Pensioni a 62 anni (senza quota 100), Quota 41 e Opzione Donna, ultime news
Pensioni riforma: Opzione Donna avanti? Rilancio su quota 41? Flessibilità sull'uscita dal lavoro a 62 anni? Le news
Pensioni, Opzione Donna: governo verso la conferma
Opzione Donna? Avanti nel 2022. C'è ottimismo su questo fronte in seno alla riforma pensioni. "Siamo fiduciosi", ha spiegato il sottosegretario del Lavoro, Tiziana Nisini. Insomma, dal governo Draghi c'è la massima apertura su questa forma di pensionamento anticipato legato alle donne.
"L'auspicio è che il nostro pressing nel confermare i requisiti precedenti abbia esito positivo nella revisione del testo della manovra al vaglio del Cdm nei prossimi giorni. In queste settimane abbiamo lavorato alacremente per trovare una risposta condivisa che lasciasse invariato il requisito anagrafico di 58 anni per le lavoratrici subordinate e di 59 per le autonome. Questa misura voluta fortemente dalla Lega ha aiutato dal 2004 tantissime donne ad andare in pensione. Il nostro dovere, come forza di governo, è quello di continuare a sostenere le misure di buonsenso per dare un contributo significato alla ripresa economica del nostro Paese".
Pensioni quota 41, Ugl rilancia per il post quota 100
In tema di riforma pensioni e uscita anticipata dal lavoro, Paolo Capone, segretario dell'Ugl, ha le idee chiare: "Con il superamento di Quota 100, secondo noi l'unica soluzione per le pensioni è Quota 41, con 41 anni di contributi e con qualsiasi età lavorativa"
Pensioni: Uil, flessibilità più diffusa intorno a 62 anni
Tra quota 100 che sta per decadere e quota 102 e quota 104 all'orizzonte, il fronte della riforma pensioni è ancora un po' nebuloso. Domenico Proietti, segretario confederale Uil, attacca: "È dal giorno dell’insediamento del Governo Draghi che chiediamo di aprire un confronto sui temi previdenziali. Oggi il Ministro del Lavoro dichiara la volontà di aprire tale confronto. La UIL pensa che ciò debba portare ad introdurre nella Legge di Bilancio una flessibilità più diffusa di accesso alla pensione intorno a 62 anni, anche utilizzando le categorie dei lavori gravosi individuate dalla Commissione istituzionale". E sottolinra: "A riguardo occorre incrementare le risorse, diminuire da 36 a 30 gli anni di contribuzione per alcuni settori lavorativi - aggiunge - Contemporaneamente vanno mandati in pensione i lavoratori delle categorie gravose con 41 anni di contribuzione. Bisogna riaccendere i riflettori sulla previdenza complementare prevedendo un nuovo semestre di silenzio assenso per incrementare le adesioni ai fondi pensione. Una risposta positiva del Governo su questi temi renderebbe credibile l’avvio del tavolo di confronto che deve riguardare l’insieme delle questioni, a cominciare dalle future Pensioni dei giovani, dalla valorizzazione del lavoro di cura delle donne ai fini previdenziali e dal riconoscimento di un anno nei requisiti di accesso per ogni figlio".