Stipendi da fame in Italia, la ricetta Sapelli: "Servono sindacati più forti"

Scendono, rispetto al 1990, gli stipendi degli italiani in rapporto ai prezzi. Ecco tutti i motivi e le possibili soluzioni. L'intervista

di Lorenzo Goj
Economia

Stipendi, in Italia si guadagna di meno rispetto al 1990. Sapelli: "Servono sindacati più forti"

Gli stipendi in Italia sono troppo bassi. E no, questa non è la semplice lamentela di chi, nella vita, non è riuscito a entrare nel giro dei benestanti. Si tratta, infatti, della cruda realtà dei fatti, messa nero su bianco dall’Ocse. Nel dettaglio, i redditi medi degli italiani rapportati ai prezzi (salario reale), negli ultimi 30 anni circa, dal 1990 al 2020, si davvero sono abbassati.

Tra l'altro, la retribuzione media, a parità di potere d’acquisto tra tutti i Paesi del mondo, da noi è poco superiore alla soglia dei 35 mila euro. La media Ocse è però oltre i 46 mila euro. Insomma, una fotografia, questa, di un Paese non esattamente in salute su alcuni aspetti finanziari. Ma quali sono le cause di questo funereo fenomeno?

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A rispondere alle nostre domande è Giulio Sapelli, tra i massimi esperti di economia e affari internazionali, nonché “quasi premier” nel 2018 dopo essere finito sul taccuino dei "papabili" di Di Maio e Salvini.

Che cos’ha portato gli stipendi italiani reali ad abbassarsi negli ultimi 30 anni?

Innanzitutto, per quanto l’Italia sia messa così male, si tratta di un fenomeno di tendenza internazionale che non riguarda solo noi. A essere colpito è stato anche il centro del capitalismo mondiale, ovvero gli Stati Uniti. A causare il tutto è stato lo spostamento del reddito, passato dal capitale al lavoro. Questo fenomeno si verifica quando le imprese riducono gli investimenti nei fattori produttivi.

Quando il reddito si sposta dal capitale al lavoro, può verificarsi come sta succedendo in Europa una pressione verso il basso sugli stipendi, poiché le imprese non sono in grado di offrire compensi più alti ai lavoratori, dato che la maggior parte del reddito viene destinata ad altri scopi come l'acquisto di attrezzature o investimenti in ricerca e sviluppo. Da qui, appunto, la stagnazione dei redditi dei lavoratori.

Chi ha causato lo spostamento del reddito dal capitale al lavoro?      

Il fenomeno nasce in casa socialista. Specialmente in America e in Australia con la sregolazione dei mercati finanziari agli inizi degli anni ’80. Sono le leggi che hanno imposto la libera contrattazione ad aver portato a questo.

Che ruolo ha avuto il costo del lavoro con l’abbassamento degli stipendi in Italia?

Il salario dei dipendenti è determinato dal profitto delle imprese. Se i profitti industriali scendono, la stessa sorte toccherà ai salari. Quando le imprese generano profitti, significa che stanno generando ricchezza oltre i costi sostenuti per produrre beni o servizi. In generale, maggiore è il profitto di un'impresa, maggiori sono le risorse disponibili per pagare i salari dei lavoratori.

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Tuttavia, se i profitti delle imprese scendono, è chiaro che queste incorrerebbero in una maggiore pressione finanziaria. In risposta, potrebbero cercare di ridurre i costi, compresi quelli del lavoro. In sintesi, deve aumentare la produttività. I capitalisti di oggi non sanno più fare il loro mestiere, ovvero fare profitti, senza però abbassare i salari dei lavoratori.

Che cosa servirebbe, dunque, per alleggerire la pesante situazione salariale italiana?

Semplice, aumentare i profitti capitalistici oppure assistere a una rivoluzione tecnologica che possa generare più utili alle imprese. Non solo. È necessario ridare valore ai sindacati, i quali devono stimolare le imprese difendendo i lavoratori in modo da stimolare un aumento di produttività, ma senza comprendere lo sfruttamento dei dipendenti. Si deve tornare a com'era negli anni ’80, quando ancora esistevano i sindacalisti di razza.

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