Tim ai minimi storici a Piazza Affari. Labriola: "Cessione Inwit a giugno"
Il titolo crollo dopo i conti ai minimi storici. Al mercato non è piaciuta la mancata distribuzione del dividendo e la guidance debole per il 2022
Sell off su Tim. Male la guidance, niente dividendo. Verso la bocciatura dell'Opa di Kkr
È ai minimi storici, sotto tutti i punti di vista: Tim ha chiuso la seduta di Borsa in calo del 14%, sotto la soglia de 30 centesimi per azione e, soprattutto, ritoccando al ribasso il record negativo. Il problema è che il gruppo ha chiuso il 2021 con una perdita di 8,7 miliardi, ha dovuto compiere una svalutazione dell’avviamento domestico per 4,1 miliardi e lo stralcio di 3,8 miliardi delle attività per imposte anticipate. Crollo dell’Ebitda di quasi il 10%. Insomma, non una bella performance.
Quello che non è piaciuto ai mercati, però, è soprattutto il fatto che non vi siano riserve da distribuire sotto forma di dividendi. Il ceo, Pietro Labriola, ha provato a garantire che le cedole torneranno nel più breve tempo possibile, ma la mancata remunerazione del capitale pesa.
Infatti, gli analisti si sono affrettati a bocciare la strategia. In particolare, Banca Akros ha picchiato forte, segnalando “una perdita enorme e una guidance 2022 debole. Poche informazioni aggiuntive e pochi passi concreti per la corporate action e ancora da rispondere all’offerta di Kkr”. Equalweight ha posto un target price a 0,27 euro che è addirittura inferiore al prezzo attuale delle azioni.
Nonostante le speranze riposte da alcuni azionisti, in particolare la Asati guidata da Franco Lombardi che si era detta contraria all’operazione, sembra che la partecipazione in Inwit – di cui Tim detiene il 30% - dovrebbe avvenire in tempi rapidi ad Ardian. “Prevediamo di arrivare al closing definitivo, attraverso anche tutti i vari passaggi Golden power e Antitrust, per giugno”, ha spiegato Labriola. L'offerta del fondo “indicativamente ha un valore implicito di 10,75 euro per azione, tutto quanto per cassa”. Le azioni di Inwit oggi hanno chiuso a 9,03 euro, stabili nonostante l’ennesima giornata difficile a Piazza Affari. Significativo notare come oggi l’azienda valga 2,5 miliardi in più di Tim sul Ftse Mib.
C’è poi da dipanare la matassa relativa all’offerta di Kkr. Oggi Tim vale poco più di 6 miliardi, decisamente meno degli 11 che aveva prospettato il fondo americano, ma ancora meno del prezzo con cui sono iscritte a bilancio le azioni dell’ex-Sip da parte di Vivendi. Quindi, che fare?
Come anticipato da Affaritaliani.it, Labriola ha preso tempo, anche se dalle sue parole sembra trasparire l’intenzione di non accettare l’offerta. “Al momento Kkr ha fatto una manifestazione d’interesse con numerose condizioni – ha detto Labriola -, ci sono elementi di incertezza che rendono la sua proposta poco comparabile con le prassi del mercato finanziario. Per quel poco che ci è dato sapere sembra voler valorizzare gli asset del gruppo in una modalità abbastanza simile a quello che stiamo operando noi, ovvero separare la rete, integrazione verticale e valorizzare gli altri asset, da qui la provocazione: se loro lo fanno esternamente vuol dire che vedono in questa modalità la possibilità di estrarre valore che immagino sia maggiore di 0,5 euro. È probabile quindi che questa creazione di valore ci possa essere anche se lo facciamo internamente e in questo caso il delta di valore generato riesce a essere redistribuito verso tutti gli azionisti, di maggioranza e di minoranza”.
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La conferma della separazione tra ServiceCo e NetCo – in cui confluirà anche Sparkle oltre alla rete - è arrivata con una novità non di poco conto: “Siamo pronti a perdere l'integrazione verticale – ha detto Labriola - e questo era un tabù per la nostra azienda fino a poco fa”.
Ancora: previsto un taglio dei costi del 15%, anche se il ceo parla della possibilità di arrivare fino al 20%, annunciando che dal 2025, con la scadenza di alcuni contratti per i contenuti, si arriverà a una drastica riduzione delle spese. Ma la speranza è che la separazione delle due anime dell’azienda generi valore. Entro giugno Tim annuncerà la nuova organizzazione, chiamata internamente "Out the box".
“Presenteremo al mercato i numeri, le possibili sinergie ed eventualmente per le varie attività i partner industriali e finanziari che ci potrebbero accompagnare in questo percorso"”, ha detto Labriola. E poi ha aggiunto sulla rete che “Cdp con Oper Fiber è chiaramente il partner industriale più interessante”. Ma non chiude neanche la porta a possibili partner finanziari che siano disposti a entrare direttamente in NetCo.
Secondo il numero uno dell'Asati Lombardi, non si possono fare commenti sui numeri che sono ovviamente negativi. Ma “il Piano Industriale 2022-2024 – dice – segna un’importante trasformazione basata sulla costituzione di due Società: NetCo e SerCo. Le due Società consentiranno di superare il modello di integrazione verticale di Tim, di migliorare la generazione dei flussi di cassa e di attrarre nuovi investitori finanziari. Con il nuovo Piano Industriale, Tim ha iniziato a dare risposte al mercato sulla sua linea di trasformazione e sviluppo. Questa trasformazione è caratterizzata da importanti discontinuità, sarà completata entro il primo semestre 2022 e consentirà un nuovo posizionamento di Tim, che dovrà certamente tener conto anche della possibilità di accordo con Open Fiber”.