Salario minimo,il Recovery terremota il governo: nuovo fronte dopo Ddl Zan-RdC
Il presidente della Camera Fico riaccende i fari sulla questione in Italia: una battaglia targata M5S che esige un'azione comune. Il punto
Salario minimo, lavoro e diritti. Roberto Fico: "Serve una discussione seria"
Una paga minima che sia diritto e garanzia per ogni lavoratore. “Il Pil cresce ma l’Italia è ferma al palo sull’adeguamento dei salari minimi”, “Il tema va affrontato con urgenza. Serve una discussione seria su quali strumenti introdurre per tutelare i lavoratori e combattere così vere e proprie forme di schiavitù”. Il presidente della Camera, Roberto Fico riaccende i riflettori sul grande tema del salario minimo. Una battaglia da sempre targata M5S che rischia, senza una (celere) azione congiunta tra parti sociali e politica di tornare (di nuovo) nel cassetto.
Intervenendo ai microfoni di Radio 24, lo stesso ministro del Lavoro Orlando ammette: “Non so se si può arrivare a un accordo sul salario minimo con questa maggioranza. Ci sono idee molto diverse. Sicuramente c’è un problema di perdita verticale del potere di acquisto e di contrattazione. Spero che si sblocchi un confronto che, su questo tema, è fermo da troppo tempo. Se la contrattazione resta ferma, il salario minimo resta un’opzione. Negli ultimi tre anni i lavoratori italiani sono quelli che hanno perso più potere d’acquisto e questo incide sulla domanda interna, che alimenta l’economia del Paese per il 70%” (qui l'intervento completo del ministro Orlando). Ma riavvolgiamo un attimo il nastro.
Salario minimo, la soglia minima contro la "povertà sociale"
Innanzitutto, quando parliamo di salario minimo, cosa intendiamo? Il salario minimo è una retribuzione di base stabilita per legge (può variare in base alla tipologia di lavoro), che non può essere ridotta da accordi collettivi o contratti privati. Di fatto è una “soglia minima di salario, sotto il quale il datore di lavoro non può scendere”.
La questione si trova da anni al centro del tavolo politico-economico del Paese: dal Jobs Act introdotto dal governo Renzi all'ultimo tentativo del governo Conte II. Le proposte in disciplina del salario minimo non sono mai state approvate: è sempre mancato un accordo tra le parti sociali. Questo perché in Italia, a differenza del resto d’Europa, in assenza di una legge sul tema tutto si basa sulla contrattazione collettiva in cui i sindacati hanno un peso importante.
Salario minimo, la battaglia rilanciata dall'ex premier Conte (M5S)
Il tema è tornato alla ribalta dopo che il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il numero uno del Partito democratico Enrico Letta, dal palco di Futura, la tre giorni di incontri promossa dalla Cgil a Bologna, lo scorso 24 settembre, hanno sottolineato l'urgenza di ri-”afferrare la battaglia sul salario” come prerogativa fondamentale per fronteggiare il “lavoro povero” e l’impoverimento della qualità della vita.
“La questione sul salario minimo è tema europeo come la garanzia di piena occupabilità. Unire i diritti civili delle persone e il lavoro come emancipazione, il lavoro buono. Sono convinto fermamente che in Italia siamo indietro da tutti e due i punti di vista e continuerò a battermi per tenere insieme questo percorso e perchè in Parlamento si vada avanti su alcune materie”, ha dichiarato il leader Dem.
In quell’occasione anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si è espresso a favore del salario minimo come “strumento per evitare il ritorno al periodo pre-pandemia”. “Uno strumento determinante soprattutto per donne e giovani”, per il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Di parere opposto invece le forze di destra: per Fratelli d’Italia e Forza Italia, così come per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, con l’introduzione del salario minimo “c’è il rischio della fuga delle aziende dalla contrattazione collettiva”.
(Segue: il Ddl Catalfo, le legislazioni effettive di Francia e Germania e la direttiva europea)
Salario minimo, la proposta di legge dell'ex ministro del Lavoro Catalfo
Ma oggi, a distanza di due mesi, a che punto siamo? L'ex Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha sottoposto al vaglio del governo Draghi il disegno di legge n° 2187: la norma, ancora in fase di discussione, introduce una disciplina sul salario minimo, mettendo come soglia minima di retribuzione 9 euro lordi l'ora.
A ciò si aggiunge la grande partita del Recovery Fund: tra i temi in campo la garanzia di un salario minimo orario, i premi ai lavoratori e una rivisitazione della disciplinia degli ammortizzatori sociali. Nel 2022 quindi, sulla spinta del Piano nazionale di ripresa e resilienza, qualcosa potrebbe (forse) cambiare.
Salario minimo, le legislazioni effettive di Francia e Germania
Intanto, però tocca fare i conti con l'Europa. L’Italia in tema di salario minimo si può definire di fatto un “fanalino di coda” dell’Unione, insieme ad Austria, Finlandia e Svezia. Più avanzate invece le legislazioni di Francia e Germania. In terra teutonica, ad esempio, la legge sul salario minimo arriva nel 2015, durante il terzo governo Merkel, che introduce una paga base di 8,5 euro l'ora. Anche qui la misura viene introdotta per colmare il gap dei contratti nazionali, non più in grado di tutelare le nuove forme di lavoro emergenti.
Mentre in Francia il salario minimo esiste fin dagli anni settanta: il suo ammontare viene ricalcolato periodicamente con un meccanismo automatico vigilato dal governo. Il meccanismo dipende da diverse variabili e tenta di salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori anche in caso di rincaro dei prezzi: al momento supera i 10 euro lordi e il 90% dei lavoratori risulta coperto anche dai contratti collettivi.
Salario minimo, la direttiva europea
Il Parlamento europeo da parte sua sta cercando di approdare a una formula comune. Solo sette giorni fa ha dato il via libera alla prima direttiva sul salario minimo: l'esame di Strasburgo si completerà a breve, con la sessione plenaria prevista tra il 22 e il 25 novembre, con una “procedura rapida”.
“La direttiva rappresenta un grande passo in avanti verso l’introduzione del salario minimo in Italia nonché uno straordinario strumento di lotta al dumping salariale e alla concorrenza sleale in Europa", ha sottolineato l'eurodeputata M5S Daniela Rondinelli, intervistata poco dopo il via libera da Affaritaliani.it. Insomma, il prossimo passo sarà la vera occasione, in cui forze politiche, sindacali e imprenditoriali, in tutela dei lavoratori, dovranno fare squadra.