Pd, Letta vuole il seggio in palio a Siena. Ma ci sono la grana Mps e lavoro
La direzione provinciale del partito ha già dato il via libera.L'ex premier è pronto a correre per lo scranno lasciato libero da Padoan. Ma a Siena c'è Mps e...
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Enrico Letta vuole tornare un parlamentare. Il segretario del Pd ha ormai sciolto le riserve e questa sera alla direzione provinciale del partito dirà il suo definitivo sì. Sarà lui, con ogni probabilità quindi, - si legge sul Corriere della Sera - a gareggiare per la poltrona della Camera lasciata libera da Pier Carlo Padoan, (diventato il presidente di UniCredit), alle elezioni suppletive che si terranno in autunno. Una scelta non facile, nonostante le apparenze. Il leader dem infatti non vuole assolutamente che la sua campagna elettorale personale si svolga a scapito di quella che deve fare come segretario del Pd in vista delle elezioni d’ottobre.
Ma il pressing dei dem toscani, - prosegue il Corriere - che avevano invece risposto picche all’idea di candidare in quel collegio Giuseppe Conte, è fortissimo. Il motivo che spinge il leader del Partito democratico a valutare la possibilità di candidarsi è fondamentalmente uno.
Letta è ben conscio del fatto che l’elezione del prossimo presidente della Repubblica è uno snodo fondamentale per la politica italiana. E un conto è essere in Parlamento quando i giochi del Colle si apriranno, tutt’altro è esserne fuori, con dei senatori e dei deputati che non sono stati scelti da lui e che in parte non rispondono all’attuale segreteria.
La corsa al seggio senese però porrà il numero uno del Nazareno a dover affrontare un argomento spinoso per il Pd ovvero la privatizzazione del Montepaschi, banca in passato legata a doppio filo con il principale partito della sinistra che solo nel 2018 alle Comunali ha perso per la prima volta nella storia la guida dell'ex roccaforte rossa toscana. La privatizzazione e lo spezzatino della banca più antica del mondo sono sempre stati ostacolati dal Pd toscano capitanato dal presidente della Regione Eugenio Giani (bancario Mps), posizione che nel governo Conte-bis aveva spaccato i Dem.
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Con il copione già visto in passato a Siena di una data room semivuota e la vendita a pezzi come piano B o ancora il rinvio dell'uscita dal capitale da parte del Tesoro ora al 64,2%, entrerà sicuramente in campagna elettorale a Siena, viste le 2.500 famiglie di impiegati Mps in città che crescono a quasi 6 mila in Toscana (poco più di 20 mila dipendenti in tutto in Italia).
Quale sarà la posizione di Letta sul delicato tema privatizzazione/spezzatino considerando anche che il dossier sta per arrivare sul tavolo del premier Mario Draghi visto che il Tesoro vuole trovare la soluzione entro fine luglio anche eventualmente per consentire all'eventuale compratore (comparatori) di poter sfruttare gli incentivi fiscali delle deferred tax asset (Dta)?
Oltre al Pd toscano anche gli alleati del M5S, il Centrodestra (Lega in primis), hanno una visione contraria a quella del ministro dell'Economia Daniele Franco sul rispetto degli accordi del 2017 con Bruxelles (uscita del socio pubblico entro il 31 dicembre). Il Carroccio ha già fatto capire che Babbo Monte, almeno nelle vesti di banca locale, deve rimanere a servire i correntisti dei piccoli paesini della Toscana. C'è poi anche l'opposizione allo spezzatino da parte della Cgil, ex catena di trasmissione del principale partito della sinistra nel mondo del lavoro.