Profumo-Leonardo: il matrimonio può proseguire solo se sarà assolto per Mps

C’è chi dà per fatto il passaggio dell’attuale amministratore delegato sulla poltrona di presidente. Ma bisogna aspettare il processo d'appello di Montepaschi

di Marco Scotti
 Luciano Carta (presidente di Leonardo); Alessandro Profumo (Ceo di Leonardo); Mario Draghi (Presidente del Consiglio)
Economia
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Nomine/ Profumo, il futuro in Leonardo passa da Mps

C’è una spada di Damocle che pende sulla testa di Alessandro Profumo che vedrà scadere il suo mandato nel 2023. Il manager genovese, infatti, è in attesa del processo d’appello per la vicenda Mps: l’accusa che gli è stata mossa è di aver falsificato i bilanci per sei mesi (sui 18 complessivi di presidenza a Siena). La sentenza è arrivata a ottobre 2020 ma, a oggi, non c’è ancora notizia dell’appello. Segno evidente che si vuole tenere alta la pressione sulla vicenda. Dalla fine dell’estate Leonardo entrerà nel famoso “semestre bianco” che precede il rinnovo dei vertici. Ed è su questo che si concentra l’attenzione di molti.

Come riporta Dagospia, l’attuale presidente Luciano Carta potrebbe non ripresentarsi e lasciare il campo a Profumo. L’intento sarebbe quello di andare avanti con la fusione con Fincantieri, indicando poi un ceo che guidi il colosso della Difesa. Ma chi potrebbe essere? Se l’ex numero uno di Unicredit andrà a scadenza nel 2023, l’attuale ceo di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, è appena arrivato al timone e si sa che serve un periodo di apprendistato di – almeno – 9 mesi per capire a fondo i complessi meccanismi di un’azienda come quelle della difesa.

Affaritaliani.it ha appreso da fonti verificate che l’ipotesi di addio di Carta sarebbe possibile, così come l’avvicendamento con Profumo. Ma è chiaro che l’attuale ceo abbia dovuto compiere una radicale trasformazione del suo bagaglio d’esperienza e sia riuscito a traghettare l’azienda in un momento in cui i risultati vacillavano e si verificavano alcuni esuberi. Durante il Covid, tra l’altro, si è riusciti perfino a non licenziare nessuno nonostante il business delle carlinghe sia ancora oggi rallentato

Nell'altra pagina: i fattori per la riconferma di Profumo

Leonardo, tra l’altro, è la principale impresa manifatturiera in Italia ed è anche la più importante azienda – per numero di dipendenti – nel Regno Unito. Dunque qualsiasi scelta sul futuro dell’ex-Finmeccanica non può essere presa a cuor leggero. Contro Profumo ci sono alcune vicende: la prima è quella di Mps, nel senso che se il processo di appello dovesse confermare la condanna a 6 anni automaticamente il suo nome verrebbe depennato da qualsiasi lista, come è ovvio che sia. Qui però c’è una pronuncia che può far ben sperare il ceo: Antonio Vigni e Giuseppe Mussari, rispettivamente direttore generale e presidente di Monte dei Paschi prima della gestione Proumo-Viola sono stati assolti in appello dopo essere stati condannati in primo grado.

Se ci fosse una certa razionalità nelle sentenze, anche l’attuale ceo di Rocca Salimbeni dovrebbe essere quindi abbastanza tranquillo. Ma si sa che non sempre le cose vanno per il verso giusto, prova ne sia che Rudy Guede è stato condannato per concorso in omicidio per la morte di Meredith Kercher… senza che vi siano altri colpevoli. Dunque, è lecito aspettarsi qualunque cosa.

C’è poi il tema politico: è tradizione, in genere, che i grandi manager delle partecipate vengano confermati per tre mandati. È il caso di Francesco Starace e di Claudio Descalzi (anch’essi in scadenza nel 2023), mentre per Profumo e Matteo Del Fante sono fermi al secondo. Ma l’incombere delle elezioni politiche potrebbe stravolgere i piani: sarà il prossimo governo, infatti, a nominare i manager delle società a partecipazione pubblica. Se si arrivasse a un esecutivo in continuità con l’attuale, Alessandro Profumo rimarrebbe stabilmente al suo posto. Ma che cosa potrebbe succedere se vincessero Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Facile pensare che il manager genovese, da sempre additato come “di sinistra” verrebbe rapidamente lasciato al suo destino. 

Infine, una notazione di colore: nella sede di Leonardo, in questi giorni, è stata avvistata una nutrita delegazione di militari del Nord Africa (pare egiziani) uscire dalla sede di Piazza Monte Grappa a Roma. Difficile sapere quale fosse l’argomento delle discussioni, ma è il segnale evidente che il business di Leonardo non si ferma e che, mai come ora, questa divisione sia molto strategica per il futuro del nostro Paese