Sciopero storico a Piazza Affari, Urso chiama a raccolta i sindacati
Verso l’astensione del lavoro in Borsa Italiana: due ore di stop il 27 giugno. Il ministro Urso chiederà spiegazioni ai sindacati
Verso l’astensione del lavoro in Borsa Italiana: due ore di stop il 27 giugno. Il 3 luglio tavolo al ministero convocato dal ministro delle Imprese che pretende chiarimenti dalle organizzazioni sindacali
Lo sciopero di Borsa Italiana ha attirato l’attenzione del governo, con il ministro delle Imprese e del Made in Italy che si è intestato il dossier. L’inedita protesta a Piazza Affari è già un caso, ragion per cui Adolfo Urso ha convocato i sindacati aziendali a Roma, il 3 luglio. Pochi giorni prima, il 27 giugno, i dipendenti di Borsa e delle altre tre società italiane del gruppo Euronext incroceranno le braccia.
È per la prima volta nella storia della società. Contestualmente alla costituzione formale del tavolo ministeriale, Urso, che ha fatto bene a prendere in mano la situazione, ha criticato l’operato dell’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, oggi sindaco di Roma, che a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, aveva gestito l’acquisizione di Borsa Italiana da parte del gruppo francese Euronext. Che poi è il cuore della protesta dei sindacati, i quali lamentano inadempienze contrattuali e il pericolo di delocalizzazioni. «Quando fu prospettata quell'operazione – ha detto Urso - se ne occupò il Copasir che convocò il ministro dell'Economia di allora che non giustificò al Comitato, almeno da quello che è negli atti ufficiali, perché aveva preferito vendere Borsa Italiana ai cugini francesi, a fronte di una offerta più vantaggiosa sul piano industriale della Germania e a fronte di una opzione che riguardava la Svizzera che sembrava migliore per garantire la crescita della Borsa Italiana. La sua autonomia e il suo sviluppo. Di questo se ne è occupato ampiamento il Copasir lanciando allarmi al Parlamento e al Governo di allora».
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I sindacati Fabi, First Cisl e Fisac Cgil denunciano preoccupazioni per la tenuta occupazionale sul territorio nazionale e la tutela delle professionalità in Italia. Inoltre, contestano la scelta dell'azienda di non corrispondere gli aumenti salariali previsti dal contratto nazionale del credito attraverso assorbimenti delle poste ad personam. Terzo punto è la denuncia legata all'organizzazione del lavoro che richiede, sostengono i sindacati, un ricorso ormai strutturale a straordinari anche nel fine settimana e di notte. Infine, nel mirino c'è la governance: «A fronte della rilevanza nazionale dell'infrastruttura di mercato, come volano per la crescita economica e la stabilità finanziaria del nostro Paese notiamo un progressivo trasferimento al di fuori dell'Italia dell'indirizzo strategico del gruppo, e uno spostamento dei ruoli apicali in altre aree geografiche di Euronext», notano i sindacati. È proprio qui il punto. Euronext ha una formula federativa per la gestione delle diverse realtà che compongono il gruppo. Solo per quanto riguarda i mercati azionari, Euronext comprende, oltre a Milano, le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo. Una mappa geografica articolata che, a giudizio dei sindacati, vede l’Italia sempre più in posizione minoritaria, quasi emarginata. Secondo il ministro, il pasticcio nasce da lontano e, adesso, dice Urso, i sindacati dovranno spiegare «perché hanno ritenuto di indire uno sciopero, fatto mai accaduto, e per capire se ci sono strumenti per garantire l'autonomia e lo sviluppo di Borsa Italiana, necessaria per la crescita delle imprese italiane».
Prima dell’interessamento del titolare del ministero delle Imprese, era stata la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, a fare appello al governo, senza giustamente coinvolgere i singoli partiti: «Non possiamo permetterci come Paese che venga minata l’autonomia decisionale e strategica delle società italiane del Gruppo Borsa Italiana. Per queste ragioni sosteniamo sia urgente un intervento istituzionale, dal Parlamento al Governo, vista la portata generale della vertenza» ha osservato la sindacalista, secondo cui «non possiamo permetterci come paese che una realtà come quella di Gruppo Borsa Italiana, per il ruolo e la funzione che ricopre per l’economia, per la stabilità dei mercati, nonché del nostro debito, venga di fatto cancellata da Euronext attraverso operazioni societarie fuori dai confini nazionali».
Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, tenendosi prudentemente ancorato alla soluzione delle inadempienze contrattuali, ha spiegato le ragioni di fondo dell’iniziativa: «È una vertenza sindacale aziendale a tutela di chi lavora in Borsa italiana che non deve essere strumentalizzata politicamente. Le organizzazioni sindacali del gruppo Borsa hanno preso una decisione storica ed estremamente forte, sul piano delle relazioni sindacali, ma necessaria e comunque assunta nell’esclusivo interesse delle lavoratrici e dei lavoratori. Qualsiasi altra lettura a questa iniziativa corre il rischio di pregiudicarne il buon esito e, conseguentemente, di danneggiare chi lavora nelle varie società del gruppo». Fin qui tutto nella norma, siamo nell’ambito delle ordinarie considerazioni sindacali.
Chi, invece, sembra esserci andato più pesante, destando perplessità, è Riccardo Colombani. Il segretario della First Cisl ha puntato il dito contro Euronext, sostenendo come il suo piano sarebbe «in netto contrasto con i progetti europei di un mercato unico dei capitali» che è «fondamentale per garantire all’Europa il posto che le spetta tra le economie mondiali». Perché, secondo il sindacalista Cisl, l’Italia avrebbe perso centralità rispetto al mercato europeo?
In attesa dei chiarimenti di Colombani, gli occhi sono puntati sul 27 giugno. Quelle due ore di astensione dal lavoro - cui faranno seguito altre 16 miniproteste, in tutte le quattro società italiane di Euronext (Borsa, Cassa compensazione e garanzia, Monte titoli e Mercato titoli di Stato), fino a metà luglio – non solo rappresentano una novità assoluta a Piazza Affari, ma avranno conseguenze inevitabili sul trading e sulle contrattazioni dei titoli quotati. L’azienda, che auspica di riallacciare il dialogo con i sindacati, non ha ancora comunicato come intende gestire l’operatività del listino italiano. Urso è stato chiaro: chiederà ai sindacati quali strumenti esistono concretamente per garantire l’autonomia di Borsa Italiana.