Resistenti ai parassiti e ok per la salute, approvata vendita delle banane Ogm
Nonostante l'approvazione finale ancora pendente da parte dei Ministeri del cibo di Australia e Nuova Zelanda, è già stata definita una serie di normative
Banane Ogm, per la prima volta c'è l'ok alla vendita
Il recente OGM denominato QCAV-4, è la prima banana geneticamente modificata approvata per la vendita e il consumo dalla Food Standards Australia New Zealand (FSANZ). Questa approvazione è stata accolta con grande interesse e sollievo poiché consentirà alla QCAV-4 di resistere al temuto fungo del terreno TR4 o Fusarium wilt tropical race 4, che rappresenta una minaccia significativa per le piantagioni, specialmente dopo le alluvioni che ne favoriscono la diffusione.
La QCAV-4, scrive Il Fatto Alimentare, è il risultato di sette anni di ricerca condotti dalla Queensland University of Technology (QUT), partendo dall'analisi delle caratteristiche di una varietà selvatica di banane, la Musa acuminata malaccensis, nota per la sua resistenza al TR4.
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Gli studi hanno rivelato che questa varietà possiede una forma attiva di un gene che conferisce resistenza, presente anche nelle banane Cavendish, le più diffuse al mondo. La modifica genetica ha consistito nell'introduzione di questa variante funzionante del gene nelle banane Cavendish. Tutti i test condotti hanno confermato l'assenza di rischi per la salute e differenze nutrizionali significative rispetto alle banane convenzionali.
Nonostante l'approvazione finale ancora pendente da parte dei Ministeri del cibo di Australia e Nuova Zelanda, è già stata definita una serie di regolamentazioni. Le banane QCAV-4 saranno coltivate in aree separate e controllate per evitare contaminazioni incrociate. Saranno destinate sia alla vendita al dettaglio che all'uso in alimenti processati come polpa, frutta surgelata o disidratata, rispettando le norme vigenti per gli alimenti ottenuti da OGM.
I ricercatori della QUT hanno anche richiesto l'approvazione per utilizzare la tecnica che ha portato alla creazione della QCAV-4, la Gene Technology Regulator (GTR), nella speranza di estendere questa tecnologia alla lotta contro altre malattie delle banane, come il sigatoka nero o Mycosphaerella fijiensis, un fungo dannoso per le foglie.
Come riporta il Fatto Alimentare, nel frattempo nel Regno Unito si stanno compiendo progressi anche per quanto riguarda il trattamento equo dei lavoratori nel settore della banana. Diversi rivenditori, tra cui Sainsubury’s, Mark’s & Spencer, Lidl UK e Co-op, hanno aderito alla Sustainable Trade Initiative, impegnandosi a garantire compensi dignitosi per chi coltiva e raccoglie le banane entro il 2027. Questo programma prevede anche investimenti nelle strutture di lavorazione per sostenere l'economia locale. Iniziative simili sono state avviate in altri paesi europei come Germania, Belgio e Olanda.
Sainsbury’s, in collaborazione con Fairtrade, ha già iniziato a pagare ai lavoratori delle banane coltivate in Ghana, Camerun, Colombia e Repubblica Domenicana un salario equo, offrendo contratti di durata medio-lunga. Inoltre, sta implementando programmi di sostenibilità per ridurre l'impatto ambientale delle coltivazioni, anticipando gli obiettivi fissati per il 2027.
Secondo la Fairtrade Foundation, è urgente intervenire nel settore della banana per migliorare le condizioni dei lavoratori, spesso tra i più vulnerabili del mondo, privi di contratti e di accesso a servizi sanitari di base. Anche se non tutti sono favorevoli a queste iniziative, rappresentano comunque un segnale di cambiamento verso un commercio più equo e controllato.