Patto di stabilità, la rigida linea tedesca. Italia, nodi al pettine dal 2027
Il nostro governo ha ottenuto un occhio di riguardo fino alla scadenza del mandato della premier. Ecco perché questa è l'unica vittoria di Roma
Patto di stabilità: un po' meno "austero", ma comunque confuso e politicamente "interpretabile"
L'Ue ha trovato l'accordo sul nuovo Patto di stabilità. L'intesa è stata siglata tra Francia e Germania e ha convinto anche l'Italia. "In uno spirito di compromesso - ha spiegato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - abbiamo deciso di acconsentire alla proposta di riforma". La nuova governance fiscale - si legge su Il Fatto Quotidiano - sarà dunque un po' meno "austera" di quella vecchia, ma altrettanto confusa e dunque politicamente "interpretabile": l’unica vittoria di Roma è che fino al 2027 – cioè per la durata della legislatura – il tutto sarà applicato con la cara, vecchia "flessibilità". In sostanza, il nuovo Patto di Stabilità è un Mes che ce l'ha fatta: "L’accordo all’unanimità rassicura i mercati", ha detto plasticamente la presidenza di turno spagnola dell'Ue. Lo scostamento massimo dalla traiettoria stabilita è lo 0,3% di deficit annuo o 0,6% cumulato a fine piano: una delle "concessioni" dell'intesa franco-tedesca. Questo è il cosiddetto “braccio preventivo” del Patto, che resta di impianto solidamente austero.
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Che succede, però, se si finisce in procedura di infrazione per debito o deficit, cosa che capiterà (anche) all’Italia a giugno? Si passa al "braccio correttivo" che - prosegue Il Fatto - la Germania e gli altri rigoristi hanno imposto al resto d’Europa. Chi è nel braccio correttivo, infatti, non deve rispettare solo il piano pluriennale, ma garantire tagli minimi annuali di debito e deficit strutturale: rispettivamente almeno l’1 e lo 0,5%. Possono sembrare piccole cifre, ma sono rigide e cumulate nel tempo – in combinato col “braccio preventivo”– perpetuano l’equilibrio di bassa crescita che è la vera cifra dell’Ue in termini economici. Poi ci sono i contentini. Intanto nel triennio 2025-27 nel calcolo del deficit la Commissione terrà conto dell’aumento del costo del debito dovuto al rialzo dei tassi. Un utile sconticino per l’Italia, che si aggiunge alla possibilità di considerare "rilevanti” le spese nella Difesa e tener conto del Pnrr. Questa è l'unica vera vittoria per l'Italia.