Piano strutturale di bilancio, impennata del deficit: debito al 138,3% nel 2026. Gli effetti devastanti del Superbonus

Correzione imposta sui conti da 40 miliardi annui, la discesa del deficit non prima del 2028

di Redazione Economia
Giancarlo Giorgetti
Economia

Piano strutturale di bilancio, il Superbonus incide sul debito pubblico per 40mld all'anno

Il governo Meloni lavora alla prossima manovra finanziaria, ma il primo passaggio chiave per l'esecutivo sarà la presentazione del piano strutturale di bilancio a Bruxelles, da inviare all'Ue entro il 30 settembre, e non ci sono buone notizie su questo fronte. Chi avesse visto nei numeri diffusi lunedì dall’Istat l’archiviazione dei colpi del Superbonus sui conti dello Stato - riporta Il Sole 24 Ore - si dovrà ricredere quando leggerà le cifre del Piano strutturale di bilancio. Nel nuovo programma di finanza pubblica, il quadro programmatico indicherà un debito pubblico in salita ancora più rapida del previsto nel suo rapporto con il Pil per altri tre anni. Il 2024 si dovrebbe chiudere con un passivo al 134,8% del Pil, solo due decimali più alto (invece dei cinque previsti dal Def di aprile) rispetto al 134,6% calcolato dall’Istat per il 2023, grazie alla corsa delle entrate.

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Ma presto le lancette del debito torneranno a salire in modo deciso, e dovrebbero portarsi al 137,1% nel 2025 e al 138,3% nel 2026. Poi il decollo termina, e dal 2028 ricomincia la discesa. Oltre alla correzione dei conti, lo sforzo principale della manovra in arrivo sarà la conferma di decontribuzione e Irpef a tre aliquote, in forma non più temporanea ma strutturale come già spiegato dal ministro dell'Economia Giorgetti e come imposto dalle regole Ue.

Le cifre finite ieri sul tavolo del confronto a Palazzo Chigi fra il Governo, rappresentato da Giorgetti e dal sottosegretario Mantovano, e le parti sociali - prosegue Il Sole - sono appunto figlie di Superbonus e affini. Che nei calcoli aggiornati dal ministero dell’Economia peseranno sul debito pubblico per circa 40 miliardi l’anno fino al 2027, quando inizierà il dimagrimento deciso di quell’eredità. Il disavanzo si dovrebbe fermare quest’anno al 3,8% del Pil, molto più giù del 4,3% messo a preventivo dal Def ancora grazie alla vivacità delle entrate, per poi planare al 3,2% nel 2025 e al 2,7% nel 2026. Sotto, non di poco, al 3%, come anticipato dal Mef nei giorni scorsi.

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