Pnrr, Belgio affida il suo Recovery alla privata Tikehau
Fortuna che non è successo in Italia, altrimenti le polemiche avrebbero già superato quelle sulla liceità del Green Pass. Invece siamo in Belgio, tra i padri nobili dell’Europa unita. Il governo federale, che è uscito pochi giorni fa dallo scandalo per lo scambio ad alto tasso erotico tra il premier Alexander De Croo e la pornostar italiana Eveline Dellai, ha deciso di affidarsi a un asset manager privato, anche se paneuropeo, Tikehau Capital per la gestione di 350 milioni di euro di fondi del Recovery Fund.
L'head of capital markets strategies
di Tikehau Raphael Thuin
Ora facciamo un passo indietro. A marzo di quest’anno, quando il neo-governo Draghi si rivolse a McKinsey per avere una consulenza (valore totale dell’operazione 25 mila euro) sulle aree di intervento per il Pnrr, si aprì una polemica infinita per cui sembrava che l’esecutivo sarebbe stato costretto alle dimissioni nel giro di poche ore. Poi, fortunatamente, l’allarme è rientrato.
Tornando a Tikehau Capital è un fondo di gestione patrimoniale con oltre 30 miliardi di masse in portafoglio. I manager e il board detengono il 37% delle azioni, mentre il resto è parcellizzato su diversi soggetti, con altri dieci che detengono almeno l’1% delle azioni. Al primo posto c’è la Mutuelle d’Asurances du Corps de Santé Francais che ha il 9% delle quote complessive.
Ma la storia di Tikehau è legata a doppio filo a quella di Unicredit. Intanto, perché la banca oggi guidata da Andrea Orcel è stata tra i primi azionisti del fondo. Poi perché un nome di peso come quello dell'ex numero uno di Piazza Gae Aulenti Jean-Pierre Mustier (e della sua mascotte Elkette) ricorrono spesso.
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Il manager francese, infatti, è stato dal 2011 al 2014 direttore generale aggiunto dell’istituto di credito italiano, mentre dal 2014 al 2016 è stato advisor di Tikehau. Poi ha fatto il percorso inverso per diventare ceo di Unicredit e, una volta lasciata piazza Gae Aulenti, ha deciso di avviare il progetto di una Spac (Pegasus Europe) proprio in tandem con Tikehau e il patron di Lvmh Bernard Arnault.
Per quanto riguarda il Belgio, dunque, il ruolo di Tikehau è abbastanza chiaro. E per certi versi notevole. Nella nota con cui è stata data la notizia, infatti, si legge che “a seguito di un’ampia consultazione internazionale, la Federal Holding and Investment Company (“SFPI-FPIM”) ha nominato Tikehau Investment Management, la divisione di asset management di Tikehau Capital, come gestore del Recovery Fund belga, per sostenere l’economia e le imprese di tutto il Paese. Nei prossimi cinque anni il fondo erogherà prestiti subordinati e/o convertibili a società che operano in Belgio. La SFPI-FPIM investirà 100 milioni di euro nel fondo, mentre altri 250 milioni di euro saranno raccolti tra gli investitori istituzionali belgi e internazionali”.
Se si pensa che l’intero ammontare del Recovery Fund per il Belgio sarà di 5,9 miliardi, interamente sotto forma di “grants”, cioè di denaro a fondo perduto, è decisamente significativo l’ammontare che verrà gestito da Tickehau. Ancora più rilevante se si pensa che al momento sono già stati inviati 770 milioni di euro al Belgio.
E dunque, proviamo a immaginare che cosa sarebbe successo nel nostro Paese se un fondo privato avesse avuto l’incarico dal governo di gestire quasi il 50% dei fondi europei erogati per uscire dalla più grave crisi economica dal Dopoguerra. Sarebbe probabilmente scoppiato il finimondo, con questo o quel partito politico a chiedere la testa dei ministri e a parlare di una Spectre che vuole controllare il futuro degli italiani.