Shell trasloca a Londra, il colosso non si chiamerà più Royal Dutch

Il big del petrolio sposterà nel Regno Unito anche la sede fiscale dell'azienda: lì risiederanno il ceo e il direttore finanziario del gruppo

Economia
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Shell saluta l'Olanda e trasloca a Londra, all'Aja anche la sede fiscale 

Semplicemente Shell e non più "Royal Dutch Shell": il colosso del petrolio lascia l'Olanda, dove il suo nome per esteso è Koninklijke Nederlandsche Petroleum Maajtschappi, e trasloca nel Regno Unito dove ha già la sede legale.  A Londra, e non più a L'Aja, Shell avrà anche la sede fiscale, terrà le riunioni del consiglio di amministrazione e lì risiederanno il ceo e il direttore finanziario del gruppo.

L'annuncio, giunto assieme alla comunicazione della semplificazione della struttura azionaria, è stato preso malissimo nei Paesi Bassi, che perdono il loro gruppo più importante. Il Governo olandese si è detto "spiacevolmente sorpreso" della decisione di lasciare il Paese, ha scritto su Twitter il ministro degli Affari Economici Stef Blok. La Borsa di Amsterdam ha invece accolto bene, ma senza grandi scossoni, i piani della multinazionale petrolifera e nel pomeriggio il titolo segna un progresso dell'1,2% a 19,52 euro. 

Secondo Shell tutto parte dalla semplificazione della struttura con la creazione di un unico tipo di azioni, per "eliminare la complessità' delle due linee A e B". Questo permetterà di rafforzare la competitività di Shell e di aumentare la velocità e la flessibilitàdel capitale e del portafoglio azionario", accelerando "la distribuzione ai soci e la realizzazione della strategia di diventare un'azienda a emissioni zero".  

Il trasloco viene spiegato come un semplice 'allineamento' della sede fiscale con quella legaleShell - ricorda un comunicato - ha la sede legale nel Regno Unito e quella per il fisco in Olanda dal 2005, quando venne realizzata la fusione tra la Koninklijke Nederlandsche Petroleum Maajtschappi e The Shell Transport and Trading Company sotto un'unica società capogruppo e "fin da allora era previsto che la presenza di due linee di azioni non sarebbe stata permanente". 

La società sottolinea che avere un unico tipo di azione permetterà di accelerare la distribuzione ai soci, tanto più che dopo l'avvio di un programma di acquisto di azioni proprie da 2 miliardi di dollari a luglio, Shell a settembre ha annunciato che restituira' ai soci altri 7 miliardi dopo avere completato la vendita delle attivita' Permian negli Usa. 

Con un'unica azione - sottolinea ancora Shell - sarà più facile rispondere alle sfide della transizione energetica, perche'' il portafoglio sara' gestito con maggiore agilita'' e sara' ridotto il rischio per gli azionisti' in quanto la struttura azionaria sara' normalizzata rispetto a quelle dei gruppi concorrenti e della maggior parte delle aziende globali.

"L'attuale complessa struttura e' soggetta a limitazioni e potrebbe non essere sostenibile nel lungo termine", evidenzia anche la società. Shell sottolinea di essere 'orgogliosa' delle sue radici anglo-olandesi, indica che continuera' ad essere un importante datore di lavoro con una forte presenza in Olanda e che le azioni quoteranno ad essere quotate anche ad Amsterdam, oltre che a Londra e New York. 

Inoltre resteranno in Olanda, le sue attivita' Upstram globale e quelle integrate del gas, oltre che nelle energie rinnovabili. Per quanto il gruppo rassicuri, l'Olanda - dove la notizia occupa i primi titoli dei siti dei media - vede solo gli svantaggi del trasloco di Shell che giunge dopo quello di Unilever, dove gli azionisti alla fine del 2020 hanno votato a favore di un'unica capogruppo con sede a Londra.

"Siamo in discussione con Shell sulle implicazioni del trasferimento in materia di occupazione, investimenti a carattere strategico o di sostenibilita'', ha twittato il ministro Blok. Il trasloco e' 'una vera e propria emorragia per i Paesi Bassi', ha denunciato l'organizzazione imprenditoriale Vno-Ncw. 

Di segno opposto, cioe' entusiastiche, le reazioni britanniche: 'e' un chiaro voto di fiducia nei confronti dell'economia del Regno Unito', si e' felicitato il ministro delle Imprese e dell'Energia Kwasi Kwarteng. Positivi, ma senza particolari slanci, i commenti degli analisti. 'Vediamo dei meriti nella proposta di riassetto della struttura azionaria e di residenza fiscale di Shell', indicano gli esperti di Jefferies, rilevando che in effetti aumentera' la capacita' di buy back di azioni che finora era limitata dalla liquidita' delle azioni B. 

Dal punto di vista fiscale Shell dovra' pagare una tassa di uscita di 400 milioni di dollari alle Autorita' olandesi, ricordano gli analisti, ma secondo Shell la societa' non sara' soggetta alla 'exit tax' sui dividendi. La razionalizzazione 'rendera' il gruppo piu' facile da manovrare, ma non dovrebbe avere un grande impatto sulle sue performance', commenta Laura Hoy, analista di Hargreaves Lansdown.

L'impatto sugli azionisti 'sara' verosimilmente positivo, ma il futuro del gruppo dipende moltissimo dal prezzo del petrolio', aggiunge Hoy, che tra i possibili benefici include anche quello di una tassazione piu' accomodante nel Regno Unito per le societa'', destinata pero' ad aumentare dal 2023. 

Shell, per altro, ha precisato di non attendersi un impatto significativo dal punto di vista fiscale. Va ricordato, d'altro canto, che alla fine di ottobre Shell ha deluso la Borsa annunciando una perdita nel terzo trimestre di 447 milioni di dollari, su cui ha pesato anche una maggiore incidenza della tassazione.

Il gruppo Shell nel 2020 ha segnato ricavi per piu' di 180 miliardi di dollari, e' presente in oltre 70 Paesi, con un totale di 87mila dipendenti al mondo. La parola ora passa ai suoi azionisti che dovranno pronunciarsi il prossimo 10 dicembre sulle modifiche proposte, nel corso di un'assemblea che si terra' a Rotterdam. Molto probabilmente l'ultima in Olanda, prima del trasloco Oltre Manica.