Sugar Tax incubo per le bibite italiane. Rischiano il lavoro 5mila persone

Secondo Nomisma, a causa della sugar tax i consumi domestici caleranno del 17% (-12% le bevande gassate e -30% le bevande non gassate)

Economia
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La sugar tax è uno spauracchio che aleggia sul settore beverage italiano. Si tratta di una spada di Damocle, che prevede "un incremento della fiscalità del 28% che, dopo più di un rinvio, dovrebbe ora entrare in vigore a partire dal 1 gennaio 2022, con l'intento di indurre tutti i produttori a limitare l'uso di zucchero e dolcificanti", ricorda il Messaggero. Un possibile colpo di grazia per il consumo di bevande analcoliche che, secondo i dati di Nomisma, in Italia nel 2020 sono calati dell'8,4%, principalmente a causa della contrazione dei consumi fuori casa, che nel 2020 hanno fatto segnare un calo del 35% rispetto all'anno prima (l'intero settore di ristoranti, hotel, bar ha perso la cifra monstre di 34,4 miliardi).

"Uno studio di Nomisma - afferma Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe a Il Messaggero - dimostra gli effetti devastanti, economici e sociali, dell'introduzione di un'imposta del valore di 10 euro/ettolitro in un momento già così incerto". Il mercato, infatti, potrebbe subire una pericolosa contrazione del 16% e togliere liquidità alle imprese con "una nuova gabella da versare a fine mese che si traduce in maggiori difficoltà e minori investimenti. Un trend nefasto che affosserà la ripresa e il ritorno ai consumi pre-Covid". Secondo Nomisma, a causa della sugar tax i consumi domestici caleranno del 17% (-12% le bevande gassate e -30% le bevande non gassate). Di conseguenza, gli imprenditori del settore indicano in 5mila il numero di occupati che potrebbero perdere il posto a causa della riduzione dei fatturati.