Tod's, per Ubs il rally di Borsa immotivato: titolo -6%. Costi sottostimati

Gruppo della moda controllato dalla famiglia Della Valle troppo Cina-dipendente

di Marco Scotti
Diego Della Valle
Lapresse
Economia
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Sei mesi vissuti pericolosamente. Il 1° marzo di quest’anno il titolo di Tod’s valeva 26,2 euro. Poi sono successe due cose fondamentali: la prima, Lvmh è entrata nel capitale dell’azienda acquistando il 10% dei titoli e facendo da “garante” per la ripresa della società guidata da Diego Della Valle. La seconda è che Chiara Ferragni è stata fatta sedere nel consiglio di amministrazione di Tod’s.

Allora si parlò di colpo da maestro di DDV, che aveva saputo svecchiare il brand, avvicinare i Millennials alle sue creature e alla sua moda un po’ ingessata. Così, a metà giugno, il titolo valeva oltre 63 euro e tutti si affrettavano a celebrare il tocco magico di Della Valle. Il quale, a sua volta, sembrava pronto a qualche ulteriore colpo gobbo come la vendita definitiva a Lvmh o il delisting.


L'influencer Chiara Ferragni e Fedez

Poi però qualcosa si è incrinato: il titolo ha perso oltre il 16% nell’ultimo mese, alcuni analisti hanno fissato un target ribassista a 43 euro per azione e nella seduta di oggi il titolo perde oltre il 5%. Perché? Prima di tutto perché, al di là dell’effetto Ferragni, i conti non sono ancora a posto.

Il 2020 si è chiuso con un calo del fatturato del 30% e con un risultato netto negativo per 73,2 milioni. Ora: è vero che lo scorso anno è stato il periodo più incredibile (in senso ovviamente negativo) dal Dopoguerra e che di conseguenza nessun bilancio può essere preso a modello (tranne forse quello di Tesla…) ma lo è altrettanto che i conti in calo non sono solo addebitabili al Covid.

Gli analisti di Ubs – ed è questo l’altro motivo del tracollo delle azioni – hanno avvisato che con ogni probabilità anche l’Ebit del primo semestre 2021 sarà negativo e che l’aumento del valore azionario sopra alla media del comparto lusso è del tutto ingiustificato. Non solo: la dipendenza dei marchi del gruppo dalla Cina è eccessiva, mentre si fa troppa fatica in un mercato nuovamente dinamico come quello americano e si è troppo ancorati a un’Europa che fatica a liberarsi dalle restrizioni.

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Ubs, quindi, ha cambiato la sua valutazione su Tod’s portandola a “sell” e di fatto scaricando il marchio di Diego Della Valle. Tra l’altro, l’azienda è al terzo bilancio di fila in calo rispetto al precedente. Dunque il 2018 si è chiuso con un fatturato di 940,4 milioni, in flessione del 2,4% rispetto all’anno precedente. Ma soprattutto, un rosso di sei milioni nei primi sei mesi dell’anno a fronte di un utile pari a 33,6 milioni.

I conti non sono piaciuti tanto che ad agosto del 2019 Caisse de Depot et Placement du Quebec ha ridotto la sua partecipazione nella società al 2,202% dal 5,155% detenuto da maggio 2018. Dal 2015, quando si superò il miliardo di revenue, Tod’s non è più riuscita a replicare quella performance. Anche l’esercizio del 2019 è stato in calo rispetto ai 12 mesi precedenti, con i ricavi che si sono fermati a 916 milioni, in flessione del 2,6%. E quindi, come detto, il Covid non c’entra poi molto.

Soluzioni all’orizzonte non se ne vedono poi molte. Lvmh al momento non sembra interessata a un marchio che patisce un po’ il suo posizionamento: non è lusso sfrenato, non è brand storico (alla Hermes, per intendersi) e non è neanche fast fashion. Ora che l’effetto Ferragni si è definitivamente esaurito e che la ristrutturazione del Colosseo non può ancora essere un asset su cui puntare servono nuove idee. Sì, ma quali?