Petrolio russo: flotta "fantasma" ma problemi ben terreni
La flotta clandestina, che conta oggi più di 600 petroliere, trasporta il petrolio russo verso i paesi che non applicano le sanzioni, permettendo alla Russia di eluderle
Petrolio russo: la flotta "fantasma" e le sfide dell'UE
Siamo quasi alla fine dell’anno e la situazione economica dell'Unione Europea preoccupa. Le previsioni della Commissione Europea indicano una crescita del PIL dello 0,9% nell'Unione Europea e dello 0,8% nella zona euro nel 2024. Jean-Marc Jancovici, ingegnere francese e professore di fisica la cui analisi si basa su indicatori fisici, va ancora oltre. Secondo lui, "l'Europa è entrata in una forma di recessione". Una delle cause di questa situazione è la politica di sanzioni dell'UE contro la Russia, in particolare le sanzioni energetiche. Queste mirano a indebolire l'economia russa per rendere più difficile finanziare la guerra contro l'Ucraina. Purtroppo, con un effetto boomerang, queste sanzioni stanno danneggiando le economie europee almeno quanto l'economia russa.
Secondo Euronews, "la quota delle importazioni di gas russo in Europa è scesa dal 45 per cento nel 2021 al 24 per cento nel 2022, fino a crollare al 15 per cento nel 2023" e ancora meno nel 2024. Al contempo di questo sforzo per fare a meno del gas russo, l'UE ha deciso nel 2022 un embargo totale sul petrolio greggio importato dalla Russia via mare. Così facendo, ha rinunciato al 90% dei volumi di petrolio russo che importava prima della guerra (solo le importazioni tramite oleodotto sono state mantenute).
L'embargo sul petrolio russo è stato accompagnato da una misura che ne ha fissato il prezzo massimo a 60$ al barile, per ridurre i margini delle grandi compagnie petrolifere russe, mentre alle società occidentali è stato vietato fornire determinati servizi, come il trasporto marittimo e l'assicurazione o la riassicurazione delle petroliere, per la consegna di petrolio venduto sopra i 60$. Queste sanzioni di un nuovo tipo, decise d'urgenza dall'UE, dagli Stati Uniti e dai loro alleati, purtroppo non hanno funzionato bene. Hanno avuto, infatti, due effetti imprevisti: il primo è la formazione di quella che i giornalisti chiamano una "flotta fantasma". Questa flotta clandestina, che conta oggi più di 600 petroliere, trasporta il petrolio russo verso i paesi che non applicano le sanzioni, in particolare la Cina e l'India. Il problema che pongono queste navi è che permettono alla Russia di eludere le sanzioni. Al quale si aggiunge il fatto di navigare senza essere correttamente assicurate, il secondo problema le cui conseguenze vanno al-di là del puro commercio internazionale.
In un primo momento, i grandi assicuratori occidentali sono stati sostituiti da assicuratori russi di dimensioni comparabili, come Ingosstrakh, Alfa o VSK, che mantenevano un buon livello di controllo sulle condizioni delle navi, offrendo solide garanzie in caso di incidenti. Ma questi assicuratori storici sono stati anch'essi sanzionati uno dopo l'altro. Ora sono stati sostituiti da piccole compagnie di assicurazioni appena create e poco capitalizzate, come Ro Marine. Secondo Politico, le petroliere "non dispongono quindi di un'assicurazione credibile". Di fronte alla difficoltà di trovare assicuratori disposti a coprirle, le compagnie marittime finiscono per rinunciare persino a qualsiasi assicurazione! Una situazione alla quale non ci si può rassegnare, perché, in caso di incidente, o addirittura di una marea nera, chi coprirà i danni?
Le intenzioni delle autorità non sono chiare: se l'obiettivo è fermare il trasporto clandestino di petrolio greggio russo, dovrebbero essere adottate misure decisamente più drastiche. Ma su quali basi giuridiche? Come potrebbero i soli occidentali decidere di ostacolare il trasporto marittimo internazionale? La Russia rimane il secondo esportatore di petrolio (dopo l'Arabia Saudita). La sua esclusione dal mercato petrolifero non potrebbe avvenire senza gravi conseguenze economiche: scarsità di greggio, inflazione, ecc., che colpirebbero i paesi poveri del Sud molto più duramente che i paesi occidentali. Prendendo mezze misure, gli occidentali hanno creato più problemi di quanti ne abbiano risolti.
La situazione attuale, che vede il trasporto di petrolio greggio proseguire su vecchie navi della "flotta fantasma" (perché le navi più recenti non sono disponibili a causa delle sanzioni) e senza assicurazione adeguata (per via dell'assenza di copertura accessibile), deve cessare. Non possiamo accettare che rischi ambientali gravi continuino a pesare sugli oceani, né che gli abitanti dei paesi costieri siano abbandonati a loro stessi in caso di marea nera. Quando le sanzioni hanno più effetti negativi che positivi, bisogna avere il coraggio di criticarle e ripensarle di modo che siano efficaci e realistiche. Errare umanum est, perseverare diabolicum.