Pensioni: Quota 102, Opzione donna, Ape e vecchiaia. Come cambia la previdenza

Le modifiche al quadro delle pensioni nella legge di Bilancio 2022

Economia
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Innovazione nelle pensioni con Quota 102, ma regole invariate per l’uscita per vecchiaia, anticipata, lavori usuranti e precoci. Il disegno di legge di Bilancio 2022 comporta poche modifiche al quadro previdenziale dell’anno prossimo rispetto alla situazione attuale, peraltro stringendo le maglie in un paio di casi e allargandole in un altro. Lo scrive il Sole 24 Ore, secondo cui l’intervento che probabilmente ha registrato la maggior attenzione, almeno a livello politico, è quello su Quota 100 che diventa 102. Invariato invece, il requisito contributivo minimo (38 anni), l’anno prossimo richiederà almeno 64 anni di età, rispetto ai 62 sufficienti quest’anno. In pratica nel 2021 questo canale di pensionameento può essere utilizzato dai nati non più tardi del 1959.


 

A regole invariate, l’anno prossimo sarebbe stato accessibile ai nati nel 1960, invece lo potranno usare quelli del 1958 o prima. Quindi gli attuali 62enni o saltano ora sul treno oppure lo perdono (a meno di giocare la carta del riscatto). Destino incerto, prosegue poi il quotidiano della Confindustria, per opzione donna. Il Ddl stabilisce in 60 e 61 anni di età entro il 2021 i nuovi requisiti anagrafici ma già si lavora per cambiarli. Viene invece ampliata la platea potenziale dei fruitori dell’Ape sociale, la prestazione assistenziale che consente a determinate categorie di lavoratori di ricevere un assegno ponte di massimo 1.500 euro al mese, a partire da almeno 63 anni di età e fino alla pensione di vecchiaia.

Non cambiano i requisiti già in vigore per i care giver, cioè le persone che si prendono cura di parenti con handicap grave e nemmeno quelli per i lavoratori con invalidità civile almeno al 74%. Invece i disoccupati accederanno all’Ape anche appena conclusa la fruizione degli ammortizzatori sociali, mentre oggi devono trascorrere tre mesi e inoltre, questo l’intervento più rilevante. Sempre per l’Ape sociale viene ampliato l’elenco delle attività gravose svolte per almeno sette degli ultimi dieci anni o per almeno sei degli ultimi sette a fronte del quale si può accedere all’anticipo previdenziale.

Infine, conclude il Sole, i requisiti per tutti gli altri principali canali di uscita resteranno invariati il prossimo anno, in quanto tra il 2021 e il 2022 non scatta alcun adeguamento alla speranza di vita. Ma anche nel 2023, con il nuovo adeguamento basato sui dati del biennio 2019-20, non dovrebbe accadere nulla nonostante ci sia un frammento di mese maturato nel 2017-18 ma non applicato nel 2020-21 (l’ufficialità arriverà entro l’anno con decreto dei ministeri Economia-Lavoro).

Quindi la pensione di vecchiaia resta fissata ad almeno 67 anni di età e 20 di contributi, quella anticipata a 41- 42 anni e dieci mesi di contributi, ai precoci saranno sempre richiesti 41 anni di contributi e la quota minima per chi svolge attività usuranti rimarrà pari a 97,6 con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi.