Trieste, in 300 tengono in ostaggio tutto il porto. A rischio 400 mln del Pnrr

Le colpe del presidente della Regione Fedriga. Green Pass, parla il segretario provinciale della Cgil di Trieste Michele Piga

di Andrea Deugeni
Economia
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"I lavoratori del porto di Trieste iscritti al coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste? Circa 300 su 1.400 lavorstori complessivi. Le persone devono poter andare a lavorare e c'è un tema più ampio che guarda a quel rapporto sano tra tutti gli addetti del porto e il presidente dell'Autorità Portuale inteso come squadra che deve continuare a lavorare e l'economia di un'intera città e della Regione Friuli Venezia Giulia". Parola di Michele Piga, segretario provinciale della Cgil di Trieste che intervistato da Affaritaliani.it descrive la situazione dello scalo giuliano a poche ore dall'entrata in vigore del decreto del governo Draghi sull'obbligo del Green Pass


 

Il coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste (Clpt) tira dritto sullo sciopero ad oltranza contro il Green Pass. Come valuta la situazione a poche ore dall'entrata in vigore del decreto del governo Draghi sull'obbligo della certificazione verde
"E' una situazione complicata. Sul porto si sono scarticate tutte le tensioni che esistono sul territorio da parecchio tempo, perché fra la popolazione attiva il 65-68% ha aderito alla campagna vaccinale. A Trieste ci sono circa 100 mila lavoratori e 32 mila circa, dunque, che non hanno il Green Pass vaccinale. Servono, perciò, 100 mila tamponi alla settimana per il fabbisogno dell'intero territorio. Quantità che non è disponibile. Cgil, Cisl e Uil hanno sollevato il problema da parecchio tempo, rispetto all'esigibilità del decreto Green Pass, ma sembra che nessuno si sia accorto del tema".


 

Questo è il contesto in cui è scoppiata la bomba di uno dei più importanti porti italiani, che ogni giorno movimenta circa 2.000 container, 700 camion e 30 treni...
"I lavoratori del porto, che hanno sempre dimostrato una forte coesione rispetto ai problemi sindacali del Green Pass, hanno attratto i manifestanti di Trieste contrari all'introduzione del certificato. Venerdì, infatti, nel capoluogo giuliano si terrà la quarta manifestazione dei No Green Pass, manifestazioni che hanno registrato le prime due volte la presenza di oltre 10 mila partecipanti. 15 mila adesioni nell'ultima. Da un punto di vista sindacale, però, la risposta c'è stata".

E cioè?
"I lavoratori hanno chiesto sia il tampone gratis sia che sia garantito all'interno del porto. Risposta che c'è stata. La Cgil, dunque, ritiene che a questo punto le ragioni dello sciopero non ci siano più e chiede che sia garantito il diritto al lavoro, perché c'è gente che ovviamente vuole entrare a lavorare, come chiede anche che sia rispettato il diritto allo sciopero". 


Il premier Mario Draghi

All'interno della maggioranza dei lavoratori portuali che vuole andare a lavorare, c'è però una minoranza, il coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste (Clpt), che ha preso una posizione forte e che ha chiamato in causa Palazzo Chigi. Com'è possibile che si blocchi un intero porto?
"Venerdì sciopero e manifestazione di migliaia di persone insieme impediranno l'accesso ai varchi portuali. Ma si tratta di una giornata che non farà testo. Oggi il Clpt ha già cambiato posizione: ha fatto sapere che in caso di proroga dell'entrata in vigore del decreto Green Pass da parte del governo, il blocco del porto ad oltranza sarebbe stato revocato".  

Quanti sono i lavoratori iscritti al Clpt?
"Saranno circa 300".



Il presidente della Regione Fvg Massimiliano Fedriga

E i lavoratori complessivi impiegati nel porto di Trieste?
"Circa 1.400. Ma venerdì (domani, ndr) si salderanno le ragioni dello sciopero con le adesioni rispetto a un movimento".

Le ragioni di pochi dunque mettono a rischio il futuro del porto di Trieste che sotto la gestione D'Agostino (presidente dell'Autorità Portuale che ha preannunciato le dimissioni in caso di blocco ad oltranza dello scalo) ha visto una crescita dei traffici e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro...
"Esatto. E' questo il tema. Come Cgil rivendichiamo il diritto al lavoro dei lavoratori come anche il diritto a fare sciopero. Le persone devono poter andare a lavorare e c'è un tema più ampio che guarda a quel rapporto sano tra gli addetti del porto e il presidente dell'Autorità Portuale inteso come squadra che deve continuare a lavorare. E' assurdo che si fermi l'attività dello scalo per cinque giorni per la richiesta, partita dal porto di Trieste a Draghi, di bloccare l'entrata in vigore nazionale del decreto. E' un tema che riguarda tutta l'economia della città e della Regione Friuli Venezia Giulia. I lavoratori devono poter andare a lavorare". 

Cosa rischia Trieste?
"Di perdere traffico e credibilità sugli investimenti. Dal Pnrr arriveranno 400 milioni di investimenti per il porto giuliano. Non è possibile scherzare col fuoco". 

E' realistico dunque l'epilogo delle dimissioni del presidente dell'Autorità Portuale D'Agostino?
"Assolutamente sì. Se ci sarà lo sciopero ad oltranza D'Agostino lascerà l'incarico. Ne va della propria credibilità, oltre che di quella del porto. Infine, c'è un tema che riguarda il territorio". 

Quale?
"In questa situazione la Regione ha delle grosse responsabilità: non si è accorta che il territorio della provincia di Trieste non ha i tamponi disponibili per garantire l'esigibilità di un decreto. E' una cosa grave. Il presidente Massimiliano Fedriga (che è anche presidente della Conferenza Stato-Regioni, ndr) doveva segnalarlo tre settimane fa. Segnalazione che non è partita, perché poi si finiscono per scaricare i problemi su un decreto che siamo d'accordo sia fatto male, ma la Regione doveva dire cosa stava succedendo sui territori. Come mai l'ente Fvg non sa che a Trieste, capoluogo regionale, mancano i tamponi? Lo ha fatto presente anche il direttore dell'azienda sanitaria locale e Cgil, Cisl e Uil lo vanno dicendo da molto tempo". 

@andreadeugeni