Rivisto al ribasso il Pil italiano. La 'mini-mazzata' della Commissione Ue

Inflazione al 2,7% nell'Eurozona nel 2024

di Redazione
Paolo Gentiloni
Economia

La Commissione europea prevede che il Pil italiano si attesti allo 0,7 per cento nel 2024, in calo dello 0,2 per cento rispetto a quanto previsto a novembre

La Commissione europea rivede al ribasso le stime di crescita del Pil italiano nel corso del 2023 e 2024. Secondo le previsioni economiche invernali pubblicate oggi dall'esecutivo Ue, il Pil Italiano e' cresciuto dello 0,6 per cento lo scorso anno, rispetto allo 0,7 per cento previsto nelle previsioni autunnali pubblicate lo scorso novembre. "Si stima che il Pil reale sia cresciuto dello 0,6 per cento nel 2023, marginalmente al di sotto delle previsioni dell'autunno 2023, poiche' i consumi privati si sono moderati e gli investimenti hanno rallentato notevolmente, a causa dell'aumento dei costi di finanziamento e dell'eliminazione dei crediti d'imposta per le ristrutturazioni edilizie", si legge nel documento pubblicato da Bruxelles. La Commissione europea prevede poi che il Pil italiano si attesti allo 0,7 per cento nel 2024, in calo dello 0,2 per cento rispetto a quanto previsto a novembre. "Dopo un calo dello 0,3 per cento nel secondo trimestre, il Pil e' aumentato nel terzo e quarto trimestre, con un effetto di trascinamento marginalmente positivo nel 2024", specifica la Commissione europea. Stime invariate, invece, per il 2025, quando si prevede una crescita del Pil all'1,2 per cento. 


Ue: Commissione rivede stime su inflazione, 2,7 per cento in eurozona nel 2024

Nelle previsioni economiche invernali, pubblicate oggi dalla Commissione europea, l'esecutivo Ue prevede che l'inflazione diminuisca piu' di quanto previsto dalle previsioni economiche dello scorso novembre. In eurozona, il tasso di inflazione si attesta al 5,4 per cento per il 2023, mentre e' prevista al 2,7 per cento nel 2024 e al 2,2 per cento nel 2025. In autunno, la Commissione europea prevedeva un tasso al 5,6 per cento per il 2023, al 3,2 per cento per il 2024 e al 2,2 per cento per il 2025. In Ue, il tasso di inflazione si attesta al 6,3 per cento nel 2023 (contro il 6,5 per cento previsto a novembre), ed e' previsto al 3 per cento per il 2024 (3,5 per cento a novembre) e al 2,5 per cento nel 2025 (2,4 per cento a novembre). "I risultati deludenti della crescita nel 2023 devono essere valutati nel contesto di un'inflazione elevata, anche se in calo, e di un inasprimento della politica monetaria. Nel quarto trimestre del 2022, l'inflazione nell'Ue ha raggiunto l'11 per cento, mentre l'inflazione nell'area dell'euro e' stata di poco inferiore. Un anno dopo, tra ottobre e dicembre 2023, l'inflazione nell'Ue e' stata in media del 3,4 per cento. Il notevole calo dell'inflazione e' stato in gran parte determinato dalla diminuzione dei prezzi dell'energia (carburanti, gas ed elettricita'), poiche' l'Ue e' riuscita a liberarsi dalla dipendenza dal gas russo", si legge nel documento presentato da Bruxelles. 

A partire dall'estate scorsa, e' stato notevole anche il rallentamento dell'inflazione dei prodotti alimentari, dei beni non energetici e dei servizi. "Soprattutto per le ultime due categorie, il rallentamento e' dovuto in gran parte al vigoroso inasprimento delle condizioni monetarie", specifica ancora l'esecutivo Ue nel rapporto pubblicato oggi. "Nei 15 mesi compresi tra luglio 2022 e settembre 2023, la Bce ha aumentato i tassi di interesse di 450 punti base cumulativi. Si e' trattato del ciclo di inasprimento piu' rapido nella storia dell'area dell'euro. Nonostante il rapido calo dell'inflazione, la crescita dei prezzi ha superato la crescita dei salari nominali per diversi trimestri, erodendo il potere d'acquisto e la ricchezza delle famiglie e pesando sulla crescita dei consumi", continua il documento. "Sebbene il settore delle imprese abbia ha resistito agli shock successivi della pandemia, dell'impennata dei prezzi dell'energia e dell'aumento del costo del lavoro, le condizioni di credito piu' rigide hanno frenato la crescita degli investimenti, soprattutto nel settore delle costruzioni. Il lato positivo e' che il mercato del lavoro ha mostrato una certa resistenza, dissipando i timori che l'azione politica volta a contenere l'inflazione potesse portare a perdite di posti di lavoro", conclude la Commissione europea nel rapporto.

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