Povertà, il 15% degli italiani a rischio 8,5 mln tra disoccupati e working poo
Il rapporto del Centro studi di UNIMPRESA
L'aumento del dato relativo al mercato del lavoro negli ultimi mesi non cancella le zone ad altissimo rischio
Una fetta della popolazione vicina al 15% è a rischio povertà: sono, infatti, oltre 8 milioni e mezzo gli italiani che rientrano nell'area di disagio sociale e quindi vivono in una condizione economica fortemente precaria. È quanto emerge da un rapporto del Centro studi di UNIMPRESA, secondo il quale è comunque leggermente calata, l'anno scorso, la fetta di persone a rischio povertà, pari a 8 milioni e 440 mila in discesa di circa 28mila unità rispetto al 2022. L'aumento del dato relativo al mercato del lavoro negli ultimi mesi non cancella le zone ad altissimo rischio, - rimarca l'analisi - con quasi 2 milioni di disoccupati a cui vanno sommati 6,6 milioni di cosiddetti ''working poor''.
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Senza dimenticare gli oltre 5 milioni di soggetti in povertà assoluta che portano il totale degli italiani in difficoltà parziale o estrema a quasi 14 milioni. I "working poor" sono passati, negli ultimi anni, da 10,4 milioni a 8,5 milioni: un "saldo" negativo di 2,2 milioni che va letto come un passaggio da un'area a rischio alla povertà assoluta. Tra gli occupati instabili o a basso reddito, i lavoratori con contratto a termine part time sono passati da 867mila a 920mila, in aumento di 53mila unità (+6,1%); gli addetti con contratto a termine e a tempo pieno sono calati, invece di 93mila (-4,4%) da 2 milioni e 114mila a 2 milioni e 21mila.
Inoltre, il rapporto del Centro studi di UNIMPRESA, evidenzia come i lavoratori con contratto a tempo indeterminato part time involontario rappresentano un'altra fascia cresciuta, con un aumento di 17mila unità (+0,6%) da 2 milioni e 638mila a 2 milioni e 655mila; i lavoratori con contratti di collaborazione sono aumentati di circa 2mila unità (+0,8%) da 248mila a 250mila; gli autonomi part time, infine, sono cresciuti di 73mila unità (+10,7%) da 684mila a 757mila. Per creare le condizioni affinché le imprese possano crescere, investire e creare nuova occupazione "la ricetta è semplice: meno burocrazia e meno tasse, con una quota consistente di incentivi per chi crea nuova, stabile occupazione. Il consiglio dei ministri in programma martedì è una occasione formidabile anche da questo punto di vista" commenta il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.