Silicon Trump: Musk, Thiel e gli altri giganti del tech puntano su The Donald
Da Elon Musk a Peter Thiel, fondatore di PayPal, molti grandi magnati del tech e dell'innovazione stanno sostenendo a suon di donazioni la campagna di Trump
Silicon Trump: Musk, Thiel e gli altri giganti del tech puntano su "The Donald"
Da Silicon Valley a Silicon Trump: sono sempre più i magnati del tech e della ricerca di frontiera che stanno facendo donazioni a The Donald per la campagna presidenziale. E in un certo senso l’attentato subito dall’ex e potenziale futuro presidente a Butler, Pennsylvania, ha funto da “Big Bang” per far venire molti allo scoperto. Ha iniziato, a ferita di Trump ancora fresca, il “re” della nuova zona comune venutasi a creare tra mondo della destra libertaria in economia e conservatrice sui valori e finanza d’assalto, Elon Musk. L’uomo più ricco del mondo ha annunciato prima l’endorsement presidenziale a Trump nella corsa contro Joe Biden, poi la donazione di 45 milioni di dollari al mese nelle casse della campagna di The Donald. Il quale sarebbe pronto, secondo diverse voci, a ricambiare il fondatore di Tesla e SpaceX con un alto incarico consulenziale alla Casa Bianca in caso di vittoria.
Musk come Thiel: il supporto a Trump
Musk è da tempo in orbita di avvicinamento a Trump sulla scia di un socio in affari del passato di grande peso, Peter Thiel. Il co-fondatore di PayPal e venture capitalist, emblema da tempo della galassia tech “di destra” contro il progressismo ostentato dei big delle multinazionali tradizionali del web, è da anni amico e punto di riferimento di Trump. Con i suoi capitali ha contribuito a fondare Palantir, azienda di data mining che opera con strumenti di profilazione e algoritmi sofisticati per applicare l’intelligenza artificiale e i modelli di simulazione a scenari che vanno dall’analisi anti-terrorismo alla gestione dell’immigrazione clandestina. Temi, chiaramente, cari a Trump e i suoi. Thiel, con il 7,2%, è il secondo azionista di Palantir, a metà tra due fondi: Vanguard e BlackRock. Il co-fondatore di Palantir, Joe Lonsdale, assieme al co-fondatore di Sequoia Capital Doug Leone e al suo partner Shaun Maguire ha contribuito a una donazione da 8,7 milioni di dollari raccolto dall'America Pac, il comitato su cui Bloomberg nei giorni scorsi ha sottolineato potessero arrivare anche gli investimenti di Musk.
I legami tra Thiel ed il candidato vicepresidente JD Vance
L’influenza di questo mondo sulla campagna di Trump è insita anche nella nomina vicepresidenziale di JD Vance, senatore dell’Ohio. L’ex Marine e alumno di Yale ha lavorato infatti con Thiel dal 2016 al 2017 nella boutique di investimento Mithrill Capital, prima di unirsi nel 2017 a Revolution LLC, fondo che ha spinto per la corsa tecnologica nelle aree lontane dal tradizionale epicentro californiano. Nel 2019 ha infine fondato il fondo Narya Capital, orientato proprio a promuovere start-up tecnologiche con il sostegno dei capitali del citato Thiel e del co-fondatore di Google, Eric Schmidt.
Dunque, il suo profilo è assolutamente gradito a investitori che da questo nuovo corso chiedono, soprattutto, aria fresca e meno regolamentazione per i loro investimenti. Oltre alla conferma dello stimolo fiscale promosso nel 2017 e in via di scadenza nel 2025 che riduce drasticamente i tassi d’imposizione sui redditi elevati e quelli corporate. Mentre Biden li vuole eliminare, Trump si pone l’obiettivo di rafforzare il taglio alle tasse votato dalla sua amministrazione, la cui conferma porterebbe a ridurre di 3,4 trilioni di dollari le entrate del bilancio federale.
Gli altri giganti del tech che finanziano la campagna di Trump
Il Financial Times cita anche altri importanti donatori del mondo tech alternativo ai giganti del digitale tra i folgorati sulla via di Mar-a-Lago, sede della villa di Trump: “David Sacks, che ha ospitato una raccolta fondi il mese scorso nella sua casa di San Francisco, dove Vance ha presentato Trump, ha parlato alla Convention nazionale repubblicana di Milwaukee lunedì. Keith Rabois, amministratore delegato di Khosla Ventures, ha dichiarato al Ft che donerà anche 1 milione di dollari per sostenere Trump”. Chamath Palihapitiya, che in passato ha sostenuto la corsa presidenziale di Hillary Clinton, e Crystal McKellar, di Aloft Venture Capital, si sono a loro volta uniti alla squadra.
Si sta saldando attorno a Trump, e potrà farlo ancora di più grazie al sostegno decisivo di Vance, il consenso di quegli imprenditori del tech che afferiscono a due settori. Da un lato, il complesso tecnologico più radicato nel campo militare e geostrategico, come Musk con Starlink e Thiel con Palantir testimoniano. Dall’altro, i capitalisti di rischio che investono in start-up vedendo nel ritorno al potere dei repubblicani la possibilità di colpire l’egemonia, ritenuta oligopolista, dei grandi del digitale, da Meta a Microsoft. Interessante il commento su Vance dell’Australian Financial Review che ha sottolineato infatti che “Vance ha elogiato l'applicazione delle norme antitrust incentrate sulla tecnologia da parte dell'amministrazione Biden, in particolare la presidente della Federal Trade Commission, Lina Khan”.
Il tech non è più esclusivo terreno di caccia dei dem
Il Big Tech, oligopolista e ritenuto strutturalmente proiettato a aiutare il Partito Democratico, è visto come un rivale da abbattere. Non a caso dopo l’attentato di Butler Trump è stato paragonato da Musk a Theodore Roosevelt, presidente che fece della dicotomia tra un sano piccolo business da difendere e i monopoli da disarticolare il centro del suo consenso. E, prosegue l’Afr “mentre le critiche del senatore Vance ai grandi player della tecnologia possono irritare alcuni nel settore, sono simili ai sentimenti espressi da quelli più piccoli. Le startup e i capitalisti di rischio si lamentano da tempo del fatto che le dimensioni e il potere dei grandi player della tecnologia hanno reso difficile la competizione per le piccole aziende”. Ci sarà, insomma, un duo Trump-Vance per tutti i componenti di questo Giano Bifronte che rappresenta la galassia dei finanzieri del tech filo-Repubblicani. I dem sono avvertiti: l’innovazione non è più loro esclusivo terreno di caccia.