Scaroni, sul ban del petrolio russo 3 mesi di "molto rumore per nulla"

Il grande manager, ex capo di Eni ed Enel ad affaritaliani.it: "Negli ultimi 4 anni, ridotta la produzione ma aumentata la richiesta"

di Marco Scotti
Angelo Maria Perrino a sinistra, Paolo Scaroni a destra
Economia
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Scaroni: “Sull’embargo del petrolio molto rumore per nulla”

“Se dovessi riassumere il bando al petrolio russo sviluppato dall’Europa lo farei con una frase: molto rumore per nulla”. Paolo Scaroni, grande manager, ex capo di Eni ed Enel (e attuale presidente del Milan), commenta con Affaritaliani.it a margine del Festival dell'Economia di Trento il risultato del sesto pacchetto di sanzioni che l’Europa ha messo a punto contro la Russia. “Se mi avessero chiesto – ci dice – qual è il provvedimento che si poteva prendere, avrei fatto lo stesso: ban del petrolio via mare, ma non di quello tramite oleodotto, altrimenti l’Ungheria o altri Paesi che non hanno lo sbocco sul mare si ritrovano senza più idrocarburi. Che cosa avrebbero dovuto fare, trasportalo via camion? Invece si è parlato per 2-3 mesi, con un sacco di chiacchiere, e alla fine si è arrivati all’unica soluzione logica”.

“Le sanzioni fanno male a chi le subisce ma anche a chi le commina”

Le sanzioni erano necessarie per punire un Paese che ne ha aggredito un altro. Ma, certo, hanno delle conseguenze anche su chi le ha emesse. “Siamo entrati giustamente in un percorso – aggiunge Scaroni – in cui sappiamo che ci stiamo facendo del male anche noi. Il petrolio è a 120 dollari al barile, andare a colpire il terzo produttore mondiale vuol dire incamminarsi lungo un percorso pericoloso. Questo non vuol dire che sto prendendo una posizione pro-Russia, ma quest’anno il pianeta avrà un consumo record di petrolio, cioè 102 milioni di barili al giorno”. 

Per il manager, la guerra tra Russia e Ucraina ha avuto un impatto notevole ma non è l’unico fattore che ha inciso sulla condizione attuale di tensione energetica. Nel post-Covid, ad esempio, la mobilità è ripartita come e più di prima, con l’impiego di mezzi privati che è nettamente superiore a prima. Non solo: “Le multinazionali dell’energia – chiosa Scaroni – sono state assediate per quattro anni dagli stakeholder che chiedevano di non aumentare le esplorazioni e le trivellazioni, diminuendo così la capacità di produzione. Ma se aumenta la richiesta e noi abbiamo un volume minore, ovviamente i prezzi salgono. E questo a prescindere dal conflitto”.

Festival dell'Economia/ Paolo Scaroni intervistato da Angelo Maria Perrino
 

Le rinnovabili non offrono ancora i volumi minimi necessarie

Dal 2004 al 2021, a livello globale, sono stati investiti 3,8 trilioni di dollari, che però rappresentano meno del 3% dei consumi globali. “Prima che si arrivi al 20% - conclude Scaroni – passeranno anni e nel frattempo andremo a petrolio a gogò. Però dobbiamo iniziare a produrlo, altrimenti i prezzi voleranno a 1.000 dollari al barile. Non è uno slogan la sostenibilità, è una necessità. Ma per il momento è una cosa piccola piccola. Inutile che facciamo finta di niente: il petrolio continuerà a essere protagonista”. 

"Felice che si sia chiusa la trattativa per il Milan"

Infine una battuta anche sul Milan. La trattativa che ha portato RedBird all'acquisizione del Milan è ormai arrivata ai dettagli finali. "Sono contento - ha detto Scaroni - che si sia concluso tutto prima dell'inizio del calciomercato". 

 

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