monti. Oggi è alla guida di illimity, una banca innovativa fondata nel 2018, che punta a rispondere alle esigenze più complesse delle piccole e medie imprese italiane, con un modello che unisce tecnologia, finanza e visione strategica.
Dottor Passera, illimity è una realtà giovane ma ambiziosa. Perché ha deciso di concentrarsi sulle PMI?
Perché le PMI rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana, ma troppo spesso il sistema bancario tradizionale non le supporta adeguatamente nei momenti chiave. Quando un’azienda deve affrontare una fusione, una delle transizioni, un momento di crescita straordinaria o, al contrario, una fase di difficoltà, il credito diventa complesso. Noi ci siamo chiesti: come possiamo fare la differenza? La risposta è stata offrire non solo competenze di commercial e investment banking, ma anche competenze industriali. Ecco perché per intervenire, soprattutto nei casi di risanamento e rilancio aziendale, oltre agli esperti di credito coinvolgiamo quelli di settore che ci aiutano nella valutazione e aiutano le aziende a elaborare un piano di sviluppo. Quando presti a medio termine, è come se investissi in quell’azienda: devi conoscerla, capire i suoi piani, affiancarla. Questo è ciò che facciamo.
Nei primi anni avete puntato molto sul credito distressed. Come mai?
Era un mercato con grandi opportunità – soprattutto nel settore corporate - e ci ha permesso di crescere rapidamente. Il credito distressed ha rappresentato una parte significativa dei nostri utili e della nostra attività. Ma le condizioni sono cambiate: l’impatto del calendar provisioning, la concorrenza svantaggiata rispetto ai fondi non bancari e l’esaurimento naturale di quel mercato ci hanno portato a chiudere il capitolo degli investimenti diretti in portafogli di NPE. Rimaniamo molto attivi nell’asset management di attivi soprattutto immobiliari attraverso ARECneprix Non è stata una decisione semplice, ma necessaria per garantire la crescita anche in futuro visto il grande potenziale che vediamo nella nostra attività fondamentale per le PMI.
Cosa c’è dopo il distressed?
Ora ci concentriamo ancora di più sul credito performing e reperforming. Questo significa supportare le aziende nel loro percorso di crescita, o in momenti straordinari della loro vita: acquisizioni, passaggi di proprietà, transizioni strategiche, superamento di difficoltà contingenti o strutturali. La nostra velocità di crescita sarà ulteriormente incrementata dalla valorizzazione delle nostre tecnologie e delle nostre Tech Ventures. In più occasioni abbiamo indicato la nostra intenzione di realizzare operazioni in grado di creare plusvalenze e capitale da destinare al core business con le PMI. L’anno scorso fu la volta della partnership con Engineering che creò circa 55 milioni di valore nell’anno oltre alla prospettiva di ulteriori royalties in futuro. Quest’anno è stata la volta della partnership con Apax che crea 54 milioni di valore immediato e ulteriori vantaggi in futuro.
La tecnologia è un pilastro di illimity. Che cosa avete realizzato concretamente?
Abbiamo costruito un sistema informativo bancario modulare completamente in cloud, il primo del suo genere in Italia. Questo ci ha permesso di partire con un’infrastruttura leggera e scalabile e, soprattutto, in grado di modificarsi velocemente al modificarsi dello scenario di mercato. Nel tempo abbiamo sviluppato soluzioni avanzate di applicazioni legate all’intelligenza artificiale e al cloud che possono essere utili anche ad imprese non bancarie. Le due partnership strategiche che abbiamo concretamente realizzato stanno a dimostrare l’interesse per le nostre soluzioni. Grazie alle nostre tecnologie stiamo creando ulteriore valore attraverso le Tech Ventures nelle quali abbiamo investito che contribuiranno ad accelerare la nostra crescita.
Il mercato azionario, però, non sembra premiare questa visione. Come lo spiega?
L’andamento del nostro titolo in Borsa è molto insoddisfacente e la distanza tra la capitalizzazione di borsa e quello che noi consideriamo essere il valore intrinseco della banca si è ulteriormente allargata. La nostra start up non è stata effettivamente facilitata negli ultimi anni da eventi esterni tutti negativi e oggettivamente imprevedibili come il COVID, le guerre, l’esplosione dei tassi di mercato: quest’ultimo fenomeno ha oggettivamente favorito le banche tradizionali, ma ha ridotto fortemente i nostri spread, soprattutto sull’attività distressed. Abbiamo però sempre reagito prontamente e tra il 2019 e il 2023 non abbiamo mai smesso di crescere sia come volumi che come utili. Abbiamo comunicato da tempo al mercato che avremmo interrotto gli investimenti in portafogli NPE e contiamo di compensare i mancati proventi derivanti da questa attività con la crescita del credito e dei servizi alle PMI. Lo stiamo facendo, facilitati in questo dalla valorizzazione della nostra tecnologia e delle Tech Ventures nelle quali abbiamo investito. Il nuovo Piano d’Impresa è stato spostato in avanti per tener conto anche di queste operazioni straordinarie e della conclusione del mandato consigliare.
Guardando al contesto economico globale, quali sono le sfide principali per l’Europa?
Il Vecchio Continente deve affrontare sfide enormi: demografia, competitività e malessere sociale prima di tutto. Serve riavviare una fase di crescita sostenuta e sostenibile e per facilitarla servono potenti investimenti che non possono che venire da uno sforzo solidale e federale essendo quasi tutti i bilanci nazionali ormai esausti. Serve anche una politica monetaria più accomodante in termini di tassi che si distanzi, se necessario, dalle decisioni monetarie americane: per gli Stati Uniti la sfida maggiore è ancora l’inflazione, per l’Europa la sfida da vincere è quella di evitare la recessione e le conseguenze sociali e politiche che la mancanza di crescita porterebbe con sé.
Come vede l’evoluzione del settore bancario in Europa? A Berlino stanno facendo le barricate per evitare la fusione tra Unicredit e Commerzbank e, in passato, abbiamo assistito allo stop della trattativa tra Fincantieri e Stx: come lo spiega?
Nel settore bancario, come in molti altri settori strategici, le imprese europee sono ormai uscite da quasi tutte le classifiche e questo ci indebolisce enormemente nei confronti di Stati Uniti e Cina, ma non solo. Per quanto riguarda il credito e la finanza abbiamo bisogno di completare la costruzione di un capital market unico e dell’unione bancaria. L’Europa deve dotarsi almeno di alcune banche di dimensione globale e vedo con estremo favore la mossa di UniCredit in Germania: la politica locale non deve bloccarla. In un settore abbiamo dimostrato di essere capaci di creare un campione di stazza globale – AirBus –, in altri abbiamo perso occasioni clamorose – cantieri navali -, in altri ancora potremmo perderne di disponibili, mi riferisco ai semiconduttori o alla difesa.
La sfida del consolidamento bancario nazionale è ancora attuale?
L’Italia ha fatto un gran lavoro negli ultimi decenni: da oltre 1000 banche a pochi decine di gruppi bancari. Liberalizzazione, apertura del mercato privatizzazione sostanziale hanno contribuito a creare un sistema solido e competitivo. Italia ha già oggi due gruppi di dimensioni europee. Terzo polo? Potremmo dire sia Poste che Credit Agricole potrebbero essere considerate tali. Ma anche BPM e BPER sono candidati molto credibili. Vedremo come si muoveranno imprenditorialmente tutti questi forti operatori di mercato anche alla luce dell’ultima iniziativa nazionale di UniCredit e della opportuna discesa dello Stato nel capitale di MPS.
Come valuta l’annuncio dell’opa di UniCredit su BancoBpm?
Mi pare una iniziativa con forte senso industriale. Banco BPM può muoversi in vari modi, forte dei suoi ottimi risultati. Se ci sono altre iniziative da parte di altri operatori, questo è il momento di confrontarsi. Merito di Orcel è certamente aver messo ulteriore dinamismo nel sistema.
Qual è il ruolo delle fondazioni oggi?
La legge sulle fondazioni bancarie all’inizio degli anni Novanta è stata fondamentale e ha il merito di aver innescato il processo virtuoso nell’intero sistema di cui accennavo prima. Il ruolo delle fondazioni in questi ultimi decenni è stato certamente positivo e lo confermo avendolo vissuto dall’interno: IntesaSanPaolo non esisterebbe senza il ruolo attivo e coerente delle fondazioni azioniste.
Come vede il futuro di illimity?
Banca specializzata nel credito e nei servizi alle PMI: con un grande mercato potenziale a disposizione. Banca con parametri patrimoniali e di liquidità molto solidi sia attualmente che in prospettiva. Banca più semplice da “capire anche dall’esterno” di quanto sia stata in passato per il venir meno dell’attività di investimento in portafogli NPE e per il progressivo realizzarsi delle operazioni straordinarie programmate. Appuntamento quindi alla presentazione del nuovo Piano d’Impresa.
E il futuro dell’Italia?
Vale quanto detto per l’intera Europa: serve un piano di policies e di azioni per affrontare in maniera sistemica le tre priorità della demografia, della competitività e del disagio sociale. Per favorire la crescita della quale abbiamo un gran bisogno dobbiamo fare di più per incentivare gli investimenti e l’innovazione. In questa luce sarebbe veramente opportuno valorizzare due normative – Industria 4.0 e ACE – che hanno dato ottima prova e potranno molto contribuire anche in futuro.