Pensioni, quanto ha guadagnato chi ha investito nella previdenza integrativa
Le pensioni complementari: la fotografia dell'ultimo rapporto Covip
Pensioni complementari, il rapporto Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, scatta la fotografia. Secondo l'analisi della commissione relativa a giugno 2021, alla fine del primo semestre del 2021, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,480 milioni; la crescita rispetto alla fine del 2020 è pari a 138.000 unità (1,5 per cento). A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,565 milioni di individui.
Nelle singole tipologie di forma pensionistica, i fondi negoziali crescono di 49.000 posizioni (1,5 per cento), per un totale a fine giugno di 3,310 milioni; più della metà dell'incremento si registra in fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, in particolare nel fondo rivolto ai lavoratori del settore edile (circa 17.000), nel fondo dei lavoratori del commercio e dei servizi (circa 5.500) e nel fondo del pubblico impiego (circa 4.600). Nelle forme pensionistiche di mercato, si registrano 50.000 posizioni in più nei fondi aperti (+3,1 per cento) e 41.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+1,2 per cento); alla fine di giugno del 2021, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,678 milioni e 3,551 milioni di unità.
PENSIONI COMPLEMENTARI, LE RISORSE IN GESTIONE E I CONTRIBUTI
A giugno 2021, le risorse destinate alle prestazioni sono 205,5 miliardi di euro, circa 7,6 miliardi in più rispetto alla fine del 2020. Nei fondi negoziali l'attivo netto risulta pari a 63 miliardi di euro, il 4,4 per cento in più. Per i fondi aperti esso si attesta a 27,2 miliardi e a 41,4 miliardi per i Pip 'nuovi' aumentando, rispettivamente, del 7,3 e del 6 per cento. Nel primo semestre del 2021 le forme pensionistiche di nuova istituzione hanno incassato 5,9 miliardi di euro di contributi. Rispetto al corrispondente periodo del 2020, segnato dalla diffusione dell'emergenza epidemiologica, i flussi contributivi aumentano di circa 475 milioni di euro, pari all'8,7 per cento in più. Il deciso recupero si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 6,5 per cento dei fondi negoziali, al 10 dei Pip fino al 13,2 per cento dei fondi aperti.
I RENDIMENTI
Nel secondo trimestre dell'anno il miglioramento del quadro economico globale si è consolidato; l'andamento pandemico, frenato dalla prosecuzione delle campagne vaccinali, continua tuttavia a rappresentare una fonte di incertezza. La politica monetaria delle banche centrali rimane espansiva nonostante segnali di ripresa dell'inflazione. Dopo i rialzi della prima parte dell'anno, nel secondo trimestre i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono lievemente diminuiti negli Stati Uniti e rimasti stabili nell'Area dell'euro.
I corsi azionari hanno continuato a salire in tutte le principali economie avanzate con l'eccezione del Giappone; la volatilità rimane contenuta. I risultati delle forme complementari sono stati in media positivi, soprattutto per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria.
Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, al 2,7 e al 3,9 per cento per fondi negoziali e fondi aperti; nei Pip di ramo III essi sono stati pari al 6,6 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,7 per cento.
(Segue: i rendimenti del risparmio previdenziale a dieci anni)
Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nel periodo da inizio 2011 a fine giugno 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,7 per cento per i fondi negoziali, al 3,9 per i fondi aperti, al 3,8 per i Pip di ramo III e al 2,3 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari all'1,9 per cento annuo.