Tod's, Della Valle stoppa la fusione con DeVa: il titolo soffre in Borsa

La famiglia Della Valle rinuncia al delisting di Tod's. Il patron: "Portiamo avanti i nostri piani, che passano attraverso lo sviluppo dei singoli marchi"

Diego Della Valle
Lapresse
Economia

Tod's soffre in Borsa dopo l'addio al delisting. Equita aggiorna il target di prezzo a 30,6 euro

 

Il marchio della famiglia Della Valle soffre in Borsa dopo lo stop della fusione con DeVa e il delisting del titolo: dopo un'apertura in calo del 3,6% il titolo risale del 2,45% a 32,60 euro. Nel fine settimana DeVa Finance, società a cui fa capo il marchio di moda, ha annunciato che non avanzerà alla richiesta di procedere alla fusione mediante incorporazione di Tod's rinunciando anche al ritiro delle azioni da Piazza Affari. Il motivo? Secondo quanto riporta una nota diramata dalla maison, DeVa avrebbe preferito “seguire le indicazioni del mercato”, evitando così un'operazione “not market friendly”.

“Il valore di 40 euro per azione offerto al mercato era frutto di una attenta analisi fatta con correttezza e trasparenza. Prendiamo comunque atto che parte dei nostri azionisti ha ritenuto il valore del gruppo Tod’s significativamente più alto della nostra valutazione ed ha preferito rimanere in possesso delle sue azioni. Raccogliamo questo messaggio con attenzione e come incitamento a portare avanti i nostri piani, che passano attraverso lo sviluppo dei singoli marchi e la loro valorizzazione patrimoniale, che crediamo abbiano grandi margini di crescita nel medio periodo”, ha commentato Diego Della Valle, amministratore Unico di DeVa Finance nonché presidente, amministratore delegato e azionista di controllo di Tod’s.

L'addio al delisting spinge così al ribasso Tod's: i titoli, arrivati a cedere oltre il 5%, segnano un calo del 3,6%, attestandosi a 32,2 euro. Mentre gli analisti di Equita hanno aggiornato il target di prezzo a 30,6 euro, da 33,2 euro, raccomandando- in attesa di maggiori dettagli sul piano di riorganizzazione e rilancio anticipato in modo generico nel documento di offerta e nell'ultima call della società, che prevedeva il rafforzamento della struttura manageriale di ciascun marchio, nuovi negozi e maggiore budget di marketing- un atteggiamento di tipo "hold”, ovvero di prudenza. Sulla stessa scia anche Intermonte, che individua un prezzo obiettivo a 32,2 euro. Valore che tra l'altro, fa notare l'agenzia di stampa economica Radiocor, è la media ponderata tra il prezzo di 27 euro calcolato considerando solo i fondamentali della società, e quello di 40 euro che include scenari speculativi.

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