Pensioni, taglio del 3%: assegni penalizzati, verso la svolta
Pensioni, mini taglio degli assegni? La proposta che può cambiare l'uscita dal lavoro e la riforma
Pensioni, assegni tagliati per l'uscita anticipata dal lavoro
Il tema delle pensioni resta caldissimo nel confronto sulla riforma che vede seduti al tavolo governo e parti sociali. In questi giorni tiene banco una proposta che porterebbe alla penalizzazione sull’importo dell’assegno di pensione per uscire prima dal lavoro.
Pensioni, taglio del 3% sugli assegni? La proposta sulla riforma
Di cosa si tratta: pensioni anticipate con un taglio del 3% circa, ma solo sulla parte retributiva della pensione, per ogni anno di anticipo rispetto a quelli previsti per la pensione di vecchiaia. La proposta - aggregata alla relazione di fine mandato del Civ Inps - che porterebbe a una svolta nella riforma è stata avanzata da Michele Reitano, membro della Commissione tecnica che ha istituito il Ministero del Lavoro.
Pensioni, l'uscita di vecchiaia e anticipata di uomini e donne
Secondo questa logica prendendo a riferimento soltanto le pensioni vecchiaia e quelle anticipate l’età del ritiro per le donne è stimato a 64,1 anni e per gli uomini a 63,2 anni nel settore privato, mentre nel pubblico impiego l’età media è di 63,9 anni per le donne e 63,5 per gli uomini. Per i lavoratori autonomi, invece, l’età media è leggermente più alta e si attesa sui 64,8 anni per le donne e 64 anni per gli uomini. La logica è che le misure in vigore sono troppo eterogenee e non tengono conto da un nodo cruciale: dare una possibilità di pensione anticipo per chi vuole uscire dal mondo del lavoro ma senza aggravare i conti pubblici.
Pensioni, tagli del 3%: penalizzazione sulla quota retributiva
E la soluzione porterebbe a un 3% circa di penalizzazione sulla quota retributiva della pensione ("l’opportunità di sfruttare le potenzialità offerte dal passaggio verso lo schema di calcolo contributivo", ha spiegato Il Sole24Ore). Ancora de capire quale sarebbe l'età minima per diventare 'pensionati' in quest'ottica: l'idea sarebbe si permetterebbe l’uscita anticipata a discrezione del lavoratore con la consapevolezza di subire una riduzione della quota retributiva della pensione che vada a compensare il vantaggio dell’anticipo. Più alto sarebbe il numero di anni di anticipo e maggiore la penalizzazione.
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