Fed e niente taglio dei tassi, tensione alle stelle tra Trump e Powell. Ma il tycoon non può silurarlo
La vera posta in gioco non è solo il costo del denaro ma l’autonomia della banca centrale
Jerome Powell
Trump contro Powell: lo scontro che preoccupa i mercati e mette in discussione l’indipendenza della Fed
Donald Trump vuole la Fed ai suoi piedi, vuole che i tassi scendano e vuole che Jerome Powell si adegui – oppure si faccia da parte. Ma Powell, finora, non si è mosso. In una Casa Bianca che somiglia sempre più a un’arena, Trump ha scelto il suo bersaglio: il presidente della Federal Reserve, lo stesso uomo che lui stesso aveva nominato nel 2017.
Lo chiama “un grande perdente”, lo accusa di muoversi sempre “troppo tardi” e lo minaccia di licenziarlo, se necessario. Parole pesanti, anzi pesantissime, rilanciate sui social e ripetute in conferenza stampa con una naturalezza che – in altri contesti istituzionali – farebbe pensare a un atto eversivo. E forse, in parte, lo è.
Sì perchè la vera posta in gioco non è solo il costo del denaro. È l’autonomia della banca centrale. Da oltre un secolo, la Federal Reserve prende le sue decisioni in modo indipendente, al riparo dai venti della politica. Ed è proprio questo che oggi Trump sembra voler abbattere.
Il presidente Usa accusa Powell di non tagliare i tassi d’interesse nonostante il rallentamento dell’inflazione. È vero: i prezzi sono scesi molto dal picco del 9% post-Covid, e la Fed ha già tagliato i tassi tre volte nel 2024. Ma il governatore, prudente, ha scelto di fermarsi per monitorare gli effetti di una nuova, potente variabile: i dazi voluti proprio da Trump. Tariffe che, se da un lato possono avere effetti protettivi sull’economia interna, dall’altro rischiano di riaccendere la fiamma dell’inflazione, rendendo più rischioso ogni ulteriore taglio.
Le parole di Powell sono state nette: "Non siamo rimovibili se non per motivi di lavoro. Abbiamo mandati molto lunghi, apparentemente infiniti". Il presidente della Fed, il cui mandato alla guida della Federal Reserve scadrà nel maggio del 2026, non può essere licenziato a piacimento dal presidente degli Stati Uniti e come lui stesso ha ribadito più volte nemmeno si dimetterebbe perchè "la nostra indipendenza è una questione di legge".
Intanto i mercati hanno cominciato a tremare. Nella giornata di ieri mentre le Borse europee restavano chiuse per le festività, Wall Street ha vissuto una giornata di forte tensione: tutti i principali indici sono scivolati in rosso. Non è stato un movimento casuale, ma una reazione diretta alle dichiarazioni di Trump contro Powell. Per ora, però, il presidente della Banca tace. E questa partita, più che con una sforbiciata ai tassi, pare che si vincerà – o si perderà – su chi mollerà prima la presa.
La Casa Bianca: "Abbiamo ricevuto 18 proposte sui dazi"
La Casa Bianca sostiene di essere vicina a diversi accordi sui dazi con vari Paesi. "Abbiamo ricevuto finora 18 proposte nero su bianco", ha detto la portavoce Karoline Leavitt. "Il team economico del presidente sta lavorando alla massima velocità per concludere gli accordi", ha aggiunto.