Recovery, alle reti quasi 14 mld: perché si sgomita per entrare nella partita

Tim rappresenta il canale preferenziale attraverso cui far passare quella Gigabit Society di cui si parla nel Pnrr italiano

di Marco Scotti
IPA
Economia
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Tim torna al centro degli appettiti dei grandi colossi finanziari, ecco perchè 

In molti si saranno chiesti come mai, improvvisamente, Tim sia entrata nelle mire degli americani di Kkr e come dall’altra parte i francesi di Vivendi facciano resistenza. Qualcuno ha addirittura parlato di un “contro-accordo” Cdp-Vivendi per un’Opa totalitaria sull’ex-Sip. Quali che siano le mosse finanziarie prossime e venture, appare evidente che Tim è tornata al centro degli appetiti dei grandi colossi finanziari. Perché? 

Perché, nonostante abbia ricevuto negli anni un trattamento quantomeno poco gentile, l’ex monopolista rappresenta il canale preferenziale attraverso cui far passare quella Gigabit Society di cui si parla nel Pnrr. La rete di nuova generazione complessivamente avrà risorse da governo e Open Fiber per quasi 14 miliardi di euro, che si aggiungeranno agli investimenti dei privati. Una montagna di denaro.

Digitalizzazione, innovazione e competitività, l'ambizione italiana nel Pnrr 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, ha destinato al miglioramento delle reti di telecomunicazioni con banda ultralarga e 5G 6,71 miliardi di euro. A spulciare il Piano, infatti, si legge che l’investimento numero tre della missione M1C2 (“Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”) ha obiettivi estremamente ambiziosi. 

“L’ambizione dell’Italia – si legge - è di raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale in netto anticipo sui tempi (sarebbe entro il 2030, ndr), portando connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026. Per mantenere la promessa di una Gigabit Society universale basata su un’infrastruttura di reti fisse e mobili ad altissima capacità, si adotta un approccio neutrale sotto il profilo tecnologico che ottimizzi l’impiego delle risorse. L’investimento è accompagnato da un percorso di semplificazione dei processi autorizzativi che riconosce le infrastrutture per la cablatura in fibra ottica e per la copertura 5G come strategiche, velocizzandone così la diffusione sul territorio". […]

"Gli interventi previsti sono complementari (e non sostitutivi) rispetto alle concessioni già approvate nelle aree bianche (o con bandi 5G) e consentono di attivare ulteriori (e non ancora previsti) investimenti da parte degli operatori privati. Oltre alla copertura infrastrutturale del Paese, si interviene sulla domanda di connettività di famiglie e imprese, monitorando attentamente il Piano Voucher in corso al fine di aggiornarlo e, se necessario, potenziarlo per massimizzare l’impatto del sussidio pubblico erogato”.

Dunque, chi riesce a mettere il naso nella partita della rete e della creazione di un network efficace può fare bingo, guadagnando parecchi soldi e ottenendo un grande vantaggio competitivo. Prova ne sia che oggi Tim vale in Borsa il 33% in più di quanto non venisse quotata il mese scorso. Perché l’interesse degli americani e il desiderio dei francesi di non mollare la presa significa che la “ciccia” c’è, eccome.

Tlc, il nuovo piano industriale di Open Fiber 

Un’altra controprova arriva da Open Fiber, che ha ufficializzato nei giorni scorsi la sua maggioranza con Cdp e il restante 40% agli australiani di Macquarie. L’azienda ha presentato il suo piano industriale decennale (2022-2031) in cui vengono messe a disposizione risorse complessive per 7,175 miliardi.

L’obiettivo è la copertura di tutta Italia sia nei cluster A e B (cioè le aree nere) sia per i C e D (cioè le aree bianche). Inoltre Open Fiber parteciperà alle gare messe a bando dal governo nelle cosiddette aree grigie. A copertura del nuovo piano industriale è stato approvato l’accordo con Banca Santander, Banco Bpm, Bnp Paribas, Crédit Agricole, Ing Bank, Intesa, Société Général e Unicredit che prevede linee di credito committed per – appunto – oltre 7,1 miliardi.

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Come fanno notare dalla società si tratta del “più grande finanziamento infrastrutturale in reti di telecomunicazione mai realizzato in Emea e conferisce a Open Fiber le risorse e la flessibilità necessarie per accelerare e completare gli interventi in corso e per ulteriormente estendere la sua presenza sul territorio nazionale”.

Secondo il commissario Agcom Elisa Giomi intervistata di recente da Radiocor  per il settore delle telco, i cui ricavi sono in calo, la regolazione può “porre condizioni pro-competitive per favorire gli investimenti di tutti come, per esempio, nel caso dell’intervento dell’Autorità per lo sviluppo delle reti ad altissima capacità in fibra ottica di Tim e Open Fiber”. Tra l’altro, l’Italia risulta al decimo posto per digital divide e al quinto in Europa (fonte: The Inclusive Internet Index). 

Senza contare che le reti e gli investimenti nel potenziamento rappresentano un modo per gli operatori per provare a offrire servizi migliori con migliore marginalità. Secondo uno studio WindTre e Luiss, i ricavi degli operatori di telecomunicazione in Italia sono passati da quasi 46 miliardi di euro del 2007 a meno di 29 nel 2020, con una riduzione di circa il 37,5% nel periodo, e di quasi cinque punti nell'ultimo anno.

Oltretutto l’Italia resta in coda nella classifica europea per i servizi ultra broadband, e il ritardo è dovuto anche alla scarsa ricettività del mercato: solo il 61% delle famiglie è abbonato a servizi a banda larga.