Truffe diamanti, Bankitalia era informata ma non avvisò i clienti sui rischi
Un'ispezione di vigilanza fece emergere il caso già nel 2013 ma nessuno informò del problema. Un business da 273 mln di euro in commissioni
Truffe diamanti, Bankitalia sapeva ma non disse nulla ai suoi clienti
La Banca d'Italia era informata dal 2013 sulla vendita di diamanti da parte di diversi istituti di credito ai propri clienti, ma non fece nulla per fermare quel business. Bankitalia - si legge sul Fatto Quotidiano - scoprì le magagne attraverso un’ispezione di vigilanza in Banca Aletti (all’epoca nel gruppo Banco Popolare, oggi Banco Bpm) iniziata il 16 maggio e conclusa l’11 ottobre 2013, il cui rapporto fu consegnato al cda l’8 gennaio 2014. Ne derivò un’altra verifica dell’Unità di informazione finanziaria (l’organismo antiriciclaggio di Bankitalia) iniziata in Banca Aletti e in Aletti Fiduciaria il 20 settembre e finita il 23 dicembre 2013, i cui risultati furono comunicati il 16 gennaio 2014. In seguito su Banco Bpm emerse “un diretto e significativo coinvolgimento della banca in attività di commercializzazione dei diamanti non correttamente riportato”.
Nonostante quella scoperta sulle pietre del broker Idb, “che evidenziava come alcune operazioni effettuate potessero rispondere a finalità poco trasparenti”, però, - prosegue il Fatto - Via Nazionale non ne fece parola con i risparmiatori o il mercato e non intervenne per fermare il business attraverso i canali bancari perché i diamanti non erano prodotti bancari ma "servizi connessi", dunque i relativi controlli non ricadevano sotto la sua responsabilità. Lo ha confermato ieri, nell’audizione alla Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche, il direttore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini. Signorini è intervenuto al posto del Governatore Ignazio Visco. Al 30 settembre scorso il business delle pietre ha coinvolto 71mila clienti delle banche, che hanno incassato commissioni per 273 milioni.
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