Putin chiude la Borsa di Mosca. Capitali in fuga, crolla il rublo

Tsunami finanziario sulla Russia dopo le nuove sanzioni. Vendite di massa sul rublo nonostante la banca centrale di Mosca abbia raddoppiato il tasso d'interesse

di Andrea Deugeni
Elvira Nabiullina e Vladimir Putin
Economia
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La Banca centrale russa ha comunicato che la Borsa di Mosca rimarrà chiusa per arginare le vendite

Capitali in fuga nonostante il rialzo di 1.050 punti base dei tassi d’interesse di riferimento da parte della Bank of Russia, corsa ai depositi nelle banche russe, crollo del rublo sui mercati valutari, sospensione di tutti i titoli azionari dei gruppi russi con doppia quotazione sui listini europei e Borsa di Mosca con la serranda abbassata per prevenire altri crolli dopo i sell-off della scorsa settimana. L’effetto delle nuove sanzioni sulla Russia (esclusione delle grandi banche moscovite dal principale sistema di pagamenti globale Swift e il congelamento delle riserve valutarie della banca centrale) è uno tsunami finanziario sugli asset del Paese presieduto da Vladimir Putin.

L’istituto guidato dalla banchiera centrale Elvira Nabiullina ha vietato temporaneamente ai broker di gestire le vendite di titoli da parte di investitori esteri, decidendo di non far partire le negoziazioni della Borsa di Mosca che rimarrà chiusa, scelta che ha pochi precedenti nella storia. Sul valutario, il rublo russo rimane bersaglio di vendite di massa nonostante Bank of Russia abbia più che raddoppiato il tasso di interesse di riferimento (di 1.050 punti base, portandoli dal 9,5% al 20%) per arginare il crollo rovinoso della valuta, che in avvio di seduta trattava in calo di oltre il 30% nei confronti del dollaro, ai minimi storici (Nabiullina ha spiegato che l'istituto ha ceduto un miliardo di dollari delle proprie riserve di valuta estera giovedì, sempre per sostenere il conio locale, ma non è intervenuta oggi).

Dopo la mossa, la moneta russa ha ridotto le perdite nei confronti del dollaro, con il cambio dollaro/rublo tornato brevemente a quota 90, ma in seguito ha ripreso la discesa lasciando sul terreno più del 20%. Bank of Russia e il ministero delle Finanze hanno fatto sapere che ordineranno ai gruppi esportatori, che includono nomi importanti nel campo dell'energia come i colossi Gazprom o Rosneft, di vendere sul mercato l'80% dei propri ricavi in valuta estera, dal momento che la possibilità della banca centrale di intervenire sul mercato monetario è stata compromessa. E il Cremilino, proprio per sostenere la moneta locale, ha annunciato che vieterà ai residenti in Russia di trasferire divise straniere all'estero.

I Paesi occidentali hanno congelato le riserve della Banca centrale moscovita detenute all'estero per impedire che venissero usare per ridurre l'impatto delle sanzioni internazionali e Stati Uniti e Gran Bretagna hanno vietato ai propri cittadini e a tutti i propri enti di effettuare transazioni, oltre che con l'istituto guidato dalla Nabiullina, con il Fondo nazionale russo o con il Ministero delle Finanze.

Nel frattempo, anche la Svizzera ha abbandonato la propria tradizionale neutralità aderendo alle sanzioni decise dall'Unione europea contro Vladimir Putin, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e una serie di personalità russe coinvolte nell'invasione, e di congelare le loro proprietà.

Secondo gli analisti, le sanzioni limitano l'accesso dell’istituto centrale ai mercati finanziari e quindi impediscono loro di liquidare tutti i titoli detenuti in euro, sterline e dollari, mentre limitano anche l'accesso alle riserve fisiche in valuta estera poichè la maggior parte di esse è detenuta in conti dell'Eurosistema. E una corsa agli sportelli sembra già iniziata in Russia durante il fine settimana, fattori che hanno spinto stamani la Bce a sentenziare che “a causa del deterioramento della loro situazione di liquidità”, Sberbank Europe, controllata della russa Sberbank (la principale banca russa, a controllo statale) e altre due sussidiarie sotto la sua supervisione, "stanno fallendo o rischiano di fallire".

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Intanto, sulle Borse europee mentre le azioni degli istituti di credito e altre società finanziarie europee hanno chiuso in deciso ribasso dopo che le sanzioni e altre misure di ritorsione contro l'invasione dell'Ucraina hanno sconvolto il modo in cui svolgono la loro attività, il listino tedesco, Deutsche Boerse, ha sospeso la negoziazione di 16 titoli russi tra cui Aeroflot, Rosneft, Sberbank, Vtb e Gazprom, sospensione che ha riguardato anche le obbligazioni di società come Rshb. Anche il London Stock Exchange, dove l'indice Ftse 100 è stato spinto al ribasso dalla perdite di società come russe come il produttore di oro Polymetal (-47%) e l'acciaieria Evraz, di proprietà degli oligarchi Roman Abramovich e Alexander Abramov (-28%) ha annunciato che dal prossimo 25 maggio sospenderà dagli scambi la seconda banca russa Vtb, se resterà nell'elenco statunitense delle società sanzionate.

Dopo il gigante dell'energia British Petroleum, il più grande investitore straniero nella federazione, che ha fatto sapere di voler vendere il proprio 19,75% nella azienda petrolifera di Stato russa Rosneft, altre aziende occidentali, come la banca Hsbc e la più grande azienda di leasing di aerei AerCap, stanno cercando di abbandonare il mercato russo. Shell ha comunicato che intende uscire dalle joint venture con Gazprom. Tra queste, si legge in una nota, figurano la quota del 27,5% nel progetto per la produzione di gas liquefatto Sakhalin-II, la quota del 50% in Salym Petroleum Development e nella joint venture Gydan. In più, metterà fine al suo coinvolgimento nel progetto di gasdotto Nord Stream 2, per ora sospeso dalla Germania.

Questi gli effetti finanziari nel breve. Nel medio periodo, invece, secondo gli analisti di Jp Morgan, l’effetto delle sanzioni e del rallentamento degli interscambi commerciali fra Mosca e i Paesi occidentali si tradurrebbe in un crollo del 20% del Pil della Russia nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell'anno, con una flessione per l'intero anno potrebbe essere nell'ordine del 3,5%. Sul fronte dei prezzi, gli economisti della banca americana ritengono che l'inflazione, sempre a fine anno, potrebbe attestarsi al 10%, con rischi significativamente orientati al rialzo.

@andreadeugeni

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