Tim, Labriola: "Kkr? Le scelte dei soci si discutono tra i soci"

Ridisegnata la prima linea: il capo revenue Siragusa vice dg. Il 17 dicembre board sull'offerta Kkr. In preparazione la proposta definitiva a Dazn

Economia
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Il nuovo direttore generale di Tim non prende posizione sull'offerta di Kkr 

Il nuovo direttore generale di Tim Pietro Labriola non prende posizione sull'offerta di Kkr per Tim. "Ogni scelta fatta dagli azionisti deve essere discussa tra gli azionisti", ha detto Labriola, secondo quanto riporta Bloomberg, che evidenzia come il manager abbia evitato commenti sulla proposta del fondo americano per Tim.

A Piazza Affari continua il sali e scendi del titolo Tim

Mentre parte l’analisi della offerta di Kkr dopo la nomina degli advisor Goldman Sachs, LionTree (finanziari) e lo Studio Gatti, Pavesi, Bianchi e Ludovici (legale), Labriola ha ridisegnato la prima linea manageriale di Tim. Stefano Siragusa, uno dei top-manager il cui nome era circolato assieme a quello del capo di Tim Brasil per andare a raccogliere l’eredità di Luigi Gubitosi alla guida del gruppo, è stato promosso vice di Labriola, con responsabilità della funzione network, operations e wholesale. Lasciano invece il direttore strategie e sviluppo business Carlo Nardello e il responsabile della rete Nicola Grassi, entrambi entrati nel gruppo sotto la gestione Gubitosi.

La direzione revenue, che era affidata a Siragusa, viene divisa in due: l’area business va a Massimo Mancini, mentre l’area consumer passa ad interim a Labriola. La funzione brand strategy&commercial communication è stata affidata ad interim a Sandro Aitala, mentre lo staff del dg affidato a Stefano Roscini. Infine la funzione chief strategy&business development officer va ad interim a Claudio Ongaro. Intanto, in borsa il titolo continua a viaggiare sull’ottovolante, dopo la chiusura in rosso di ieri all’insegna dell’incertezza, Tim oggi rimbalza con un guadagno a fine seduta di oltre l’1,3% a 0,4573 centesimi, circa 5 centesimi sotto il valore d’Opa messo sul tavolo dagli americani di Kkr.

Il responso sull’offerta potrebbe arrivare all’ultimo consiglio di amministrazione dell’anno fissato in agenda il 17 dicembre. I riflettori sono puntati sulle scelte di Vivendi e Cdp che potrebbero valutare lo scorporo della rete (da fondere poi eventualmente con Open Fiber). Alcuni operatori peraltro sono scettici sul fatto che a 0,505 i francesi o la Cassa (per motivi diversi) possano consegnare le azioni. Altro tema all'ordine del giorno potrebbe essere il caso Dazn. Secondo quanto ha riportato il Sole 24Ore, in Tim si sta lavorando a gran ritmo a una ridefinizione degli accordi con il partner sui contenuti sportivi nello streaming perchè la proposta dovrebbe, almeno nelle intenzioni, essere pronta in vista del prossimo Cda del 17 dicembre.

Si va stringendo il cerchio attorno alla proposta definitiva che poi sarà al centro delle trattative fra la compagnia telefonica e la piattaforma cui la Lega Serie A ha assegnato i diritti audiovisivi per la Serie A relativi al triennio 2021-24. Un'assegnazione per 840 milioni di euro. Alla dote però partecipa anche la stessa Telecom a valle di un accordo di partnership che l'ex monopolista delle Tlc ha deciso tuttavia di rivedere. I risultati non sono quelli sperati e il minimo garantito da 340 milioni a stagione (che in realtà sono comunque anche qualcosa in più di questa cifra) è stato giudicato da rivedere nelle ultime settimane, nella parte finale della consiliatura guidata dall'ex Ceo Gubitosi.

Il Comitato Controllo e Rischi di Tim che si è riunito ieri ha ascoltato nuovamente la situazione e gli scenari in campo che essenzialmente si riducono a due: un'intesa fra le parti o uno scontro a carte bollate. Nel primo caso, la possibile pietra sopra - almeno nella proposta in preparazione in casa Tim - passerebbe attraverso uno sconto sul minimo garantito fra i 60 e gli 80 milioni di euro a stagione a partire da ora. Una cifra sulla quale in casa dell'ex monopolista si starebbe ragionando considerandola come valida contropartita per alcune questioni che avrebbero impattato sui numeri complessivi di un'operazione che non avrebbe dato i risultati sperati.