Pensioni, per pagarle tra 30 anni serviranno 40 milioni di immigrati

Le preoccupazioni della Banca spagnola paiono le stesse di tanti Governi europei e non

di Daniele Rosa
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Economia

Pensioni, le preoccupazioni della Banca di Spagna

Bassa natalità, vita media che si allunga e lavoro che “latita” sono tutte variabili che pesano come macigni sui sistemi previdenziali di tanto paesi, soprattutto europei. Le preoccupazioni riguardano un arco temporale di trent’anni. Un tempo mediamente vicino. Ebbene un paese molto vicino al nostro, la Spagna, per conto della sua Banca, ha presentato un rapporto preoccupante. Entro trenta anni l’INE, equivalente al nostro Istat, ha previsto che nel paese ci saranno circa 15 milioni di pensionati, 18 milioni di persone in età lavorativa e 12 milioni di stranieri attivi. Difficile, in questa situazione, mantenere in equilibrio il sistema pensionistico. Quindi per avere sicurezza di equilibrio, che significa in pratica riuscire a pagare le pensioni, gli immigrati dovrebbero aumentare di 25 milioni toccando quasi i 40 milioni. La Banca di Spagna non nasconde che la sfida delle pensioni  sarà “una delle maggiori sfide che le principali economie del futuro si troveranno ad affrontare nei prossimi anni”.

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Pensioni, allungamento della vita media e bassa natalità tra i grandi nodi da sciogliere 

Né l’arrivo degli immigrati, né gli aumenti dei contributi, né gli incentivi a ritardare il pensionamento saranno sufficienti però da soli ad affrontare un problema considerato dall'Istituto bancario "di straordinaria grandezza e una delle maggiori sfide che le principali economie del futuro si troveranno ad affrontare nei prossimi anni”. In Spagna, inoltre, l’invecchiamento sarà ancora più marcato che in altri Paesi: nel 2053 le previsioni dell’Istituto Nazionale di Statistica sugli stranieri residenti dovranno essere triplicate affinché il rapporto tra il numero delle persone maggiorenni possa restare il stesso. Entro tre decenni, l'INE prevede che in Spagna ci saranno 14,8 milioni di pensionati, 18 milioni di cittadini in età lavorativa e 12 milioni di stranieri attivi. Con queste cifre, la proporzione tra occupati e pensionati sarebbe molto ridotta. Quindi, per mantenere l'attuale tasso di dipendenza, situato al 26%, la Banca di Spagna spiega che la popolazione attiva immigrata dovrebbe aumentare di oltre 24 milioni, arrivando a un totale di 37 milioni. Ci sarebbero molti più lavoratori stranieri che spagnoli. E ciò implicherebbe che dovrebbero essere creati circa 800.000 posti di lavoro ogni anno solo per accogliere questi arrivi.

Pensioni, Spagna un paese che invecchia

Con oltre il 17% dei residenti nati all'estero, la Spagna è già tra i quattro paesi al mondo con la più alta percentuale di stranieri dopo Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Alla luce di questi numeri e nonostante l’elevato dinamismo dei flussi migratori verso la Spagna, “non sembra probabile che l’immigrazione possa impedire il processo di invecchiamento in cui è immerso il nostro Paese”. D’altra parte, anche se contribuiscono in modo decisivo ad alleviare la carenza di manodopera, i nuovi immigrati non hanno la stessa formazione di coloro che nel Paese hanno studiato e quindi difficilmente potrebbero coprire il fabbisogno di personale per la rivoluzione tecnologica. Stante questa situazione che fare? Innanzitutto per la Banca sembra essere inutile una delle misure proposte dal Governo e cioè gli incentivi per far ritardare il pensionamento. Come pure sbagliata sembra essere la strada  dell'aumento dei contributi sociali. Una misura considerata dannosa per l’occupazione, la competitività dell’economia e in termini di equità intergenerazionale. Tra i suggerimenti: nuovi calcoli sui cosiddetti "tassi di sostituzione" che dovrebbero essere ridotti e sull'età pensionabile. Insomma anche in terra spagnola i problemi legati alle pensioni sembrano essere molti simili a quelli di casa nostra.