Continua la corsa dell'oro. E non è finita. E' record: oltre 2.000 dlr l'oncia

I motivi del boom del metallo giallo. I consigli degli esperti

di Redazione
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L'invasione dell'Ucraina e il successivo congelamento di 300 miliardi di dollari di asset russi sono stati un incentivo a investire in oro


Continua la corsa dell'oro che venerdì ha chiuso con un livello recordo sopra i 2.600 dollari per oncia. Il bene rifugio per eccellenza ha beneficiato della decisione della Fed di ridurre i suoi tassi e della debolezza attuale del dollaro statunitense. E in prospettiva l'andamento del metallo giallo dovrebbe continuare ad avere un trend rialzista 'beneficiando' dell'incertezza legata al quadro geopolitico ma anche alle elezioni Usa. In tempi di incertezza, sottolineano Oliver Taylor, Multi-Asset Fund Manager, e Joven Lee, Multi-Asset Strategist di Schroders in un report, "gli investitori tendono a cercare beni rifugio percepiti per assicurarsi una copertura contro i rischi geopolitici: la guerra tra Russia e Ucraina e le tensioni in Medio Oriente non fanno eccezione in questo senso. Tuttavia, sembra che si stia sviluppando una preferenza per l'oro rispetto al dollaro. L'invasione dell'Ucraina e il successivo congelamento di 300 miliardi di dollari di asset russi sono stati un incentivo a investire in oro, il che ha messo in discussione il predominio del dollaro, come si può notare in Cina. La de-dollarizzazione, ovvero la riduzione della dipendenza dalla valuta forte, è particolarmente interessante per le economie che cercano di ridurre la rispettiva vulnerabilità alle sanzioni. Tuttavia, il fatto che le riserve auree siano aumentate a un ritmo simile a quello delle riserve in dollari suggerisce che questa transizione dal dollaro sarà graduale".

Per il mese di settembre, sottolinea Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (Ubp), "riteniamo che in linea di massima l'oro vedrà un consolidamento. Il metallo giallo, infatti, si è mosso in modo significativo in un breve lasso di tempo e, dato che i mercati stanno prezzando un considerevole ciclo di tagli dei tassi da parte della Fed, pensiamo che una buona parte dei guadagni dell'oro per l'anno sia già inclusi nel prezzo. Il contesto più ampio è interessante in quanto stiamo assistendo alla riduzione dei tassi da parte di diverse banche centrali, e ciò implica che il contesto fondamentale per l'oro rimane favorevole e di conseguenza non prevediamo rischi significativi di ribasso per il metallo giallo. Anche la ripresa dei mercati azionari favorisce l'oro nel breve termine, perché significa che gli investitori non saranno costretti a liquidare le posizioni lunghe in oro per fornire margine a portafogli azionari sottoperformanti".

Per quel che riguarda, gli acquisti fisici da parte delle banche centrali, sottolinea l'analista di Ubp, "abbiamo assistito a una notevole riduzione, con un calo del tasso mensile da circa 80 tonnellate a 40 tonnellate. Questa riduzione degli acquisti è probabilmente un riflesso del forte aumento dei prezzi. Ipotizziamo che le banche centrali saranno forti acquirenti in caso di flessioni". "Abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni sull'oro, per tenere conto del più ampio cambiamento nelle politiche monetarie globali e per cogliere l'impatto della nostra previsione di indebolimento del dollaro Usa. L'oro tende a muoversi in anticipo rispetto alle previsioni di calo dei tassi d'interesse reali, mentre tende a salire in coincidenza con il deprezzamento dell'Usd. Notiamo che gli overnight index swap (Ois) hanno prezzato un calo sostanziale del tasso sui Fed funds nei prossimi due anni, ma questo non si è ancora riflesso in misura significativa nei tassi di cambio del dollaro Usa. I nostri modelli mostrano che un calo dell'1% dell'Us Dollar Index è compatibile con un aumento dei prezzi dell'oro di circa 8 dollari per oncia, il che significa che l'oro può salire ulteriormente a fronte di un indebolimento dell'Usd. Se nel corso del prossimo anno il dollaro Usa si indebolirà tra il 5% e il 10% su una base ponderata per gli scambi commerciali, probabilmente i prezzi dell'oro aumenteranno di quasi 100 dollari l'oncia rispetto ai livelli attuali".

Il rally dell'oro degli ultimi due anni, osservano gli analisti di Schroders, "non può essere attribuito alla domanda occidentale, diminuita in modo significativo. Gli investitori occidentali hanno storicamente optato per le obbligazioni per sfruttare i guadagni dei tassi reali, evitando gli elevati costi e le opportunità associati alla detenzione di oro. Questa tendenza spiega la liquidazione dell'oro osservata sui mercati degli Etf. Di contro, la domanda delle banche centrali e la domanda interna in Oriente sono state il principale driver dei prezzi dell'oro nell'ultimo periodo. Questo cambiamento evidenzia che l'attuale performance dell'oro è largamente influenzata da fattori che vanno oltre le tipiche dinamiche di mercato. A fronte del passaggio a un imminente ciclo di tagli dei tassi, potremmo però assistere a un'inversione di tendenza". 

Il passaggio all'acquisto di oro da parte delle famiglie cinesi, osservano Taylor e Lee, "coincide con la fine del mercato immobiliare rialzista. E ha portato l'oro dall'essere l'asset d'investimento meno apprezzato dalle famiglie cinesi a diventare il bene più apprezzato. Ciò potrebbe continuare a rappresentare un driver per i prezzi dell'oro, almeno in Oriente. Il malessere generale dei mercati cinesi onshore non ha lasciato agli investitori nazionali alternative migliori se non gli acquisti di oro.

Di conseguenza, la domanda cinese di Etf sull'oro ha registrato una crescita significativa dei patrimoni gestiti, il che implica una forte crescita sul mercato fisico. Il forte aumento dei prezzi dell'oro, tuttavia, ha ridotto la domanda in alcuni mercati, ma una crescita economica positiva può attenuare questo impatto. Inoltre, la potenziale stabilizzazione dei prezzi dell'oro può attrarre consumatori più sensibili alla volatilità dei prezzi che al loro livello effettivo. Ciò è particolarmente importante per l'India, dove le aspettative di crescita economica sono elevate e l'oro è saldamente affermato come riserva di valore". Gli acquisti delle banche centrali, sottolineano gli analisti di Schroders, "hanno assunto un ruolo di primo piano dalla fine del 2022, poiché quest'ultime diversificano le rispettive riserve valutarie. La Cina è stata una grande sostenitrice degli acquisti di oro da parte delle banche centrali dal quarto trimestre del 2022 fino a maggio 2024. Considerando tutte le principali regioni, la variazione delle riserve auree delle banche centrali nel 2023 è decisamente più elevata rispetto al 2021 e al 2022 insieme. L'interruzione degli acquisti da parte della banca centrale cinese non dovrebbe sconvolgere più di tanto la tendenza generale. Infatti, altri attori importanti, come la Turchia e i Paesi del Medio Oriente, potrebbero continuare a trainare la domanda. A volte i fattori politici possono far passare in secondo piano le considerazioni economiche, rendendo l'incentivo ad acquistare oro più influenzato dagli eventi geopolitici che non dai rendimenti reali o dalle condizioni economiche dei singoli Paesi".

Alcune economie, osservano infine gli analisti, "potrebbero avere una minore fiducia nell'affidabilità creditizia a lungo termine della valuta di riserva, il che potrebbe spingerle a cercare l'oro come elemento di diversificazione strutturale. Nell'attuale quadro economico, il governo statunitense è in forte deficit e i timori di una politica fiscale più espansiva, pur già in presenza di rapporti debito/Pil significativi, potrebbero peggiorare la situazione. Un'economia emergente che storicamente si è affidata al dollaro potrebbe cercare delle alternative".

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