Pensioni Quota 100, il compromesso non una buona notizia: pagheranno i giovani
I sindacati fanno i loro interessi, quello di salvaguardare gli iscritti che sono in gran parte pensionati, almeno la smettano di blaterare di politiche giovani
Pensioni, Quota 100: il compromesso non è una buona notizia. Saranno i giovani a pagare le leggi di bilancio
Correva l’anno 1996 quando un giovanissimo Giuliano da Empoli scrisse uno dei libri che più mi hanno segnato: “Un grande futuro dietro di noi. I giovani e la crisi italiana”. Una denuncia, da sinistra, di come le politiche pubbliche fossero rivolte sempre ai garantiti e ai pensionati e non ai giovani.
Dopo quasi trent’anni siamo ancora qui al punto di partenza, stavolta a discutere di quanto stanziare per salvaguardare e incentivare quota cento, trasformala in quota centodue, centoquattro, ecc. Si parla tanto di giovani, tanto quanto si fa poco per loro. I sindacati fanno i loro interessi, quello di salvaguardare gli iscritti che sono in gran parte pensionati, però almeno la smettano di blaterare di politiche giovanili.
Diciamolo qui chiaramente: ogni euro speso in più per le pensioni lo dovranno pagare i giovani che oggi studiano o che sono al primo lavoro e che si sognano la pensione dei loro genitori. Aveva fatto bene Draghi a lasciare il tavolo con i sindacati che, come solita banale risposta, avevano poi minacciato una mobilitazione generale. Come prevedibile però un compromesso è stato trovato, si passerà da quota 100 a quota 102 solo per l’anno prossimo.
La strana alleanza fra Salvini e Landini la dice lunga sulla decadenza di un paese che non riesce ad aprirsi al futuro. Senza la riduzione della sperequazione generazionale l’orizzonte di crescita e sviluppo sarà sempre limitato e temporaneo, e Draghi lo sa bene per questo ha cercato di mettere dei punti fermi per frenare questa deriva. Vedremo se rimandare al 2022 una nuova riforma sarà stato un azzardo, ma il rischio che Draghi non sia più primo ministro non ci fa essere ottimisti.