Tim, il piano di 150 pagine con separazione rete-servizi. Ma in Borsa è fuga
Il Ceo in pectore intende annunciare uno scorporo tra la rete e i servizi, per facilitare la fusione Fibercop-Open Fiber. Ma in Borsa si continua a vendere
A Piazza Affari Tim perde oltre il 3%
Altra giornata di passione per Tim, che in Borsa perde oltre il 3% e torna a quota 0,42 euro per azione, ai minimi da quando si è ventilata l’ipotesi di un'Opa da parte del fondo Kkr. Perché l’ex-Sip continua a cadere a Piazza Affari? I motivi sono almeno tre. Il primo è rappresentato dal Piano Labriola, come ormai è già stato ribattezzato, e che il manager – amministratore delegato in pectore di Tim – ha presentato oggi in una riunione informale con il board che è ancora in corso mentre scriviamo. Da quanto abbiamo potuto verificare, le indiscrezioni uscite nelle ultime 24 ore sono corrette.
Pare assodato che il manager voglia annunciare uno scorporo tra la rete e i servizi, per facilitare la fusione tra Fibercop e Open Fiber. Secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, però, questa operazione potrebbe andare in porto solo se l’offerta fosse rivolta esclusivamente alla clientela wholesale, con tariffe stabilite da un ente terzo come avviene per le Autostrade sulla base degli investimenti profusi.
Presto per sapere se ci saranno ulteriori “spacchettamenti”. Fonti vicine a Tim hanno riferito che al momento si sta ragionando su varie strade, una delle quali potrebbe essere quella di procedere al frazionamento dell’ex-Sip, nella parte dei servizi, procedendo a uno spin-off di uno o più gioielli come Olivetti, Sparkle, Telsy o Noovle.
Il secondo motivo di sfiducia nei confronti del titolo è che gli analisti non sono più convinti della bontà del piano e mettono in dubbio la possibilità che l’opa di Kkr vada in porto. Il target price è stato rivisto al ribasso: l’ultima, in ordine di tempo, è stata Exane che ha “prezzato” le azioni, con giudizio sell, a 0,31 euro per azione. Per Barclays, addirittura, senza accordo con Open Fiber, insieme a un deterioramento della redditività della telefonia mobile, e con il ritiro di Kkr dalla partita il target price diventerebbe addirittura di 0,05 euro per azione.
Sempre la banca inglese, tra l’altro, prevede che in caso di miglioramento di tutti i parametri, si potrebbe arrivare fino a 0,7 euro per azione. Il terzo motivo per cui Tim sta calando vistosamente è dovuto al fatto che il settore delle telecomunicazioni vive da almeno un decennio un grave problema di redditività. I costi sono decisamente inferiori per gli utenti finali rispetto a un mercato più competitivo come gli Stati Uniti. Basti pensare che in Italia si può avere un contratto di fibra ottica a poco più di 20 euro al mese, mentre in Usa serve almeno una cifra doppia.
Il fatto che Iliad abbia annunciato ormai imminente il lancio di una linea fissa è una pessima notizia per Tim, che si ritroverebbe un nuovo concorrente che fa dei grandi numeri e dei bassi margini per ogni cliente la sua strategia di business. Al momento, quindi, il futuro dell’ex-Sip appare quanto mai complesso.
Non rimane che aspettare l’ennesimo colpo di scena. Il direttore generale Pietro Labriola ha impegnato oltre quattro ore per illustrare ai consiglieri dell'azienda il piano industriale messo a punto. A quanto riferiscono fonti vicine all'azienda il clima è stato definito collaborativo e disteso. Si tratta di un piano di oltre 150 pagine che verrà ufficialmente presentato al board il 26 gennaio e approvato il 2 marzo.