Petrolio, tensioni nel Golfo: al top da 7 anni. Per Goldman greggio verso 96$
I ribelli Houthi hanno attaccato le strutture civili negli Emirati, uccidendo 3 persone. La colazione militare saudita ha reagito con attacchi in Yemen
Non c'è pace per la bolletta energetica e per l'inflazione
Le nuove tensioni geopolitiche in Medio Oriente sono la goccia che fa traboccare i vaso per i rincari dei prezzi energetici? I prezzi del petrolio tornano ai massimi di sette anni, un buon segno per l’economia mondiale funestata dalle varianti Delta e Omicron che hanno portato a un nuovo aumento dei casi di Covid-19 con qualche restrizione alla mobilità in giro per il mondo, senza però stringere nuovamente la cinghia del lockdown: come ha spiegato l’Opec, l’organizzazione internazionale dei maggiori produttori di greggio, la domanda di petrolio infatti è stata più forte del previsto negli ultimi tre mesi del 2021. Segno che il Pil continuerà a marciare o al massimo rallenterà solamente la sua corsa meno del previsto.
Il problema è che la fiammata del Brent sopra gli 88 dollari al barile (a 88,13$), un livello che si non vedeva sui mercati dall'ottobre del 2014, oltre a spaventare gli investitori in Borsa perché mette sotto pressione i margini delle imprese, rischia di andare ad alimentare le tendenze inflattive che ha appena portato la crescita annua dei prezzi a dicembre al 7% (il livello più alto dal 1982) negli Stati Uniti e al 5% nell’Eurozona. In Italia invece un più modesto 3,9% annuo, comunque molto più alto del dato medio annuo del 2021 in cui l’inflazione ha raggiunto quota +1,9%.
Ma cos’ha alimentato stamane sui mercati energetici il nuovo rally? Oltre alle interruzioni dell'offerta e alla sostenuta ripresa della domanda, a far schizzare il barile sono state le nuove tensioni nel Golfo persico che si sono aggiunte all’equazione negativa. I ribelli yemeniti Houthi hanno attaccato ieri le strutture civili negli Emirati Arabi Uniti, uccidendo tre persone. Una coalizione militare a guida saudita ha reagito con attacchi aerei su Sanaa, la capitale dello Yemen controllata dagli Houthi. Washington ha affermato da parte sua di "ritenere responsabili" degli attacchi i ribelli yemeniti, che sono sostenuti dall'Iran.
Questi eventi "hanno ulteriormente stimolato i prezzi" del petrolio, ha osservato l'analista di Ing, Warren Patterson. Qualche migliaia di km più in alto la persistente minaccia di un'invasione russa dell'Ucraina è il potenziale rischio geopolitico che spaventa maggiormente gli operatori dei mercati energetici e non solo, per le conseguenze sulle forniture di gas da parte di Mosca verso il Vecchio Continente, partner strategico del blocco Nato. Secondo alcuni analisti, con ulteriori interruzioni dell'approvvigionamento di gas della Russia in Europa, i prezzi dell'energia, e quindi il greggio, potrebbero aumentare ulteriormente. I prezzi del gas naturale, ancora molto elevati, stanno contribuendo all'aumento del prezzo del petrolio. Il risultato è "un aumento della domanda di diesel e olio combustibile per sostituire il gas naturale, ove possibile", ha sottolineato Bjarne Schieldrop, analista di Seb.
Secondo altri analisti ad alimentare le fiammate dell’oro nero sono state anche le interruzioni della produzione in Libia, Nigeria, Angola, Ecuador e, più recentemente, in Canada a causa del freddo estremo. "Solo i membri dell'Opec e i loro alleati possono ridurre i prezzi a questo punto pompando più greggio", ha spiegato invece Sayed. "Invece, è probabile che il cartello dei Paesi produttori e gli alleati si attengano alla loro strategia di allentare gradualmente i tagli alla produzione mentre sfruttano gli attuali prezzi elevati", continua.
L'Opec+ annuncia infatti mese dopo mese incrementi marginali dei propri obiettivi di estrazione e fatica a raggiungerli, il che non dovrebbe consentire di soddisfare la domanda. A inizio anno l'Arabia Saudita aveva affermato che il rispetto dell'accordo e dei massimali era essenziale. In altre parole, i membri con capacita' inutilizzata non possono e non devono intervenire per compensare la mancanza di produzione di quelli che non sono in grado di soddisfare i loro limiti.
"L'output gap dell'Opec+ è destinato ad aumentare, con la Russia il prossimo grande driver del disavanzo", ha previsto Joel Hancock per Natixis. Secondo l'esperto, essendo la crescita dell'offerta di petrolio al di fuori dell'Opec+ e al di fuori degli Stati Uniti "relativamente debole", sarà necessario "fare appello allo shale oil americano per soddisfare la prevista crescita dei consumi".
Goldman Sachs: Brent a 96 dollari al barile quest'anno e a quota 105 nel 2023
Durante la pandemia, il crollo dei prezzi del greggio aveva portato all'insolvenza delle società di perforazione di shale oil, il cui costo di produzione è molto più alto del light oil trivellato, ad esempio, in Arabia Saudita. Molti analisti ora si aspettano che i prezzi del greggio salgano oltre i 90 dollari al barile, o addirittura i 100 dollari, stima che sembrava impossibile fino a qualche mese fa. Gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che il Brent raggiunga i 96 dollari al barile quest'anno, e sfondi quota 105 nel 2023. Trend che per la bolletta energetica italiana, già sotto pressione non promette nulla di buono.