Saga Coffee, Bonaccini vola a Bruxelles: pronta la lotta per non delocalizzare

L'ex Saeco di Gaggio Montano chiude e spedisce gli operai tra Bergamo, Romania e Spagna. Il presidente dell'Emilia-Romagna non ci sta e porta il caso in Europa

di Marta Barbera
Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna
Economia
Condividi su:

Delocalizzazioni, Bonaccini porta il caso Saga Coffee in Europa. Dopo Gkn e Whirlpool, la storia si ripete

Il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini porta il caso-delocalizzazioni a Bruxelles, partendo dal caso di Saga Coffee di Gaggio Montano. "Abbiamo posto" la questione "al commissario Schmit e al suo collega Orlando, che abbiamo invitato a venire qui nei prossimi mesi per una discussione rispetto al tema del Patto per il lavoro e per il clima", ha spiegato Bonaccini rientrando in Italia. 

"Al pari della richiesta fatta al governo italiano di approvare il prima possibile una norma contro le delocalizzazioni selvagge, abbiamo posto il tema anche all'Unione europea a tutela di provvedimenti che non ledano il diritto di impresa ovunque la si vuole realizzare, ma vadano a contrastare coloro che vanno in un luogo, fanno profitti e poi, senza ragione alcuna e passando sopra la testa, la dignità, la vita di lavoratrici e lavoratori, pretende persino con un colpo di spugna di cancellare gli investimenti previsti o tutto ciò che si è fatto nel territorio". 

"Abbiamo informato Schmit della vertenza Saga Coffee, spiegandogli che la portiamo all'attenzione del Mise italiano perchè la questione deve diventare nazionale", ha aggiunto Bonaccini. "Noi teniamo viva l'attenzione con gli strumenti che ci sono propri. La prossima settimana sarò anche io a Gaggio Montano, ci auguriamo che qualcosa possa muoversi perchè la vicenda è surreale, sorprendente e il comportamento dell'azienda è vergognoso", ha concluso il governatore dell'Emilia-Romagna Bonaccini

(Segue il caso di Gaggio Montano...) 

Saga Coffee, il caso di Gaggio Montano

Sul tavolo c'è in realtà la grande partita delle delocalizzazioni. A parole un "trasferimento del processo produttivo, o di alcune fase di esso, in aree geografiche o Paesi in cui esistono vantaggi competitivi", di fatto una doccia fredda per i lavoratori. Un faro si era aperto questa estate, quando di fronte alla pratica dei licenziamenti via mail da parte di diverse multinazionali, il governo aveva annunciato un decreto anti-delocalizzazioni da approvare in autunno.

Ora, il ddl anti-delocalizzazioni è al palo, mentre la proposta di legge depositata depositata alla Camera nel giorno dell'avvio della crisi di Saga Coffee, al momento, è stata sottoscritta solo da una trentina di deputati. Le crisi locali si moltiplicano, il pressing cresce: serve normare e incentivare l'investimento sul territorio nazionale, onde evitare fughe di cervelli massive.

Di questo ne sono ben convinti i parlamentari bolognesi: "È il momento di un intervento governativo contro le delocalizzazioni selvagge, che regoli non le attività delle aziende in sé, sottolinea Benamati al Corriere, ma i comportamenti scorretti di quelle realtà che operano in maniera non lineare sulla competitività relativamente al costo del lavoro e alle tutele sociali dei lavoratori". 

"L'approvazione di una normativa che contrasti quelle delocalizzazioni che sottraggono punti di eccellenza al nostro sistema produttivo, sottolinea De Maria, non è più rinviabile, dopo che le proprietà hanno magari utilizzato risorse pubbliche". E ribadisce la richiesta al governo di "agire con la massima determinazione e senza ritardi o titubanze". 

(Seguono i casi più recenti di delocalizzazione...) 

I più recenti casi di delocalizzazione

Repetita iuvant, dicevano i latini, ma non in questo caso. Dopo il caso Whirlpool di Napoli, la fiorentina Gkn (automotive), e la brianzola Giannetti Ruote, la storia si ripete: questa volta a finire nel mirino di chiusure improvvise e ricollocamenti da organizzare è la Saga Coffee di Gaggio Montano che vola in Europa in cerca di risposte alle delocalizzazioni selvagge

L'ex Saeco dell'appennino emiliano, di proprietà della multinazionale bergamasca Evoca Group dal 2019, sotto la guida del ceo Andrea Zocchi, lo scorso 5 novembre ha annunciato la chiusura definitiva del sito romagnolo. Ora, con 222 operai da sistemare, per l'80% donne, scatta l'iter del ricollocamento: l'azienda attiva nella produzione di macchine da caffè per bar e ristorazione guarda alla sede di Bergamo e all'estero, con Romania e Spagna in pole. 

Ora, sul piede di guerra, oltre alle sigle sindacali, tra le quali Fiom, Fim e Rsu, che hanno definito l'annuncio di chiusura un "atto di sciacallaggio nei confronti dei lavoratori, nonché una vera e propria violenza verso il territorio: mentre qui pensano a licenziare, in Val Brembo (Bergamo), dove ha sede legale l’azienda, ricercano addirittura personale: appare evidente come le motivazioni addotte siano prive di ogni fondamento, ma soprattutto, lo ripetiamo, non vere: dietro la chiusura c'è la volontà di delocalizzare in Romania la produzione di Gaggio Montano, al solo fine di trarne un maggior profitto", fa rumore anche la politica