Tim in trattativa per lo sconto da Dazn. Ma c'è un nuovo stop sulla rete unica

L'anticipazione di affaritaliani.it: i conti che verranno presentati questa sera non saranno buoni

di Marco Scotti
Pietro Labriola, ceo di TIM
Economia
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Tim, gli analisti si aspettano conti in calo

Manca ormai poco alla presentazione dei conti di Tim. L’azienda, dopo la chiusura dei mercati, annuncerà i risultati semestrali. Nonostante le rassicurazioni della vigilia e un tiepido rialzo in borsa negli ultimi giorni, l’azienda ha perso metà della sua capitalizzazione negli ultimi sei mesi. Secondo quanto riferiscono fonti accreditate ad Affaritaliani.it, i conti che Pietro Labriola esporrà questa sera, mercoledì 3 agosto, non saranno particolarmente buoni. Per carità, nessuna catastrofe, ma gli analisti stimano un calo di circa il 3% del fatturato e un’Ebitda organica in contrazione. 

Nulla di particolarmente drammatico, tant’è che – come detto – negli ultimi cinque giorni il titolo si è apprezzato e ora viaggia intorno a 0,21 euro per azione. Rimane però da capire che cosa succederà con la rete unica, che è il dossier su cui si gioca il futuro dell’azienda. Da una parte c’è Vivendi, maggiore azionista di Tim, che stima la rete in una forchetta compresa tra i 31 e i 34 miliardi di euro. Una cifra fuori mercato sia secondo Cdp, che la valuta intorno ai 20 miliardi, sia per quanto concerne gli analisti, che parlano di una forbice compresa tra i 21 miliardi di Banca Akros ai 30,4 miliardi di BofA. Siamo ancora in una fase di trattativa, ed è normale che ognuno porti acqua al suo mulino.

La domanda però è semplice: perché qualcuno dovrebbe valutare la rete di Tim cifre così elevate quando la capitalizzazione attuale dell’intera società è di circa 4,6 miliardi di euro e che quindi sarebbe più conveniente lanciare un’opa ostile sull’intero capitale azionario? Si parla di un interesse di alcuni fondi, dopo che l’offerta di Kkr – che valutava tutta Tim circa 11 miliardi – è stata rispedita al mittente. Cvc, a marzo, aveva offerto 6 miliardi per il 49% dell’area ServiceCo. Anche in quel caso pare che il cda si sia opposto. Però il tempo stringe. Pietro Labriola si è speso molto sullo scorporo della rete dall’azienda con la creazione di due aziende, una che gestisca appunto l’infrastruttura e l’altra i servizi. 

Lo sconto di Dazn

Secondo Calcio e Finanza Tim e Dazn avrebbero raggiunto l’accordo per ottenere uno “sconto” per i diritti di ritrasmissione della Serie A. Fonti accreditate riferiscono ad Affaritaliani.it che in effetti la trattativa è a buon punto, anche se manca ancora il passaggio formale del consiglio di amministrazione di Tim, che dovrebbe arrivare già questa sera. La società, interpellata, ha scelto per il momento di non commentare anche in merito all’ammontare della riduzione del costo, ma si parla di una cifra tra i 90 e i 100 milioni all'anno. Attualmente, gli accordi tra Tim e Dazn prevedono una corresponsione di circa 340 milioni all’anno a fronte della possibilità di ritrasmissione esclusiva di tutte le partite di Serie A. Probabile, a questo punto, che Sky decida di acquistare i diritti di visione in modo da tornare prepotentemente nel mondo del calcio dopo un anno “in panchina”, scongiurando al tempo stesso il rischio che Amazon diventasse troppo potente. 

Che cosa succede con la rete?

C’è il rischio che la trattativa possa naufragare? Non è ancora il momento di fasciarsi la testa, ma è certo che mentre Open Fiber ha presentato un piano industriale cosiddetto “stand alone”, in cui cioè le attività dell’azienda vanno avanti indipendentemente dall’accordo con Tim, il discorso per l’ex-Sip è un po’ più complesso. Labriola si è speso molto sullo scorporo e conta di monetizzare parecchio dalla fusione della rete. I francesi di Vivendi, al tempo stesso, mercanteggiano come è giusto che faccia una società privata per valorizzare appieno il suo asset più strategico. 

In tutto questo, è indubbio che la caduta del governo abbai fatto rallentare il dossier. È vero che non è cambiata la volontà delle parti né si sono fermate le trattative. Ma diciamo che la prima scadenza “vera” è quella del 31 ottobre, quando cioè il MoU siglato tra le parti dovrebbe iniziare a trasformarsi in qualcosa di più concreto e completo. Per questo, a quanto risulta ad Affaritaliani.it potrebbe esserci un'accelerata nella trattativa alla fine di agosto, quando i tempi inizieranno a essere stretti. Questo esecutivo è in carica ormai esclusivamente per il disbrigo degli affari correnti, non si occupa certo dei processi aziendali. Ma c'è un tema aggiuntivo: il governo uscirà dalle consultazioni del prossimo 25 settembre. Mai nella storia recente si era assistito a un'elezione così a ridosso della scadenza della Legge di Bilancio. Per questo in molti sono convinti che il presidente Mattarella spingerà per un incarico rapido a un esecutivo forte che possa occuparsi di tutti i dossier, compreso quello della rete unica.

Va letta in questo senso la dichiarazione del Mise di questa mattina che ha fatto capire che sul tema delle reti vi sia la volontà dell’esecutivo di non impegnarsi in questioni di questo tipo. “Apprendiamo dalla stampa di una lettera indirizzata alla commissione europea - sottolinea il Mise in una nota - che impegnerebbe il governo italiano insieme ad altri a supportare presso la Commissione Europea l'adozione di norme che prevedano la condivisione dei costi di utilizzo delle reti di comunicazione elettronica tra operatori di rete e content providers. Al netto dei contenuti, precisiamo che il Ministero dello Sviluppo Economico, competente per materia sulle reti di telecomunicazioni, non ha aderito a tale iniziativa, né intende farlo. Il Mise ritiene opportuno infatti che debba essere il prossimo governo in carica, eventualmente, ad affrontare, in un senso o nell’altro, la delicata questione" conclude la nota.

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Il parere di Cdp Equity

"Sulla rete unica continuiamo a lavorare, come previsto dal contratto preliminare, ma è un'operazione complessa, che ha richiesto tempi più lunghi perché, al di là delle valutazioni, impone scelte di natura tecnica per integrare due reti diverse". Lo afferma in un'intervista a Repubblica Pierpaolo Di Stefano, ad di Cdp Equity, che controlla il 60% di Open Fiber. "Dato che la società della rete unica sarà un operatore non verticalmente integrato, come ribadito dall'ad di Tim Pietro Labriola - aggiunge Di Stefano - l'attività di rete si staccherà da quella dei servizi Telecom e quindi anche il perimetro dell'operazione ha subito variazioni, come il backbone, per far sì che Tim possa competere ad armi pari con gli altri operatori".

"La strategicità per il paese, e l'opportunità sia sotto il profilo industriale che finanziario dell'operazione sono talmente evidenti, che unire le forze in un'unica rete in fibra è imprescindibile per tutti. L'unico ostacolo potrebbe essere rappresentato dall'Antitrust Ue. Dovremo operare quindi in modo tale che non ci siano richieste che vanifichino il progetto stesso della rete unica. Detto ciò, non vedo un motivo per non arrivare in tempi brevi a sottoporre insieme a Macquarie, per conto di Open Fiber, la migliore offerta non vincolante possibile a Tim". E sulle valutazioni "ci sederemo tutti intorno a un tavolo e troveremo una soluzione, come ha detto l'ad di Cdp Dario Scannapieco. Se non si trova un prezzo adeguato da rendere interessante l'operazione dal punto finanziario, Open Fiber andrà avanti per la sua strada".