Patto di stabilità, l'Ue non cede sul 3%. Italia, patto con Francia e Spagna

Roma chiede a Bruxelles di non contare nel debito gli investimenti per ambiente e difesa. I rischi di procedure (ma attenuate)

di Redazione Economia
Meloni e von der Leyen. Foto imagoeconomica
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Patto di stabilità, il paradosso del Pnrr che incide sul debito. L'Italia messa all'angolo dai falchi

L'autunno bollente che attende il governo Meloni passa inevitabilmente anche dall'Ue. L'Italia combatte con forza il nuovo Patto di stabilità ma esiste anche una certa dose di preoccupazione per le decisioni di Bruxelles e allo stesso tempo - si legge sul Corriere della Sera - c’è la convinzione che un compromesso sia ancora possibile su un patto di Stabilità corretto e rivisto secondo nuove regole: "Noi non siamo isolati e abbiamo validi partner, un’intesa prima della fine dell’anno è raggiungibile. Ci sono tutta una serie di Stati, compresi Francia e Spagna, che chiedono insieme all’applicazione di nuove regole in qualche modo l’introduzione di una golden rule su alcune spese di investimento, soprattutto quelle considerate strategiche dalla stessa Commissione".

Cosa ha chiesto l’Italia in questi ultimi mesi di negoziati, soprattutto in sede Ecofin, la riunione periodica dei ministri dell’Economia, alla quale prende parte il ministro Giancarlo Giorgetti? In primo luogo - prosegue Il Corriere - lo scorporo degli investimenti su transizione green e digitalizzazione, oltre che quelli relativi alla Difesa, i settori che vengono considerati strategici e passibili di regole a parte, anche dalla Commissione di Ursula von der Leyen. "Non ha senso che questo tipo di investimenti, soprattutto le risorse che in questi settori riguardano il Pnrr, finiscano con il fare nuovo debito, sarebbe davvero un paradosso", continua chi nel governo segue il dossier da vicino.

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Visto da Bruxelles e dalle altre capitali, è qualcosa di diverso: un confronto sui livelli dello stock di debito accumulato e tempi e modi per ridurlo; ma non ha molto a che fare con i margini di manovra della prossima legge di Bilancio. La regola che prevede un deficit entro il 3% del prodotto interno lordo è destinata a restare. Sembra persino plausibile che dopo le elezioni europee la Commissione Ue proponga nuove procedure per deficit eccessivo — magari attenuate — su Italia, Francia, Spagna, Belgio, Malta e Slovacchia.

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