Tim e il contenzioso da 1 miliardo, altalena del titolo in Borsa

La decisione potrebbe inaspettatamente essere presa in tempi brevi, dando così slancio al titolo che ha virato in positivo in chiusura di Borsa

di Maddalena Camera

Sede Tim 

Economia

Tim e il contenzioso da 1 miliardo, altalena del titolo in Borsa

Giornata in altalena per Tim in Borsa con il titolo in balia delle notizie che provenivano dalla Corte di Appello di Roma circa la decisione sulla riscossione del miliardo di euro di canone non dovuto che il governo deve alla società di tlc per effetto di una sentenza dello scorso aprile.

Il giudice si è riservato di decidere e questa notizia ha depresso il titolo in Borsa che è arrivato a perdere l'1,8% ma poi è arrivata la notizia che la decisione potrebbe essere presa in tempi brevi: entro questa settimana o al massimo nel corso della prossima. Il risultato è stata una ripresa del titolo in Borsa: +1,2% che però è durata poco tanto che alla fine l'azione ha chiuso facendo segnare un-0,38%. Cosa è successo dunque. Ieri mattina il giudice della Corte di Roma ha preso atto che non c'è nessun accordo tra la società e lo stato italiano e dunque si è riservato di decidere. In seguito, verso le 13, è emerso che la decisione sarebbe stata presa in tempi brevi.

Come già detto lo scorso aprile la Corte d’appello di Roma aveva stabilito che, fra canone concessorio indebitamente versato nel 1998 (circa 500 milioni) e interessi, lo Stato dovrà restituire  al gruppo guidato da Pietro Labriola circa 1 miliardo di euro.  Il governo ha subito presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento e, in attesa della pronuncia del giudice di ultima istanza, ha chiesto la sospensione del provvedimento alla Corte d’appello. 

In assenza di accordo infatti il giudice aveva la facoltà di accogliere la domanda sospensiva. Se questo fosse avvenuto Tim avrebbe dovuto aspettare ancora un anno in attesa dell'esito della sentenza della Cassazione. Mentre in caso di esito positivo per il gruppo di tlc Tim potrebbe procedere con un’ingiunzione di pagamento verso il governo.

Ipotesi che pare remota dato che lo Stato, tramite Cdp, è anche azionista di Tim quindi una eventuale ingiunzione potrebbe apparire una forzatura. L'altalena del titolo su questa notizia non è comunque buon auspicio per la società. Secondo gli analisti infatti "l'assenza di un accordo sul contenzioso da 1 miliardo sarebbe una notizia poco incoraggiante". Il motivo è presto detto: l'incasso del miliardo garantirebbe la possibilità di pagare il dividendo nel 2026 dato che la società fatica a far crescere ricavi e utili. 

C'è anche un altro problema. Tim ha convocato un cda mercoledì prossimo per decidere definitivamente se procedere alla vendita di Sparkle, la società dei cavi sottomarini e delle reti internazionali, al Mef e al fondo Asterion (Retelit) che hanno chiesto un finanziamento alle banche (Unicredit, Bpm e Mps) per finanziare l'operazione del valore di 700 milioni. 

Secondo indiscrezioni ci sono problemi sul dossier e le banche potrebbero aver bisogno di più tempo per definire il finanziamento. I mancati incassi e il rallentamento nella vendita di Sparkle potrebbero influire sulla presentazione del nuovo piano industriale, il primo senza la rete venduta il 1 luglio scorso, che è previsto a breve, il prossimo 13 febbraio.

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