Pensioni 2025, disincentivata l'uscita anticipata di alcune categorie del pubblico impiego

Per lasciare il posto di lavoro, contando sull’assegno pensionistico, il calcolo del montante INPS deve superare un determinato "importo soglia"...

di Lucia Calandra
Economia

Pensioni 2025: disincentivata uscita anticipata di alcune categorie del pubblico impiego

La Legge di Bilancio 2024 ancora in discussione prevede novità positive per le pensioni minime e stangate per alcune categorie di contribuenti che vorrebbero uscire prima dal mercato del lavoro.

La pensione anticipata contributiva 2025

Per lasciare il posto di lavoro, contando sull’assegno pensionistico, il calcolo del montante INPS deve superare un determinato "importo soglia", che per i nuovi pensionati sarà pari a tre volte l'assegno sociale (circa 1.603 euro al mese) per gli uomini e per le donne senza figli, mentre per le donne con figli potrà scendere a 1.496 euro o 1.389 euro in base al numero di figli.

Il requisito richiesto, per l’importo minimo dell'assegno, sale a 3 volte l’assegno sociale per i pensionati “contributivi puri”, mentre per le madri lavoratrici il limite scende a 2,8 volte con un figlio e a 2,6 volte con due o più figli. Ma bisogna aspettare tre mesi dalla maturazione dei requisiti per la decorrenza della pensione.

Penalizzate le pensioni anticipate

Introdotte modifiche al metodo di calcolo per alcune categorie di lavoratori pubblici, come insegnanti e medici, che prenderanno assegni ridotti se vorranno lasciare l’attività. Viene così incentivato il lavoro fino ai 67 anni, per evitare tagli significativi all’assegno.

Come si sa, per ricevere la pensione di vecchiaia classica, sono richiesti almeno 20 anni di contributi versati, mentre per la pensione anticipata il minimo intervallo temporale contributivo è di 35 anni. Per questo motivo è stata confermata, per il biennio 2024-2025, la possibilità di riscattare fino a 5 anni di contributi non versati per i lavoratori senza anzianità al 31 dicembre 1995. Costi di riscatto parzialmente detraibili.

Pensioni di vecchiaia

Alcuni contribuenti potranno andare in pensione già a 65 anni e 8 mesi di età, ossia prima dei 67 anni attualmente previsti. Una nuova possibile alternativa alle regole classiche, grazie ad un provvedimento dedicato alle lavoratrici madri, a cui è consentito di anticipare l’uscita fino a 16 mesi e non più fino a 12 mesi prima del classico dead line dei 67, com’era fino ad oggi.

Questo testo è contenuto nella bozza della legge di bilancio in discussione. Se passa, consente uno sconto di ulteriori quattro mesi sull’età pensionabile per le lavoratrici che rientrano nel sistema contributivo, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi.

Per essere assegnata, la pensione di vecchiaia contributiva non potrà essere inferiore all’importo dell’assegno sociale, che, secondo il decreto sulla perequazione, nel 2025 salirà dello 0,8%.

Fino al 2024 questo sconto di quattro mesi a figlio poteva arrivare a un massimo di 12 mesi per le lavoratrici con tre figli. Con il 2025 questo sconto sale ad un massimo di massimo 16 mesi per le lavoratrici con quattro o più figli.

Pensioni minime: una buona notizia

L’assegno passa da 614,77 del 2024 a 616,17 del 2025 grazie all’adeguamento all’inflazione e a un incremento straordinario del 2,7% per assegni fino al minimo. Rivalutati anche gli assegni pensionistici superiori a 4 volte il minimo, che tuttavia subiranno una rivalutazione ridotta. Per chi riceve pensioni elevate (oltre 10 volte il minimo), l’aumento sarà limitato all’1,2%, mentre per chi percepisce tra 4 e 5 volte il minimo sarà del 4,6%.

Occhio al meccanismo della perequazione, previsto dall’ordinamento italiano per adeguare periodicamente le pensioni al costo della vita, tenendo conto dell’inflazione su base ISTAT. A partire dal 1° gennaio 2025 la perequazione sale (DL 15 novembre dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2024).

Perciò, se fino al 2024 bastava una pensione da 534,41 euro al mese per superare l’assegno sociale, nel 2025 servirà una pensione da 538,69 euro al mese per andare in pensione con la minima. Quota 103 ancora per il 2025 consentirà l’accesso alla pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, con un tetto massimo dell'assegno 5 volte il minimo INPS fino al compimento dei 67 anni

Opzione Donna resiste, con il requisito anagrafico che sale ai 61 anni, ridotto fino a 59 per caregiver, lavoratrici licenziate o invalide con due figli. Necessari almeno 35 anni di contributi maturati entro il 2024. L’assegno è calcolato interamente con il metodo contributivo.

APE Sociale esteso fino al 2024, ma con un incremento dell’età minima a 63 anni e 5 mesi per le categorie ammesse (lavori gravosi, caregiver, invalidi e disoccupati). Permane il divieto di cumulo con redditi da lavoro e il limite massimo dell'assegno a 1.500 euro mensili

Questi interventi si inseriscono nel tentativo del governo di equilibrare la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale con le esigenze di flessibilità e supporto per le categorie più vulnerabili.

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