Tim, i ricavi 2021 deludono. Ko in Borsa.I frutti del calcio già dal trimestre

di Marco Scotti
Economia
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Non un gran bel giorno per i mercati finanziari. I timori della variante Delta, le tensioni intorno all’Opec e la necessità di qualche presa di profitto visto l’incremento continuo dell’inflazione hanno spinto al ribasso le principali piazze. Milano ha perso oltre il 3,3%. Nel bel mezzo di questa situazione complessa, Tim è andata ancora peggio, lasciando sul campo oltre il 4%. Niente di particolare, in realtà: tutto il mondo Telco ha perso in maniera significativa, anche se l’ex-Sip ha accusato una flessione più accentuata.

Cristiano Ronaldo
IPA


 

Perché? Perché ha presentato un bilancio “rettificato” alla luce del nuovo accordo con Dazn che non ha per niente convinto gli analisti. In primo luogo, perché rispetto alla precedente guidance che non prendeva in considerazione i nuovi servizi sul calcio, per il 2021 cambia poco dal punto di vista dei ricavi.

Per assicurarsi i servizi di Dazn, Tim ha messo sul piatto 340 milioni di euro all’anno, oltre a 70 milioni d’investimenti per il 2021 per potenziare la piattaforma. A fronte di una spesa complessiva di poco superiore ai 400 milioni, ci si attendeva un ritorno significativo sia per quanto riguarda i nuovi abbonamenti a Tim Vision, sia per le nuove sottoscrizioni di contratti per la banda larga.

In realtà, non c’è stato grande fermento sotto questo secondo punto di vista. L’incremento dei nuovi contratti è rimasto stabile come stava già avvenendo prima dell’accordo con Dazn. Logico pensare che si tratti più di una dinamica generalizzata per far fronte a smart working e (speriamo di no ma meglio essere prudente) a una nuova ondata di Dad, più che al reale interesse per i servizi accessori di Tim dedicati al calcio.

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Piuttosto, quello che traspare in modo sempre più deciso è che per Tim questo sia l’anno zero. Fonti accreditate vicino all’azienda riferiscono che è un momento di cambiamento in cui si stanno costituendo varie fabbriche prodotto. Una è quella del cloud con Noovle che sta negoziando con Cdp; il calcio e la riformulazione dell’offerta di TimVision è un altro asset su cui investire; c’è Fibercop, che vuole comunque proseguire la sua opera di evangelizzazione sulla fibra FTTH; c’è il rilancio di Olivetti divenuta la “casa” dell’IoT; ci sono i progetti di cybersecurity.

In Tim sono certi che tutti questi progetti abbiano la possibilità di trasformarsi in tanti piccoli “tesori” che porteranno revenues aggiuntive già dal prossimo anno ma che per intanto rappresentano un costo. Non è un caso che le spese strategiche siano aumentate rispetto alla prima versione del piano di circa 200 milioni. E l’azienda guidata da Luigi Gubitosi è soprattutto convinta che il calcio – i 340 milioni investiti non sono mai stati ufficialmente confermati ma neanche smentiti – diventerà un asset estremamente fruttifero già dal prossimo trimestre. La ritrovata armonia tra gli italiani e il pallone, sancita dalla vittoria degli europei, potrebbe effettivamente fare da catalizzatore.

Da notare, infine, che nella nuova versione del bilancio non sono state considerate due voci interessanti. La prima è quella dei voucher che il governo ha già stanziato ma che ancora non hanno l’ok dell’Ue. Si tratta di 900 milioni di euro destinati a imprese e famiglie con Isee inferiore ai 50mila euro. Una parte importante sarebbe ovviamente spettata a Tim.

La seconda voce riguarda Oi, la compagnia di telecomunicazioni brasiliana già formalmente rilevata da Tim ma che ancora non ha ricevuto il via libera dall’Antitrust brasiliano. Ebbene: dall’azienda sono certi che non appena sarà arrivato l’ok, ci saranno incrementi a doppia cifra.