Saipem, rosso in Borsa arriva a -35%.Aumento di capitale? Il conto per Eni-Cdp

Saipem, prosegue il calo a Piazza Affari: il terzo consecutivo. Aumento di capitale da 2,5 miliardi?

di Marco Scotti
Francesco Caio (Lapresse)
Economia
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La capitalizzazione di Saipem è scesa fino a 1,34 miliardi di euro

Non sembra volersi fermare il calo delle azioni di Saipem in Borsa. Negli ultimi cinque giorni il calo è stato del 35,1%, passando da 1,92 euro di venerdì agli attuali 1,32. Significa che oggi la capitalizzazione dell’azienda è di circa 1,34 miliardi di euro. Era dal 1992 che Saipem non toccava un punto così basso nella sua valutazione. Attenzione, però, perché la discesa potrebbe non essere finita se si pensa che Kepler Cheuvreux ha portato il target price a 0,5 euro. Ora, accertato il problema, bisogna capire come uscirne. Prima di tutto, serve urgentemente un aumento di capitale.

Da quanto? Lunedì si era detto di un miliardo, ora c’è chi vocifera addirittura che saranno necessari 2,5 miliardi. Come scrive oggi Milano Finanza, tra l’altro, le perdite del 2021 potrebbero addirittura essere nell’ordine dei due miliardi, una cifra ben superiore al terzo di capitale annunciato in una nota lunedì mattina. Spettatori estremamente interessati alla vicenda sono Eni e Cdp, azionisti principali dell’azienda guidata da Francesco Caio con una quota, rispettivamente, del 30,54% e del 12,55%.

Il momento, specie per il Cane a sei zampe, non è dei più tranquilli tra le crescenti tensioni geopolitiche e il costo crescente del petrolio. Per questo l’idea di dover mettere pesantemente mano al portafoglio non è proprio allettante. Se l’aumento di capitale dovesse essere sottoscritto esclusivamente e interamente dai soci, Eni potrebbe dover pagare fino a 750 milioni di euro, mentre a Cdp toccherebbe un conto da quasi 300 milioni.

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Parallelamente alla necessità di aumento di capitale va ridiscusso anche il rapporto con le banche. Cosa che, infatti, era già stata annunciata dalla nota emessa lunedì mattina dalla società. Si sta lavorando principalmente con Intesa e Unicredit. In questo senso, è necessario trovare un modo per “placare” gli appetiti degli istituti di credito che potrebbero chiedere il rientro anticipato dalle linee di credito per una parte consistente degli 1,7 miliardi di euro di indebitamento.

Al momento, nota ancora Mf, la liquidità dell’azienda è intorno ai 2 miliardi di euro complessivi, mentre il rendimento del bond revolving, siglato da un gruppo di 17 banche con scadenza 2022, è arrivato addirittura al 13,7% dopo il balzo di 1.000 punti base di lunedì. Il governo, ovviamente, guarda con preoccupazione alla vicenda aspettando di vederci chiaro.

Basterà l’iniezione di capitale per ripartire? O serviranno provvedimenti più drastici in un’azienda che, tra l’altro, ha solo recentemente cambiato il management ponendo al timone Francesco Caio, che prima era presidente? Sul futuro dell’azienda si fanno anche discorsi più articolati. Repubblica parla addirittura della possibilità che Fabrizio Di Amato, azionista di riferimento di Maire Tecnimont (tramite il veicolo Glv Capital che detiene il 51% dell’azienda) potrebbe voler provare a creare un campione italiano dell’ingegneria energetica.

Da ieri, tra l’altro, Maire Tecnimont ha una capitalizzazione in borsa superiore a Saipem. L’idea potrebbe funzionare se avvenisse sotto la regia di Cassa Depositi e Prestiti che, per il patto di sindacato, pur avendo una quota minore dell’azienda guidata da Caio è il principale “decisore” all’interno della società. Si vedrà, insomma. La speranza è che la crisi possa risolversi in tempi rapidi.